venerdì 8 luglio 2016

Il mio scrivere è il mio umore ma oggi no.

Il mio scrivere è il mio umore. È già tre volte che scrivo e cancello. Cose troppo tristi, cupe e di sofferenza. Io che ho fondato i feliciani, non posso. Ok, un paio di post melanconici ma non di più, e li ho già scritti, quindi cancello. Sono stanco, fuori ma soprattutto dentro, ma non è una buona scusa per tradire quello che dico e ripeto da mesi. Anzi, è proprio adesso che: “Sorriso, sempre”, “Guardare le cose belle della vita per trarne le energie positive” e “condividere la felicità”, fanno la differenza. Quindi, sorriso e scriviamo.

Chiudo gli occhi e cerco il sole dentro la mia vita, cerco le cose belle. Troppo facile, eccole. Le cose belle le trovi nel cuore, e loro sono il mio cuore. Loro sono me. Lui il mio orgoglio, lei la mia serenità. Lui il sangue delle mie vene, lei il battito del mio cuore. Loro la mia forza. Li amo.

Mi fa strano dirlo, ho sempre pensato che l’amore fosse un sentimento adulto, che “ti amo” fosse una frase da dire solo alla propria donna. Il resto fosse “ti voglio bene”. Un po’ di tempo fa, ho letto una disquisizione sul maggior valore del “ti voglio bene”, rispetto al “ti amo”. Per Alessandro, l’autore dello scritto, l’amore è egoista. “Ti amo” perché mi fai stare bene. Tu sei lo strumento per il mio benessere, per la mia felicità. Il centro sono io. Del resto, si dice “sono innamorato”. “Ti voglio bene”, è invece un sentimento altruista. “Ti voglio bene”, vuol dire “voglio che tu stia bene”, il centro è l’altra persona. E’ l’altra persona che vogliamo che stia bene e che sia felice.


Ma io “Li amo” perché sono la mia felicità e “gli voglio bene”, tantissimo bene, perché voglio la loro felicità. La loro felicità è la mia felicità. Allora, posso dire “Vi voglio amore Xander e Kiki”?

mercoledì 6 luglio 2016

Cerca il cedro, passerà.

Chiudo gli occhi, mi bruciano troppo, non riesco a tenerli aperti. Mi accorgo che ho le spalle contrade, mi fa male il collo. Chiudo gli occhi e rilasso le spalle. Un giramento di testa. Chi sa da quanto tempo sto contraendo i muscoli, da quanto sono così teso. Settimane o mesi? Un profondo respiro. Il profumo di cedro del Libano della bellissima macchinine che mi ha regalato Matteo ieri. Altro giramento di testa. Ancora gli occhi chiusi, il ticchettio dell'orologio appeso al muro, la ventola del Pc e Monique che batte sulla tastiera. Tutto sembra sospeso.
Torno li, l'occhio destro brucia anche da chiuso. Ho ancora le spalle contratte. Rilasso due. Respiro profondo alla ricerca del cedro. Ok, proviamo:"non fa male", concentrati, "non fa male". Fa male. Perdo il controllo, scatto, voglio picchiare un pugno sulla scrivania e urlare. Passa. Mi calmo, rilasso tre. Brividi. 10 minuti e parto per Torino per una cena di lavoro. Sono stanco, ma comunque sarò stanco comunque. Non ci penso e andrò. Facendo non ci penso.
8 minuti e parto, devo tenere ancora gli occhi chiusi. Magari aiuta. Ci sarà il sole basso e farà male. E' come avere sempre un granello di sabbia nell'occhio, certe volte anche un dito. Gli occhi sono lì, vicino alla mente. Non riesci a distrarti, credi di pensare ad altro ma in tutti i tuoi pensieri c'è quel fastidio. Cerchi allora il fastidio, ed è l'occhio. Non ricordo come era vivere prima, senza il fastidio. Il dolore. Non sfregarlo, può solo peggiorare. Tieni gli occhi chiusi. Cerca il cedro. Passerà.
Vado, mangerò sicuramente bene.

domenica 3 luglio 2016

Io sono acqua.

Fuori piove, o forse no. Sicuro, piove dentro di me. Non è una brutta sensazione, tendiamo sempre a dare valore al sole, svilendo la pioggia, ma non è così. Con il sole si può fare, ma la pioggia pulisce. La pioggia è acqua, e l’acqua è la bellezza e la forza della natura. L’acqua spegne il fuoco.

Rido, perché la mia vita è acqua. Tanti anni e me ne rendo veramente conto solo ora.
Che tutti questi tormenti, non siano altro che i vortici naturali del fluire dell’acqua? Ecco, ho trovato un bel paragone per la mia vita, lo scorrere del fiume. In superficie il fiume può sembrare dolce e armonico, ma in profondità non è mai così. In profondità ci sono i vortici e i mulinelli. In profondità c’è il caos.
Sono anche un uomo di fiume, sono cresciuto vicino a un fiume. L’estate era: “Stai attento, può sembrare calmo ma poi un mulinello ti prende e ti tira sotto!”. Le persone del fiume lo sanno, è proprio, dove il fiume sembra più tranquillo che c’è il pericolo.
È così anche nella mia vita. È nei momenti, dove tutto sembra calmo ed equilibrato, dove i giorni scorrono uno dopo l’altro, che c’è il pericolo di essere trascinato sul fondo.
Essere acqua vuol dire anche essere forza, essere tsunami. La potenza dell’acqua è il suo essere sottovalutata. Crediamo di poterla gestire, controllare e indirizzare. Credo di potermi gestire, controllare e indirizzare. Ma io sono acqua, ed è dalla forza dei miei mulinelli, vortici, dal caos del mio profondo che arriverà lo tsunami.