venerdì 8 novembre 2013

Una nuova idea

Da qualche mese stavo chiedendo agli angeli un modo per poter comunicare con loro, o almeno per poter capire io quello che voglio dirmi. Ho questa amica che è in grado di comunicare con gli angeli ma non mi sembra giusto sfruttare questa sua capacità per me. Sono sicuro che c'è un modo in cui anche io possa comunicare con gli angeli.

Può essere una coincidenza, o la risposta ma qualche mese fa si è presentata nel mio ufficio una mia carissima amica che mi ha detto: "ti devo assolutamente presentare una persona meravigliosa che sono convinta possa aiutarti a stare meglio". Qualche giorno dopo ho incontrato questa persona e sono rimasto molto colpito. E' una psicologa che pratica una disciplina che è un'evoluzione del metodo Hammer. Il metodo che vi ho spiegato in un altro post, quello che lega le malattie ad una riprogrammazione celebrare compensativa di forti traumi. La disciplina praticata da questa psicologa, che per anonimato ma per semplicità chiamerò Fiore. Fiore dice che quello che siamo sia nel bene che nel male è conseguenza diretta della vita vissuta da noi, e qui è la forte similitudine con Hammer, ma anche con chi è vissuto prima di noi sia per legami diretti, genieri, nonni, ecc, sia per legami indiretti. Nel concreto il nostro problema è legato ad una questione irrisolta di chi è stato prima di noi.
Il metodo Hammer consiste in una serie di colloqui/interviste dove si cerca di capire il momento del trauma e una volta trovato il riviverlo per "sboccarlo". Il metodo di Fiore consiste in una ricerca approfondita nelle vite di chi è prima di noi. Fiore basa questa ricerca sui nomi e sulle date di nascita e di morte di queste persone. Essendo questo per me inspiegabile da punto di vista razionale sono sicuro che c'entrino gli angeli. Fiore nega e dice che è una questione di statistiche, nella sua vita ha visitato tantissimi pazienti fino a rendersi conto che persone con lo stesso nome o nate nello stesso giorno avevano gli stessi problemi. Io continuo a credere che siano gli angeli, soprattutto perché un altra pratica legata al metodo di Fiore sono le costellazioni. Facendola molto semplice e banale, le costellazioni sono dei momenti in cui alcune persone inconsciamente rivivono in modo teatrale, cioè davanti ad un pubblico, parti della vita della persona di cui si vuole capire e risolvere il problema. Questo rivissuto interpretato dall'analista aiuta il paziente a capire le origini del suo problema.
Per ora ho fatto con Fiore sono un paio di incontri e quindi sono cose tutte nuove e anche la mia capacità di descriverle è nulla.

mercoledì 6 novembre 2013

I mie angeli senza ali

Durante e dopo la malattia mi sono avvicinato agli angeli, angeli intesi come esseri superiori a noi che sono in grado di aiutarci a vivere meglio, ma questo solo se lo vogliamo.
Potrei trovare diverse espressioni per chiamare quelli che io chiamo angeli, potrei chiamarli spiriti, entità superiori, antenati, ecc. L'idea è che siano qualche cosa molto vicina a noi e che grazie alle loro energia riescano ad aiutarci.

Ho iniziato a credere agli angeli quando una cara amica mi ha "avvisato" che gli angeli mi chiedevano di rivedere quello che stavo facendo della mia vita dopo il primo trapianto. Inizialmente non gli ho dato retta ma dopo essermi nuovamente ammalato le cose sono cambiate. Oggi sono convinto che la mia guarigione è anche legata al loro intervento, alle energie che mi hanno trasmesso. 

La mia idea degli angeli è in evoluzione, non ho grandi certezza, so solo che c'è sicuramente qualche cosa superiore e più grane di noi che ci può aiutare e guidare. La questione è come chiederglielo e come capire cosa ci vogliono dire. 
Sicuro la prima cosa è prendere coscienza della loro esistenza e farli parte della nostra vita quotidiana.

Fino a qualche hanno fa, dentro di me avevo una sensazione di certezza che tanto le cose sarebbero andate bene, che la fortuna mi avrebbe assisto. Sensazione che con la malattia ho perso, anche se oggi visto che sono qui a scrivere, dovrei credere ancora di più. 

La malattia mi ha portato tanta insicurezza, soprattutto dopo aver saputo che mi ero ammalato nuovamente. Tutto quello che mi ero raccontato nella prima fase della malattia, cioè che tutto sarebbe andato bene ecc, ecc, con il ritorno della malattia e crollato. Quel crollo è andata dentro di me, sto cercando di ricostruire ma sono solo all'inizio.

Oggi ho paura di tutto, una paura che blocca, oltre alle mie azioni, anche i miei pensiero. Faccio molta fatica a pensare al mio futuro, mi devo imporre razionalmente di farlo e di farlo in modo sereno. Se mi viene proposto qualche cosa fra un anno, il mio pensiero infittivo è: "ma ci sarò fra un anno, come sarò messo fra un anno". Il pensiero degli angeli mi aiuta a passare questi momenti ed ad affrontare più sereno le mie nuove paure.

martedì 5 novembre 2013

La mia malattia

Quando mi sono ammalato ho iniziato a precorrere delle vie alternative per la guarigione, la più importante è stata quella basata sulla teoria di Hammer (potrebbe non scriversi così il nome del medico tedesco). Questa pratica si basa sul concetto che il nostro cervello è in grado di ri-programmare il nostro corpo in seguito a forti eventi emozionali vissuti. Un forte trauma e il nostro cervello lo compensa fisicamente, normalmente con una malattia.
Una malattia è la conseguenza di una forte paura o trauma subito, come la morte di un parente, un incidente scampato o una brutta notizia ricevuta. Questa pratica definisce anche quali possono essere strati i traumi in relazione al tipo di malattia. Nel mio caso, una leucemia acuta, la malattia è il sangue e il mio sistema immunitario non più in grado di difendermi. Per Hammer, il sangue rappresenta i legami di famiglia. Globuli bianchi, rossi, piastrine e tutti gli altri elementi rappresentano la complessità della famiglia. Un unico fatto da tante persone/elementi diversi. Quando hai un problema con il sangue c'è un problema di relazioni con la famiglia. Il metodo dice che si guarisce quando si riesce ad individuare il trauma/momento che ha fatto riprogrammare il cervello e soprattuto lo si rivive interiormente e in modo così profondo e intenso da sboccare la ri-programmazione fatta dal cervello per compensare il dolore. 

Dopo diversi giorni di ricerca e studia, siamo arrivati a ipotizzare che la mia malattia fosse legata al fatto che mio padre qualche mese prima della mia diagnosi avesse avuto un ictus. L'idea era quella che mio padre rappresentasse per me la sicurezza nel mio futuro, la certezza che comunque nella mia vita ci fosse qualcuno pronto a risolvere i miei problemi e quindi nel momento che questa figura è venuta a mancare a causa della sua malattia, io mi sono sentito senza difese e una persona senza difese è una persona senza sistema immunitario. Quindi la leucemia.
Ho fatto diverse interiorizzazione ma non credo di essere mai arrivato al vero profondo, tanto che nonostante un trapianto di midollo osseo mi sono nuovamente ammalato.

Ho comunque continuato a cercare il trauma/momento ed ho individuato una fortissima litigata con mia moglie, nella primavera dell'anno della mia malattia. Mi ricordo ancora molto bene la sensazione che ho provato dopo che mia mogie è uscita dalla camera mentre stavamo litigando. Mi sono seduto su una poltrona è mi sono detto: "ho fallito, è inutile continuare a lottare. Ho fallito, ho creato una famiglia con gli stessi problemi di quella dei miei genitori." Ricordo ancora dentro la sensazione di fallimento e di arresa. Questo momento sono riuscito a viverlo in profondità e molto intensamente e... e il secondo trapianto, fatto con il midollo dello stesso donatore, è andato bene.

Quindi fino a poco tempo fa, ero convinto che la mia malattia fosse legata alle mia famiglie quella d'origine e quella che ho creato io.

Nonostante queste consapevolezze i malesseri e i problemi con mia moglie non sono passati, sicuramente si sono attenuati ma qualsiasi cosa dopo una tempesta può essere vista come bel tempo. 


lunedì 4 novembre 2013

Il mio problema: assecondare sempre la volontà degli altri.

Da sempre, o meglio da quando ho coscienza di me, sento di essere solo al 70% del mio essere. Ho sempre una forte sensazione che mi manca qualche cosa, che devo ancora capire un perché che non so nemmeno quale e comunque sono insoddisfatto di me.
Molte volte mi dico che il problema è la mia insicurezza, altre che non sto facendo quello che vorrei della mia vita, altre ancora che non so dire di no, ma questo è correlato al primo motivo. Comunque mi sento succube degli altri, non riesco a dire di no e a gestire i conflitti. Quando subisco gli altri sono bravissimo a trovare in quel momento la perfetta giustificazione perché è giusto dire di si, assecondare la volontà degli altri o perché non devo dire la mia ed arrabbiarmi. Ovviamente passano 10 minuti e inizio a rimuginare sul fatto che non sono stato capace di impormi e via così in una spirale negativa di insicurezza, senso di colpa nei miei confronti, il peggiore, e sensazione di fallimento. 
Mille volte mi dico che così è sbagliato, che devo cambiare e che è facile farlo basta dire quello che penso ma poi immancabilmente arriva il momento del confronto e in automatico subisco la situazione. Ed è inutile dire quello che penso, perché in quei momenti sono totalmente convinto che sia giusto così, che sia giusto assecondare la volontà degli altri. Lasciare che gli altri decidano anche per me.
Una sfumatura di questo problema, è la mia incapacità di dire di No. Piccola sfumatura ma con grandi conseguenza. Molte volte mi trova a fare cose per o al posto di altri, mi trova a prendermi delle responsabilità che non mi competono. 
Alla fine la mia vita è governata da altri, ed è così da sempre. Faccio il lavoro in cui mi ha indirizzato mio padre, ho sposato la donna che voleva sposarmi. Drasticamente qualcuno ha sempre scelto per me.  
Una dimostrazione di questo mio atteggiamento è il fatto che ho sempre considerato il militare uno dei miei periodi più belli. Li non c'è autonomia, tutto è definito e "ordinato". E tutto questo con la scusa migliore al mondo: lo devo fare perché è un ordine e io non posso ribellarmi.
Per la serenità mentale, considero anche uno dei migliori momenti della mia vita i mesi passati in ospedale. Tutto era deciso dagli altri, gli orari, cosa mangiare e come farmi guarire. La mia unica responsabilità era seguire le indicazione e arrivare a sera.

Durante la mia malattia ho seguito diversi percorsi di guarigione, tutti opposti fra di loro ma non essendo capaci decidere per mio conto, ho dato credibilità a tutti.

La domanda è: perché sono così?

Ho 42 anni, mi sono sposato, laureato (sempre su spinta di mia moglie), ho due bellissimi figli, ho una posizione di vertice in azienda e un sacco di persone che mi stimano e vogliono bene. Sono chiamato un paio di volte all'anno a parlare in pubblico del mio lavoro e quando ero in ospedale tenevo un blog che è arrivato ad avere 900 lettori al giorno. Per tutto il mondo non ho problemi apparenti, anzi sono visto come una persona creativa, comunicativa e capace di gestire le difficoltà e la mia incapacità ad arrabbiarmi per tutti è la mia capacità di non arrabbiarmi.

Nel mio primo post dico che non ricordo il momento in cui da capo dei mocciosi sono diventato quello che sono adesso, una persona che fa decidere la propria vita dagli altri. Bene c'è un errore di fondo in quello che ho scritto. Il problema è che non ho da ricordare il momento in cui sono cambiato, perché sono ancora quel bambino che giocava a fare il capo. Non c'è stato mai il momento in cui sono diventato adulto.

Molti mi definiscono una brava persona, da quello che sto capendo in realtà sono un bravo bambino. Un bambino che fa quello che gli dicono gli adulti, che non disturba e che fa sempre i compiti prima di giocare. 



domenica 28 luglio 2013

Avevo al massimo 6 anni. Un giorno, durante una vacanza estiva a Madonna di Campiglio, qualcuno mi definì il Capo dei Mocciosi. Non ricordo quel periodo della mia vita, ho qualche immagine sbiadita, forse più costruita sui racconti che sul vissuto.
Mia Madre dice che ero il capo di una banda di piccole pesti, che ne combinavano di tutti i colori. Questa cosa mi piace tantissimo, perché è lontana anni luce dalla l'immagine che ho di me negli anni successivi. Un bambino insicuro, pauroso e sempre attaccato alla gonna della mamma. Cosa mi abbia fatto cambiare non lo so, spero un giorno di ricordarlo.

Comunque per questo blog io sono il Capo dei Mocciosi!