sabato 30 aprile 2016

Che male, cavolo si è rotta la spalla... (12 Aprile 2015 poco più di un anno fa)


12 Aprile 2015, poco più di un anno fa.

Dai, fatta!!!
Che male, cavolo si è rotta la spalla, senti come brucia. Non riesco a muoverla. Adesso ci dobbiamo tirare su, non abbiamo fiato. Stendi il braccio, allunga la mano, prendi la corda con il fiocco arancione. Se non ci raddrizziamo, non ci tirano giù. Cxxxo che male. Perché l’abbiamo fatto.
Anche questa è fatta, adesso passa il male. Ancora 2 centimetri e prendiamo la corda… fatto.
Che male, la spalla è sicuramente rotta.
Goditi che ce l’abbiamo fatto, adesso ci tirano giù. Per il braccio vedremo. Ok, salvi.

Cxxxo, sbrigati a toglierci l’imbragatura che vogliamo muovere il braccio e alzaci in piedi… proprio a noi doveva capitare l’apprendista con l’istruttore. Dobbiamo anche fare la facci di chi si è divertito.
Ce l’abbiamo fatta!!!! Goditi quello, non è da tutti. Abbiamo superato la paura di buttarci.

Cxxxo dici. Adesso goditi tu la scarpinata nel bosco per tornare su. Con i tuoi polmoni non arriveremo mai al ponte, pensa che figura di mxxxa quando arriverà quello dopo e ci vedrà svenuti nel bosco… che coxxxxni. Ottimo lavoro, complimenti.

La smetti! Volevamo, dovevamo farlo e l’abbiamo fatto. Ne avevamo paura, abbiamo affrontato la paura con il coraggio e ci siamo buttati.
E… e cosa abbiamo dimostrato? Adesso abbiamo sicuramente una spalla rotta, non riusciremo a salire fino al ponte senza svenire, chiameremo Yara a Houston, e le diremo: “lo so che già ti sei incazzata perché settimana scorsa mi sono buttato con il paracadute senza dirti niente ed è andata bene. Oggi invece mi sono buttato dal ponte, bellissimo, ma… mi sono rotto una spalla.” e lei, giustamente, ci insulterà, ricordandoci la nostra responsabilità sui bambini.
Abbiamo dimostrato che le paure ci sono ma si possono affrontare con il coraggio, abbiamo dimostrato che i nostri limiti arrivano dalle nostre paure e che per superarli dubbiamo avere il coraggio di farlo.
E una spalla rotta, il casino che adesso dovremo affrontare con tutti? Per arrivare a casa dobbiamo fare 200 chilometri, ma con la spalla rotta come facciamo?
Chi ha detto che la spalla è rotta? Fa male ma forse si è solo slogata o stirato il muscolo. A casa ci arriviamo, abbiamo le marce automatiche e useremo il sinistro, se ci farà ancora male la spalla andremo al pronto soccorso. Goditi l’aver fatto una cosa speciale e passo dopo passo arriveremo al ponte, poi alla macchina e alla fine a casa.
Lo sai che tutti diranno che abbiamo fatto una caxxata, Yara, la Mamma, molti in ufficio non lo diranno ma lo penseranno. Hanno ragione, alla nostra età cosa dovevamo dimostrare? Abbiamo due figli bellissimi e noi abbiamo rischiato la nostra vita per cosa? Siamo dei coxxxxxni.

E’ tutta la vita che decidiamo cosa fare e cosa non fare, pensando a cosa dicono e pensano gli altri di noi. Stiamo facendo questa cosa, proprio perché abbiamo deciso di metterci al centro della nostra vita, decidere noi per noi. Ricordi?
Siamo stati un bravo figlio, un bravo marito, un bravo capo, perché abbiamo sempre deciso per quello che gli altri si aspettavano da noi. Non volevamo deluderli, guidavamo la nostra vita secondo i loro valori. Ricordi?
Ci abbiamo messo 43 anni a capirlo ma adesso lo abbiamo capito. Non voglio passare il resto della mia vita a buttarmi dai ponti, questo è un momento di rottura, soprattutto per imparare ad affrontare le paure con il coraggio, le paure che la malattia ci ha lasciato, ma anche perché dobbiamo fare quello che vogliamo “noi”, dobbiamo metterci al centro della nostra vita, anche se in questo momento con scelte estreme.
Non vuol dire egoismo, tutt’altro, vuol dire consapevolezza che nessuno può veramente decidere per il nostro bene, perché nessuno ci conosce veramente. Non ci conosciamo noi, come possiamo pensare che ci conosca qualcun altro. Conoscerci, nel senso di sapere cosa ci fa veramente felice.
Chi scegli per noi, usa i suoi valori, usa i suoi parametri per decidere cosa è bene e male per noi ma i suoi parametri non sono i nostri.
Oltre al fatto che comunque qualsiasi cosa abbiamo fatto non è mai andata bene veramente agli altri. Per gli altri, non siamo stati un bravo figlio, un bravo marito e un bravo capo quanto avrebbero voluto. Perché le persone valutano i fatti degli altri, le proprie intenzioni e vorrebbero un mondo perfetto. Lo facciamo anche noi ma ne abbiamo preso coscienza e cerchiamo di superare anche questo limite delle intenzioni e fatti.
Ma perché lo vuoi fare? Perché vuoi metterci al centro? Io stavo bene in quella vita, anzi, abbiamo vissuto senza porci il problema della scelta. Sceglievamo in base a quello che volevano e si aspettavano gli altri da noi. Decidere è difficile e se lo facciamo noi, dobbiamo anche assumerne la responsabilità. Quando le cose andavano bene, eravamo tutti felici e quando andavano male, avevamo anche la bella scusa che non era colpa nostra ma di tizio o caio che “ci aveva fatto scegliere quella cosa”. Facile, nessuna fatica nello scegliere, nessuna responsabilità e in più facevamo anche felici gli altri.
Ok, se ti va bene non vivere, ma la malattia ci ha fatto capire, con l’evidenza che dobbiamo morire, che siamo nati per vivere e vivere vuol dire scegliere e fare, scegliere per noi e fare. Se non scegliamo per noi, vuol dire non vivere la nostra vita ed è quello che noi abbiamo deciso di non volere.
Sì, prima era molto più facile, vivere senza scegliere per noi è molto più facile. Ci evita di capire veramente cosa vogliamo dalla nostra vita e soprattutto ci toglie la responsabilità della scelta fatta. E’ quello che fanno moltissime persone. Scelgono secondo quello che è giusto per la società, giusto per gli altri, senza riflettere su cosa vogliono veramente, e poi se le cose vanno male è colpa di qualcuno altro. Meglio di così? Zero fatica, zero responsabilità. Peccato che alla fine siamo tutti tristi, incazzati e demoralizzati. Peccato che alla fine non viviamo, ci lasciamo vivere…
Gran bei discorsi, ma parliamo della spalla, della salita, del tornare a casa, di quello che dirà Yara e la Mamma. Non dovevamo buttarci! Io me lo sentivo che sarebbe andata male. Ci sarà stato un motivo se le ultime due cifre dei chilometri sul cruscotto, quando abbiamo parcheggiato, erano 1 e 3… 13, ci sarà stato un motivo se al posto di buttarci alle 12.30 come da programma, ci siamo buttati alle 13.20… 13. Tutto diceva che non dovevamo farlo. Ti ricordi la nostra vocina cosa ci ha detto quando l’istruttore ci ha detto “metti fuori le punte dei piedi” e noi abbiamo guardato giù? Ci ha detto “Alessandro cosa cxxxo stai facendo?” e noi che non l’abbiamo ascoltata e ci siamo buttati.
Non ci siamo schiantati, quindi è andato tutto bene. Ce l’abbiamo fatta. La spalla guarirà. Con calma, passo dopo passo, respiro dopo respiro, mettendoci tutto il tempo di cui avremo bisogno, saliremo fino al ponte. Lasceremo che Yara e la Mamma, e tutto gli altri, dicano quello che vogliono. Se ci vogliono bene e ascolteranno a cuore aperto i motivi per cui ci siamo buttati, ci capiranno e continueranno a volerci bene. Se non sarà così, il problema è loro non nostro. Il discorso “dei segni”, del 13 e tutto il resto, è solo legato a quello a cui da attenzione il nostro cervello in determinati momenti. Ogni istante della nostra vita, veniamo sottoposti a milioni di informazioni e il nostro cervello decide di elaborarne ed evidenziarne solo alcune. Quando compriamo una macchina nuova, per qualche settimana non vediamo che quel modello, sembra che tutti abbiamo comprato la nostra stessa macchina. Quando ti nasce un figlio, camminando per la città vedi solo carrozzine e mamme in cinta. Tutto il mondo ha deciso di fare figli quando l’ho hai fatto tu. Non è così, è il nostro cervello che sta evidenziando solo determinate cose di tutto quello che vede. Se viviamo un momento di dubbio e paura, come quello che abbiamo vissuto prima di lanciarci, il nostro cervello ci evidenzia tutta una serie di segni per spingerci a non fare quella cosa. Per lui la paura è sopravvivenza, è evitare un pericolo. Per questo che abbiamo bisogno del coraggio per sbloccare il nostro cervello e superare la paura. La paura è un valore positivo, per milioni di anni è stato il nostro strumento principale di sopravvivenza. Senza paura ci saremmo fatti sbranare dalle belve, ci saremmo bruciati con il fuoco e ci saremmo buttati dai dirupi… Il 13 è si un segnale, è il segnale che abbiamo paura di qualche cosa e che per superarla abbiamo bisogno del coraggio per farlo. Se affronti la vita con positività, ti accorgerai che il tuo cervello inizierà a evidenziarti un sacco di cose "fortunate".

Sembra che la cosa più importante per te sia cosa dicono e pensano gli altri di noi? Lo so che abbiamo bisogno di una nostra identità sociale, che quello che dicono gli altri ha un peso su di noi ma prima di tutto ci deve interessare quello che NOI diciamo e pensiamo di NOI, e solo dopo, ci deve interessare quello che gli altri dicono e pensano di NOI. La vita è la nostra. Abbiamo deciso di metterci al centro della nostra vita e lì dobbiamo restare. Accettiamo che gli altri possano pensare che stiamo facendo una cosa sbagliata ma andiamo avanti con le nostre convinzioni. Questo non solo per il fatto che ci siamo buttati da un ponte, questo per tutto quello che faremo nella vita.

Ti ricordi cosa abbiamo deciso qualche settimana fa? Abbiamo deciso che quello che facciamo e faremo, lo facciamo e faremo per cercare di dare un mondo migliore a Xander e Kiki. Abbiamo deciso di dedicare la nostra vita a questo. Il “nostro” agire qui e ora per “un mondo migliore per loro”. Per far questo abbiamo deciso di partire dal cercare di trasmettergli i nostri valori e sappiamo che se non siamo noi i primi ad applicarli, non saremo mai credibili e non potremo trasmetterli. Più che ascoltare, loro vedono cosa facciamo. Quindi non possiamo agire secondo i valori degli altri. Se vogliamo che siano felici, dobbiamo per primi noi agire per essere felici. Se vogliamo che decidano loro per la loro vita, e non seguano invece quello che gli dice la società, gli dicono gli amici e noi stessi, dobbiamo essere i primi noi a metterci al centro delle nostre decisioni. Ti ripeto, che mettersi al centro, decidere noi della nostra vita, non vuol dire essere egoisti, vuol dire decidere con i nostri valori, secondo quello che per noi è giusto e soprattutto prendendoci la responsabilità di quello che facciamo, mettendoci al centro del nostro cambiamento.
Belle parole e nei fatti!
Direi che buttarsi da un ponte, possiamo definirlo un fatto o sbaglio? E guarda che siamo arrivati in cima al ponte, e siamo a due fatti. Quando arriveremo a casa, a tre.
Cambiare la nostra vita, vuol dire semplicemente cambiare un fatto dopo l’altro… il difficile è il primo passo e forse per noi è stato fregarcene della vocina che ci diceva “Alessandro che cazzo stai facendo!”

lunedì 25 aprile 2016

Un negozio d'automobili freddo, tanto freddo... fino a stare male.

Entriamo in questo negozio stranissimo. Tante luci, colori, suoni, sono voci ma noi non lo sappiamo ancora, e fa freddo, tanto freddo. Fuori dal negozio stavamo benissimo, tutto tranquillo, ovattato ma soprattutto faceva caldo. Non siamo per niente felici di essere entrati in questo negozio. Fuori stavamo molto meglio, ma siamo dentro, non sappiamo perché ma siamo dentro.

Nel negozio, ci viene data un’automobile. Piccola, senza nessun optional, con un motore con pochi cavalli. Noi non abbiamo la patente e nessuno ci ha nemmeno mai spigato cosa è un’automobile. Appena entrati nel negozio, delle persone vestite strane, con dei camici, delle mascherine e dei guanti ci hanno preso letteralmente in braccio e ci hanno messo nell’automobile. Sempre queste persone vestite strane, spingono noi e la nostra nuova macchina nel negozio vicino.

Qui le cose sembrano più tranquille, meno luci e rumori, voci più basse ma sempre freddo e disagio fisico. Veniamo accolti da due persone, gentilissime con noi. Ci mettono la benzina, lavano la carrozzeria e continuano a dire a noi e a tutti quelli che entrano nel negozio quanto sia bella la nostra macchia. Passano tutto il tempo a curarsi della nostra automobile.

Passiamo tantissimo tempo in questo negozio, sempre con queste due persone, a cui iniziamo a voler bene. Iniziano anche a dirci di provare a guidare, ci dicono di non preoccuparci, di provare che tanto ci sono loro per qualsiasi cosa.

Non ci spiegano però come funzionano i comandi.

Noi siamo intraprendenti e ci proviamo. Davanti a noi abbiamo delle “cose”, una rotonda, altre a forma di leve. Ci sono delle lucine e dei numeri. Iniziamo a toccare e schiacciare tutto. Ovviamente i risultati sono disastrosi ma la macchina inizia a muoversi. Sobbalza, gira, frena.
Ci prendiamo gusto e iniziamo sempre di più a schiacciare, girare, muovere e provare. Ogni tanto sbagliamo e andiamo contro il muro del negozio, roviniamo anche la macchina ma le due persone gentili sono sempre li a consolarci e ad aggiustarla.

A ogni accelerata, incidente, ogni cosa che facciamo con la macchina loro sono li a dirci bravi! E’ bello ci fa sentire bene, ci toglie la paura e quindi noi continuiamo con i nostri esperimenti. Abbiamo anche capito che c’è il clacson e lo suoniamo e suoniamo ancora. I due sono felici anche di questo.

Il nostro è un modello di automobile speciale, perché più passa il tempo e più diventa grossa e aumentano gli optional.

Quando iniziavamo finalmente a stare bene e a divertirci, più chilometri e meno muri, le due persone ci spingono fino alla scuola guida.

A differenza di quanto uno potrebbe pensare, nella scuola guida, la prima cosa che hanno detto è “non muovetevi, non accelerate e state fermi dove siete”. E cosi siamo stati per tutto il tempo. Una cosa veramente frustratane. La cosa bella della scuola guida è che non siamo gli unici in macchina. Ci sono altri come noi, abbiamo tutti macchine diverse, e con loro ci divertiamo.
Gli istruttori parlano tutto il giorno, ci spiegano come è fatta la macchina, quali tipi di strade ci sono e soprattutto ci parlano delle regole e dei cartelli stradali. Ci raccontano un sacco di storie di altre automobili che hanno girato per le strade del mondo.
Quasi tutti i giorni ci fanno fare degli esami sui cartelli stradali, pochissime volte ci fanno andare sulle strade a provare le nostre macchine.
Stiamo anni in questa scuola, e la nostra automobile speciale continua a diventare più grande, potente e bella. Noi iniziamo a prendercene cura, vediamo che più è bella la nostra automobile più siamo ammirati e alcune volte addirittura invidiati. Iniziamo a comprare delle cose per la nostra automobile. I maschi le gomme allargate e le marmitte più grosse e rumorose, le femmine invece cambiano colore e cerchi delle ruote tutti i giorni. A noi piace essere un po’ stile rally, infangati e puzzare un pò, invece le signorine sono sempre pulitissime e profumate di nuovo. Più o meno abbiamo messo tutti la radio. I pochi che possono permetterselo hanno il cellulare integrato nel cruscotto dell’ultima generazione a 12 pollici. Sono i più invidiati, lo vorremmo tutti quel cellulare.
Ogni giorno finita la scuola guida, torniamo nell’altro negozio, dove ci sono le due care persone. Però adesso sono meno attente e ci fanno meno complimenti, si preoccupano principalmente di metterci la benzina, di cambiarci le gomme e tenere il motore in efficienza. A noi non interessa più di tanto di loro, anzi se ci facessero trovare la tanica di benzina vicino al box dove stiamo di notte a riposare, sarebbe il massimo.

Finalmente abbiamo finito la scuola guida! Siamo pronti, siamo tutti in strada. Eccoci finalmente a sfrecciare per le vie del paese. Oramai la nostra automobile speciale non cresce più, siamo alla versione definitiva. Per un po’ continuiamo a tornare dalle due persone care per la benzina, per farci dare i soldi per comprarci l’ultima versione degli optional per l’automobile e quando abbiamo qualche problema con il motore. 
Loro ci hanno però avvisato che ci aiuteranno ancora per poco e che dobbiamo trovare noi il modo di “mantenerci”. Non abbiamo capito bene cosa intendono, abbiamo però capito che non ci daranno più la benzina e i soldi e che prima o poi dovremo comprarci un box nostro.

La regola di vita della scuola guida, “è più figo chi ha l’automobile più bella”, vige anche qui fuori. Anzi qui è estremizzata, guidiamo principalmente per avere i soldi per rendere la nostra automobile più bella.

Ci sono delle strade, dove guidandoci sopra guadagni dei soldi, le chiamano le strade dei soldi. Più chilometri uguale più soldi.
Facciamo chilometri e chilometri ogni giorno per guadagnare qualche soldo in più. “Chilometri uguale soldi” è la nostra regola di vita. Non ci interessa dove andiamo, l’importante è macinare chilometri. I più bravi e fortunati guidano nelle strade dei soldi delle città o sulle autostrade dei soldi, ma le automobili sono tante e le strade dei soldi meno, quindi alcuni di noi per guadagnare sono costretti a guidare tutto il giorno in strade dei soldi sterrate e polverose, nel fango o nel catrame. Ci sono talmente tante automobili e poche strade dei soldi, che alcuni di noi non riescono nemmeno a uscire dal box la mattina. 
Si, ci sono le strade normali, quelle vicino al mare, quelle in montagna, quelle li sono vuote, si riempiono solo il sabato e la domenica. Sono vuote perché andando su quelle non si guadagnano soldi. A noi non interessa guidare, a noi interessa guadagnare soldi, abbiamo visto e imparato che così funzionano le cose.

Alcuni dei nostri amici della scuola guida sono andati via, hanno preso delle strade che non li hanno riportati più indietro. Sono andati da qualche parte nel mondo. Ogni tanto anche noi, prendiamo delle strade normali, andiamo a visitare qualche nuova città, e ci piace anche tanto. Ma quello è una svago non è la vita.

Passano gli anni, di gomme ne abbiamo consumate parecchie. Iniziamo ad avere qualche problema con il motore e la carrozzeria ma fortunatamente ci sono i meccanici e i carrozzieri, che però costano e quindi giù il piede sulla tavoletta e via a fare ancora chilometri e chilometri sulle strade dei soldi.

Passano altri anni e il motore inizia a perdere sempre più colpi, non riusciamo a fare più i chilometri che vorremmo, e siamo costretti ad andare piano. Quelli delle strade dei soldi non ci vogliono più, loro vogliono automobili veloci e potenti per fare tanti chilometri. Anche la carrozzeria e le gomme non sono più il massimo. Iniziamo ad andare per le strade normali.

Andando piano, finalmente ci accorgiamo che il paesaggio è bellissimo, e iniziamo a rimpiangere quando il motore andava alla grade ed eravamo dei missili, che nostalgia. Se avessimo adesso quel motore da usare su queste strade normali, potremmo vedere le cose belle di tutto il mondo. Iniziamo a capire perché tanti, tanti anni fa ci era stata data un’automobile.

Iniziamo a chiederci perché nessuno ci ha mai detto che l’importate non era l’automobile in se, ma quello che potevamo fare con l’automobile, dove potevamo andare con l’automobile.

Tutti a parlarci di prestazioni del motore, di colori della carrozzerie e di dimensione dei cerchi delle ruote. Tutti a valutare noi e gli altri sugli optional delle nostre macchina, a fare chilometri e chilometri sulle strade dei soldi per comprarsi l’ultimo modello di qualche cosa per la nostra automobile. Avevamo il baule pieno di un sacco di cose inutili, cha alla fine non hanno fatto altro che appesantirci in tutti i viaggi, facendoci fare più fatica e consumando più benzina.

Sì, avevamo bisogno dei soldi per poter comprare la benzina, senza non ci saremmo mossi, ma bastava quella per poter andare e partire a esplorare il mondo. Credevamo invece che la cosa più importante fosse rendere più bella, ricca e confortevole la nostra automobile. Abbiamo passato la vita a guardare dentro la nostra macchina, quando il mondo vero era fuori lungo le strade del mondo.

Ci era stata data l’automobile per poter guidare per il mondo e vedere le tantissime cose belle. Guidare in nuove città, percorrere nuove strade, tutte diverse. Salite, discese, dritte o tortuose, vicino al mare o in cima alle montagne. Nella foresta più verde e nel deserto più rosa. Guidare e guidare fino a capire quali fossero le nostre strade della vita preferite, fino a capire su quali strade volevamo veramente guidare. Abbiamo consumato tutte le nostre gomme sulle strade sbagliate, su quelle dei soldi.

Abbiamo passato le nostre vite valutandoci sui nostri optional, su chi di noi avesse il display sul cruscotto più grande, su quanti cavalli avessero i nostri motori.

Non è colpa nostra, nessuno ci ha mai spiegato queste cose, e anche se qualcuno ha provato a farlo, tutto intorno a noi ci diceva il contrario: “i soldi sono la cosa più importante, perché con i soldi fai benzina ma soprattutto…. con i soldi puoi comprarti quello che vuoi ed essere felice”, “i soldi sono la felicità”. Nessuno a parlarci di vivere il mondo e pensare che per farlo era sufficiente il modello base della nostra automobile, un po’ di benzina e la voglia di andare, di guidare guardando fuori del finestrino.



Tanti, tanti anni fa, ci è stata donata la cosa più preziosa al mondo, la vita attraverso un corpo. La cosa difficile è capire che il corpo è lo strumento per godere del dono della vita, non è il dono in se. Questa mancanza di consapevolezza ci ha fatto rimanere concentrati sul corpo, sullo strumento. Abbiamo passato la nostra vita cercando di arricchire il corpo e non di arricchirci di vita.

sabato 23 aprile 2016

Giornata 1/2 pastiglia

Ieri c’è stata l’evidenza di quello che penso da giorni, da settimane. La gran parte delle mie energie arriva dal cortisone. Non è un problema, è solo una conferma. La dimostrazione è che da martedì il dosaggio è a giorni alterni, 1 pastiglia un giorno e ½ pastiglia quello seguente. Oggi è stato il giorno della 1/2 pastiglia e alle 19, dopo la Dance Time, molto confusa e affaticante per troppi “guastatori”, sono crollato. Non riuscivo più a tenere gli occhi aperti dal bruciore. 
Per me la vista è il senso dominante, non riuscire a vederci, non dico bene, dico proprio non riuscire a tenere gli occhi aperti, mi ha totalmente mandato in palla. E’ diventato tutto molto difficile. Dopo la Dance Time, siamo usciti a cena per festeggiare il compleanno di mia mamma. Ho passato l’inizio della cena a occhi chiusi. Ho provato con litri del mio solito collirio, ho portato anche il siero collirio ma niente, la situazione non è migliorata, anzi tutti i fattori sono peggiorati. Più bruciore agli occhi, più stanchezza, più stress. Sono sicuramente stato un pessimo papà e un pessimo interlocutore per gli adulti. 

Ieri è stata una giornata strana, una giornata piena di soddisfazioni e di conferme per il mio lavoro e per la mia vita ma è anche stata caratterizzata dai primi, veri e importanti conflitti fra il mio modo di vedere le cose adesso e quello degli altri. Forse, è su questi conflitti che ho speso tutte le energie della ½ pastiglia di cortisone. 

Fra le tante cose di ieri, parlando con una mia collaboratrice delle Terme delle attività di intrattenimento per i bambini, che quest’anno saranno ancora di più accentrate sull’esperienza diretta di vivere la natura, ho realizzato una cosa. Io, e la fisica quantistica, siamo sicuri che il Tutto è fatto dalla stessa energia, che poi aggregandosi e vibrando in modo diverso, diventata tutto quello che noi percepiamo come realtà e non. Anche i pensieri e i sogni, sono forma di questa energia. La differenza è la frequenza dell’energia delle cose.
Sono arrivato a questa conclusione, parlando del progetto dei bambini, perché parlavamo della differenza che c’è fra abbracciare un’altra persona e abbracciare un albero. Due esperienze diversissime. Abbracciando un albero, entriamo in connessione con un’energia con una frequenza molto diversa dalla nostra ed è quello il bello. Normalmente l’effetto e quello di calmaci, presupposto è credere in quello che si sta facendo, connettendosi all’energia dell’albero. Altrimenti il risultato sono solo sensazioni corporee: duro, ruvido, umido e freddo. Parliamo di un’altra cosa.
Abbracciando una persona, la sensazione è completamente diversa, la frequenza è simile alla nostra, e la percepiamo molto di più. Più l’abbraccio è lungo e a cuore aperto più le frequenze tenderanno ad allinearsi. 

Interagire con il mondo è una questione di connessione e interazione di energie, le relazioni più intense sono quelle con le cose che hanno le energie più simili alle nostre. Persone e animali. 

Ieri le energie che ho assorbito dalle tante cose belle, non hanno compensato quello consumate nei conflitti di relazioni con le persone. 

Chiudo con la presa di coscienza che la parola dominante del post è “ieri”. 
Io vivo nel qui e ora, per il “ieri” ho due scelte, rimanere concentrato su quello che non è andato bene, i conflitti con le persone, e caricarmi di stress e negatività su quelle persone, cosa facile, oppure accettarlo e trasformandolo in esperienza e insegnamento, più difficile. 

Lavoro sulla seconda scelta… 

PP
Ho appena realizzato un'altra evidenza... questa notte a cortisone esaurito ho dormito!!!!

martedì 19 aprile 2016

Fate finta di leggere i miei pensieri e non le mie parole... altrimenti è una tragedia!

L'amico Domenico, mi ha mandato una bella email in commento al mio post "Fate che piova!". La sua email riportava una frase scritta da un suo amico che dice "ogni desiderio limita il possibile ad una cosa sola", parole che condivido e che hanno dato luce a una contraddizione nelle mie convinzioni.

Da molti anni, credo nel fatto che noi siamo parte di un'energia, io la chiamo così, molto più grande di noi ma di cui noi ne siamo parte, e qui la grande differenza con la religione Cattolica con cui sono stato educato. Per la religione Cattolica, noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, siamo una sua creatura, ma non abbiamo niente di lui in noi e di noi in lui. Siamo entità separate. Io invece credo, che ognuno di noi è parte di questa entità superiore, di questa energia. Non siamo separati.

Sono un po' titubante su questo post, non vorrei turbare nessuno e soprattutto non vorrei incasinarmi nelle riflessioni e renderlo incomprensibile. Facciamo così, consideriamolo un post di mie riflessioni personali, di mie idee in fase di elaborazione e riflessione, e non un post di condivisione. Fate finta di leggere i miei pensieri e non le mie parole, che poi è così.

Questa mia convinzione sull’energia, si è evoluta nel tempo e nasce da diverse letture, parole, incontri, condivisioni, esperienze di vita e di pensiero. Sicuramente il primo semediidea è stata la lettura de "La profezia di Celestino" e i successivi libri, quando avevo circa vent'anni. Forse mi ha colpito perché era il periodo in cui avevo appena smesso di soffrire di crisi di panico e stavo rimettendo in gioco il poco capito in quei primi anni di vita, e avevo un sacco di domande a cui voler dare nuove risposte.
Questa mia convinzione si è ulteriormente rafforzata leggendo le teorie della Fisica Quantistica e “scoprendo”, solo poche settimane prima di entrare in ospedale, sempre grazie a Domenico, il concetto alla base del Blockchain. Il Blockchain è il sistema di sicurezza utilizzato per i bitcoin, la valuta virtuale utilizzata nel web. 

Per la "mia" personale teoria dell'esistenza di un'energia superiore, di un flusso potentissimo che regola e guida le cose, il giusto è cercare di connettersi a questa energia e di lasciarsi guidare da lei. Entrare in armonia con lei e seguirla, in qualche modo perdendo la propria individualità. Qui la condivisione con la frase dell’amico di Domenico: "ogni desiderio (dell’individuo) limita il possibile (dell’energia) ad una cosa sola".

L’altra mia convinzione è quella del vivere qui e ora. Se siete miei lettori, non credo sia necessario dilungarmi troppo, essendo argomento presente e costate nei post dell’ultimo mese. La parte che metto in rilievo è quella relativa al prendersi la responsabilità delle proprie scelte per guidare noi la nostra vita, agendo ora per un futuro migliore. Porsi al centro della nostra vita e non delegare ad altri.

La convinzione dell’energia dice: “fatti guidare”, la convinzione del qui e ora dice: “guida tu”. Ecco il contrasto.

L’ultima evoluzione di questo pensiero, quella di oggi legata al blockchain, è che sia il valore del singolo pezzo sia il valore del totale è dato proprio dal legame dei due fattori, cioè dell’appartenere e dell’avere.

Il valore del singolo è dato dal valore di appartenere al totale, e il valore del totale è dato dalla somma del valore dei singoli. Aumentando il valore di uno dei due elementi, automaticamente cresce anche il valore dell’altro, creando un effetto a spirale positiva.

Ma se il valore del totale è dato dalla somma dei valori dei singoli, e se il valore dei singoli è dato dall'appartenenza al totale, vuol dire anche che il singolo ha la responsabilità, dovere di aumentare il valore del totale, come legge del dare per ricevere, aumentando il proprio valore e lo può fare solo mettendosi al centro delle proprie scelte e azioni, con però la consapevolezza che il suo agire deve essere un valore per tutti.

Per me si traduce in “voglio scegliere e agire nel qui e ore, per un Mondo Migliore per i miei figli.” E il contrasto si è risolto. Grazie Domenico.


PP (che sta per Post Post)

Ok, se siete andati a leggere su Wikipedia cosa è il blockchain magari non vi ritrovate, ma provate a sostituire la parola valore con sicurezza. Se per interpretare un singolo dato è necessario interpretare e avere tutti gli altri dati, e se in più, i dati sono diffusi in rete su diversi server, che si auto controllano e aggiornano, per poter “rubare” il dato della singola transazione, quindi per poter “rubare” i singolo bitcoin, è necessario rubare tutti i dati presenti in rete, da tutti i server e decodificarli. Non sarebbe comunque sufficiente perché rimentendo il bitcoin “rubato” nel sistema questo non verrebbe più riconosciuto, come appratente al totale. Qui ci vorrebbe un veloce confronto con Marco V.


Oggi non è vita è spettacolo... ma sono scattati gli allarmi!!!!

Oggi, giorno di analisi e di visita.
Cosa vuol dire? Uno, che non posso fare colazione fino alle 9, e con la fame chimica del cortisone, è il vero problema di inizio giornata. Due, la cosa bella, è che vedo Dule, con cui faccio colazione. E' stato così oggi, lo sarà ancora venerdì ma da martedì prossimo rientrà in ospedale per il secondo giro. Quindi la colazione la farò in camera da lui.
Tre, ho qualche notizia su come stanno andando le cose e quali sono i prossimi passi. Obiettivo del tre, è solo sapere di quanto allungare l'orizzonte della mia agenda. Nessuna bramosia di dare risposte a domande che neanche ho.

Il Tre, dice che è confermato il percorso abbozzato settimana scorsa. Rimandare il più possibile il trapianto, anzi cercare di non farlo. Due motivi, il primo, e più importante, è che la terapia è andata bene e la situazione è sotto controllo, possiamo quindi ragionare con calma e vedere come si evolvono le cose. La seconda è che questi 6 anni di chimica intensa, 5 cicli di chemio, di quella bella tosta, e una TBI, hanno affaticato molto il mio corpo, soprattutto cuore e reni, e in questo momento il trapianto e tutto quello che ne consegue, peggiorerebbe la situazione mettendo a rischio tutto il resto.
Si è quindi deciso di iniziare un percorso che prevede un ciclo di terapia di 5 giorni, da fare in Day Hospital, ogni mese e mezzo. E' una terapia leggera, che non peggiorerà la situazione della chimica ma terrà sotto controllo tutto il resto.

Ma la somma di tutti questi numeri, che risultato da? Da la risposta alla mia domanda di questa mattina.
Mentre andavo verso l'ospedale per fare le analisi, mi sono chiesto per quanto tempo sarei riuscito a stare sul qui e ora, senza lasciarmi prendere dalla "solita" vita. O meglio, mi stavo chiedendo quanto sarebbe stato difficile e duro, riuscire a rimanere nel qui e ora, in un mondo che invece vive nelle nostalgie del passato e nelle aspettative del futuro.
Sono arrivato a queste domande, perché a un certo punto, mentre stavo godendo della bellissima giornata, oggi non è vita è spettacolo, mi sono detto "sarebbe un momento perfetto se...". Partiti tutti i sistemi di allarme e mi sono fermato nel pensiero. Stavo scivolando nel cercare quello che non c'era e non nel concentrarmi in tutto quello di bello che c'era, ed era veramente tanto, da perdersi.

Il risultato della somma, mi impone di continuare a vivere nel qui e ora. Non ha senso pensare alle incertezze del futuro, ha però senso dare valore al mio vivere nel qui e ora per costruire un futuro migliore per me e per i mie figli!

e adesso un po' di condivisione del mio spettacolo di oggi!

Vista su Cuneo, scendendo da Spinetta. Sullo sfondo il Re Monviso.

La piana del passo del Mortè, fra Lurisia e Chiusa di Pesio.

La Bisalta, la vera montagna dei Cuneesi.

Sempre la Bisalta.

e non poteva mancare il Monte Pigna!