domenica 28 febbraio 2010

IL MIO CARCERIERE

Ho appena riletto il mio ultimo post e forse le quattro settimane di isolamento iniziano a fare effetto sulla mia stabilità mentale. Speriamo che questa settimana ci sia la grande svolta nei miei valori e mi mandino a casa altrimenti preparatevi a leggere l'impossibile. Da cui subito mi dissocio. Io continuo a far finta che sia tutto normale e soprattutto tutto sotto controllo ma non è cosi. Questa realtà che vorrei far passare come normale mi sta mandando fuori di testa. Sto perdendo i punti di riferimento, sto perdendo l'equilibrio. Arrivo alla sera sfinito perchè lotto tutto il giorno per mantenere pensieri equilibrati, pensieri che possano aver senso anche fuori di qui. Vivo lottando contro l'ossessione di essere rinchiuso in questi 18 metri e di non poter scappare. Se fossi almeno rinchiuso in un carcere ci sarebbe qualcuno e qualcosa messo li apposta per non farmi scappare. Potrei tentare, sognare di farlo. Liberare la mia mente progettando la grande fugo. Invece qui la porta è aperta, volendo potrei prende e andare quando voglio, nessuno mi tratterrebbe. Nessuno mi inseguirebbe per riportarmi in camera. Qui il mio carceriere sono io. So che li fuori c'è quello che voglio e che mi manca ma so che c'è anche la possibilità di perderlo. Questa settimana ho avuto un paio di momenti molto difficili, momenti in cui non riuscivo più a resistere a stare in questi 18 mq, momenti in cui avrei dato tutto per essere a casa mia con la mia famiglia. Momenti in cui ero solo davanti a una porta aperta. Io carcerato e carceriere. Sono stati momenti durissimi. Sono arrivato al limite ma fortunatamente la ragione ha prevalso per un soffio di energia.

IO, ME E L'ALTRO

Eccomi qui seduto alla scrivania che faccio il cruciverba della copertina de La Settimana Enigmistica. Non ve l'ho mai detto ma uno dei miei sogni è di essere la risposta ad una domanda de La Settimana Enigmistica. Magari di un Bartezzaghi. Ovviamente una orizzontale, ho sempre considerato le domande verticali di serie B. Una bella domanda del tipo “24 orizzontale: E' il più famoso dopo Magno”. Forse un po' troppo. Allora un “12 orizzontale: Scrisse la teoria del bicchiere” oppure “18 orizzontale: Cambiò il mondo”. Ok, andiamo sulla terza. Sicuro non sarà sul numero di settimana prossima ma prima o poi... voi lasciatemi lavorare. Allora 17 orizzontale: Saldi, ben piantati – 6 lettere... SOLIDI!
AleInconscio: “Ciao! Mi permetti un attimo... Scusa parlo con te che stai scrivendo nelle caselline!”
AleConscio: “Chi ha parlato?”
Mi guardo in giro ma la stanza è vuota, la radio e i Pc sono spenti. Cavolo ho le allucinazioni da onda lunga della ciclosporina.
AleInconscio: “Sono io, l'AleInconscio. Sono quella parte di Alessandro che normalmente sta zitta e non si vede e si sente.”
AleConscio: “Ahhh, ma scusa la domanda banale ma … cosa vuoi? Sono 38 anni che mi sento Alessandro e adesso salti fuori tu.”
AleInconscio: “Io ci sono sempre stato, ho sempre partecipato a tutte le attività di Alessandro ma su un livello diverso dal tuo.”
AleConscio: “Spiegati che non ho capito”
AleInconscio: “Tu sei quella parte di Alessandro cosciente, quella che interagisce con il mondo esterno. Diciamo che tu sei l'Alessandro al fronte che rivolge la sua attenzione verso il fuori. Io invece sono quella parte di Alessandro che sta dentro. Io gestisco tutto da dietro le quinte. Sono io che raccolgo i dati dai cinque sensi li elaboro e te li passo. Io sono anche la parte istintiva quella che entra in gioco nei momenti di massima allerta e dove non c'è tempo per riflettere e pensare. Io sono la parte che gestisce le funzioni corporee e che si occupale della nostra salute.”
AleConscio: “Fammi capire, praticamente fai tutto tu. Io sono 38 anni che mi faccio un culo quadrato perchè Alessandro stia bene, non si faccia male, si diverta, risolva i problemi del lavoro e tutti gli altri casini e adesso salti fuori tu che mi dici che comunque io ero comandato da te. Saperlo prima mi facevo un po' meno il culo”.
AleInconscio: “Non è proprio cosi, io e te siamo due entità della stessa cosa. Nessuno dei due potrebbe esistere senza l'altro. Non ti offendere ma potremmo dire che io sono il cervello e tu il braccio. Entrambi importanti allo stesso modo. Alessandro è la somma di noi due e non solo”
AleConscio: “Come e non solo? Fino a dieci minuti fa pensavo di essere io Alessandro, poi scopro che ci sei anche tu e adesso mi dici che c'e' dell'altro. Spiega perchè capisco sempre meno”.
AleInconscio: “Non ti preoccupare, per te è una cosa nuova ma capirai. Visto che su chi sei tu e chi sono io ci siamo chiariti posso a questo punto presentarti AleEnergia”
AleConscio: “No, non ci posso credere. C'è anche un AleEnergia, un AleDuracel!!! Cos'è un orsetto o un coniglietto?”
AleInconscio: “Lascio che sia lui a spiegarti”
AleEnergia: “Ciao, AleConscio è un piacere poter finalmente parlare con te. E' da sempre che interagiamo ma non c'è stata mai l'occasione per conoscerci.”
AleConscio: “Come è da sempre che interagiamo, non dirmi che anche tu come l'altro hai sempre fatto tutto per me e altre cavolate del genere?”
AleEnergia: “Sinceramente ho sempre fatto tutto per Alessandro. Però essendo tu parte di Alessandro, possiamo dire che ho fatto tante cose anche per te.”
AleConscio: “Ok, mi rassegno. Ma tu chi sei?”
AleEnergia: “Non è cosi facile spiegarlo, devo prenderla un po' alla larga. Tu sai che Alessandro ha un corpo, che è fatto di cellule. Le cellule sono fatte di molecole, le molecole di atomi. L'atomo è formato dai protoni, elettroni e neutroni e adesso grazie all'acceleratore di particelle del CERN l'umanità sta per scoprire l'elemento base. Alcuni lo hanno già chiamato “i mattoni di Dio”. Tutte le cose dell'universo sono fatte di questo elemento base, che unendosi e aggregandosi in miliardi di modi crea tutta la materia e anche l'anti-materia. Come i buchi neri. Tutto, e quando dico tutto intendo proprio tutto è fatto di questo elemento base. Fin qui ci sei?”
AleConscio: “Più o meno. Comunque tutto è composto dalla stessa materia che aggregandosi in modo diverso crea le diverse forme”
AleEnergia: “Ok, anche se non è materia come la si intende normalmente, è energia base. Adesso concentrati perchè sto per dirti una cosa fondamentale per capire. Ci sei?”
AleConscio: “Spara”
AleEnergia: “L'insieme di tutta l'energia base che compone l'universo ha una sua propria identità e volontà. Ha uno spirito che guida tutta la creazione. Uno spirito che armonizza l'insieme di tutta l'energia base.”
AleConscio: “Ci sono. Tutta l'energia base messa insieme ha una specie di cervello che lavoro per armonizzarsi. L'universo è composto dall'energia base e quindi l'universo visto come elemento unico ha un cervello per la sua armonizzazione.”
AleEnergia: “Ottimo. Spiegazione un po' grezza ma va bene. Ok, adesso chi sono io. Io sono quella parte dell'entità formata da tutta l'energia base che forma Alessandro. Sono il pezzettino di energia base di Alessandro. Ma non solo l'energia base ma l'energia base compresa della sua identità e volontà. Come hai detto tu prima sono quella parte dell'universo che compone Alessandro compresa del cervello per armonizzare il tutto.”
AleConscio: “E detto in soldoni, ma a che cosa servi?”
AleEnergia: “Io sono il tramite fra Alessandro è tutto il resto. Io permetto ad Alessandro di essere in contatto con tutta l'altra energia di base e viceversa. Io armonizzo Alessandro con dell'universo. Io faccio si che Alessandro non sia un individuo a se stante ma una parte del tutto.”
AleInconscio: “Scusate se mi intrometto ma vorrei sintetizzare i nostri ruoli per AleConscio per rendergli la cosa più comprensibile. Allora AleConscio interagisce con il mondo, è la parte visibile dall'esterno. Attraverso il pensiero razionalizza gli eventi e agisce concretamente in risposta. Io, AleInconscio, interagisco con il corpo e la mente di Alessandro. Assimilo ed elaboro le nuove esperienze e fornisco ad AleConscio tutta una serie di informazioni che gli sono necessarie per l'azione nel mondo. Mi occupo anche della gestione delle funzioni corporee di Alessandro. AleEnergia è la parte dell'universo che forma Alessandro. E' la connessione di Alessandro da e per l'universo.”
AleConscio: “E adesso che so che siamo in tre? Non dovrei sentirmi più solo?”
AleEnergia: “Anche quello ma soprattutto dovresti prendere consapevolezza che gli strumenti che hai a disposizione per vivere nel mondo sono molti di più e più potenti di quelli che stai usando fino ad ora. Riuscire a dialogare con AleInconscio ti permetterà di avere un rapporto diretto con la parte interiore di Alessandro. Attraverso di me potrai connetterti direttamente con tutto il mondo fuori da Alessandro. Quando camminerai in un bosco, non starai più solo camminando fra degli alberi ma potrai sentirti parte di quegli alberi come loro si sentiranno parte di te.”
AleConscio: “Ma tutto il mio discorso sulle energie, sull'essere felice e sul vivere adesso? Tutte cavolate?”
AleEnergia: “Tutt'altro, grazie al fatto che ti sei sempre spinto a cercare di capire, che non ti sei mai accontentato sei arrivato a poter parlare con noi. Le tue teorie sono giuste contestualizzate nella tua visione attuale della realtà. Ma adesso inizierai un nuovo percorso di crescita che ti permetterà di aprirti a nuovi orizzonti e quindi ad evolverti.”
AleConscio: “Mi sembra però un po' una cosa fuori di testa”
AleEnergia: “Anche 100 anni fa, la realtà che viviamo adesso sarebbe sembrata fuori di testa e frutto della magia”
AleConscio: “Ultima domanda. Ma il fatto della Leucemia di Alessandro?”
AleEnergia: “Grazie a questa malattia Alessandro ha avuto molto tempo per riflettere, e noi ci stiamo parlando anche per questo. Ognuno di noi tre ha conosciuto degli aspetti del proprio essere che prima ignorava. Il fermarsi ci ha permesso di prendere il nostro tempo per evolverci”
AleConscio: “Ok, visto che voi sapete tutto... 31 verticale – Lo è l'Orfeo di Camus – 5 lettere”
Si, sapevano molto ma non proprio tutto...

sabato 27 febbraio 2010

SORRIDERE

Mi sembra oramai ben chiaro per tutti che io ho scelto la via della felicità per il mio percorso di vita. E' una via che ho deciso di percorrere tanto tempo fa. Non in un istante preciso, con una scelta ponderata e pesata. E' stato un susseguirsi di eventi, ovviamente negativi, che per spirito di sopravvivenza mi hanno portato su questa strada. Mi reputo molto fortunato perchè c'era anche l'alternativa della rassegnazione, l'alternativa di rimanere incazzato tutto il resto della mia vita con il mondo. Con un mondo ingiusto e ingrato. Fortunatamente qualche cosa invece mi ha fatto scegliere la strada del volermi sentire felice, quella di perseguire sempre e comunque la felicità. Forse è stato un libro, un film, una parola di qualcuno o qualcosa d'altro ma fortunatamente c'è stata. La fortuna ancora più grande è stata quella di aver incontrato Yara che come me crede fermamente nella felicità. Non per niente nella homepage del nostro sito c'è scritto “Felici ora, più di ieri e meno di domani!”. Non è presunzione, è un promemoria. Io e Yara molte volte ci dobbiamo fermare per ribadirci a vicenda i principi di questo nostro credere perchè altrimenti ci perderemmo. E in questi ultimi mesi ci siamo dovuti fermati molte, molte volte. La vita ci ha posto davanti una grandissima prova da superare che tenta di minare le basi di tutto questo. Ringrazio il mondo che ci sia Yara nella mia vita perchè altrimenti non sarei mai riuscito da solo a tenere la barra sulla giusta rotta, mi sarei fatto prendere dal panico e mi sarei fatto guidare dai venti e dalla tempesta finendo alla deriva. La nostra non è una ricerca della felicità, noi abbiamo deciso di essere felici per quello che abbiamo, di guardare sempre e solo il lato TESTA. Non ci interessa ricercare qualcosa che ci faccia felici, noi vogliamo essere felici adesso. Non un istante dopo, che non sappiamo se ci sarà. Questa visione della vita non vuol dire rinunciare ad un futuro migliore anzi, ricordate il nostro motto “più di ieri e meno di domani!”. La felicità non è un sentimento. La gioia è un sentimento. La felicità è una cosa concreta, reale. La felicità è energia e come tale può essere accumulata e immagazzinata dentro di noi. E quindi più ne accumuli più sarai felice. Più ne hai accumulata più ne potrai usare nei momenti difficili, quelli in cui il lato TESTA ti sembra non esserci. Quando ti sembrerà che esiste solo il lato CROCE. Le felicità è l'energia che amplifica tutte le cose belle e ti da la forza di migliore e di raggiungere gli obiettivi piccoli o grandi che ti poni. Concretamente essere felici vuol dire una cosa molto semplice: sintonizzare il nostro umore verso il bello della vita, verso il positivo delle cose. Sintonizzare le energie positive che abbiamo dentro con quelle del mondo. Esiste un gesto altrettanto semplice e banale che ci permette di fare questa cosa: sorridere. Quando sorridiamo ci stiamo allineando con la parte positiva delle nostre energie. Attiviamo tutta una serie di meccanismi che ci portano verso il bello della vita. Banale e troppo facile? Banale può essere ma non sicuramente facile. Tutti avrete provato dei momenti nella vita in cui vi era impossibile sorridere. In cui dentro di voi non c'era proprio la forza per farlo, c'era un blocco. Ecco quella è la dimostrazione, sorridere è un interruttore da premere che però molte volte sembra troppo duro e lontano. Fare esercizio quando non ci sono grandi prove da affrontare aiuta. Spero adesso siate tutti sereni e ben allineati. Allora sorridete adesso! Sorridete, alzate gli angoli della bocca e schiacciate un po' gli occhi. Sorridete! Sentite di essere entrati in contatto con la vostra energia positiva? Sentite qualcosa di più potente della semplice sensazione di tranquillità di prima? E' di questo che vi sto parlando. L'energia positiva è li a vostra disposizione attivabile con un semplicissimo sorriso. Alzatevi la mattina e come prima cosa sorridete alla giornata e fate la stessa cosa prima di addormentarvi. Magari continuerete ad avere il capo che vi rompe le scatole o i debiti da pagare ma sicuramente sarete più felici. In questi giorni mi sono trovato molte volte sdraiato a letto dolorante, la mente vagava e cercava qualche appiglio per non cadere nella demoralizzazione. Sono passate più di due settimane dall'ultima seduta di chemio ma ogni giorno sembra peggio di quello prima, c'è sempre qualche cosa di nuovo e di più fastidioso. La fatica si accumula e le energie scarseggiano. Cerco bei ricordi, scorro con gli occhi le fotografie appese al muro per trovare il link alla loro energia per poter ricaricare ma niente. Non riesco ad attivare le energie positive, tutte le porte mi sembravano chiuse. Mi giustifico dicendo che forse ho bisogno di riposare e che è giusto cosi. Poi mi ricordo e capisco. Sono io che non sto sorridendo e che tengo chiusa la porta sulle mie energie. Faccio lo sforzo di sorridere, e non sempre mi è facile. Alcune volte dove provarci una, due, tre volte prima di riuscirci ma poi le fotografie tornavano i link ai bei ricordi pieni di energie e tutto si riequilibra.

giovedì 25 febbraio 2010

INTEGRAZIONE A “UNA STORIA PER DUE AMICI SPECIALI”

Normalmente penso a cosa scrivere nei post la sera prima di dormire. Mi “escono” quando sono sdraiato a letto e rifletto su cosa mi è successo nella giornata e normalmente qualche particolare, considerazione o fatto mi da lo spunto. Già nel letto mi immagino il titolo e il testo. Sono sicuro che se riuscissi a scrivere quello che mi esce in quei momenti i miei post sarebbero più belli ed intensi. La mattina dopo cerco di ricordami cosa ho pensato la sera e scrivo il post. Lo scrivo di botto, lo rileggo un paio di volte e lo pubblico. Poi dopo un po' ci torno sopra dal sito e mi accordo immancabilmente di almeno una decina fra errori di battitura, grammaticali e di logica. Allora lo correggo. E cosi succede per almeno un paio di volte durante la mattinata. Quando ci rifletto durante il giorno mi vengono in mente un sacco di altre cose che avrei dovuto scrivere e che non ho scritto. Preferisco lasciarlo cosi come è, i miei post voglio che siano ritagli di pensieri non altro. Però oggi ho deciso di scrivere questa integrazione perchè l'altro giorno ho ricevuto da una persona a me molto, molto cara una e-mail di commento. Lei concordava con me sulla mia visione del rapporto tra marito e moglie e mi riportava l'esempio del suo. Che io da sempre considero un modello da seguire. Nella sua e-mail lei ha però aggiunto una cosa molto importante che io non ho scritto. Una delle cose più importanti. Lei ha giustamente scritto che mantenere al centro il rapporto marito e moglie e fondamentale perchè ad un certo punto i figli, giustamente, prendono le loro strade e costituiranno le loro famiglie e quindi da padre e madre si tornerà ad essere ancora e soprattutto marito e moglie. E se per troppi anni ci si è dimenticati di questo ruolo si rischi di passare la propria vecchiaia con qualcuno per cui non ci si ricorda più perchè lo chiamiamo marito e moglie. Ed è proprio la seconda fase di vita del rapporto la più intensa, quella dopo i figli. Il rapporto è cresciuto e con i figli si è amplificato. Tante esperienza vissute insieme, aver cresciuto ed educato i figli e aver avuto il coraggio di lasciarli andare. Tutte cose che se vissute come una coppia non possono che rafforzarla e saldarla sempre di più. Quando i figli lasciano il nido per percorrere la loro strada ovviamente lasciano un vuoto che solo un saldo e consolidato rapporto fra marito e moglie può colmare. Quindi ribadisco che mettere al centro della famiglia il rapporto marito e moglie è la miglior garanzia per una famiglia felice e unita, nel presente e soprattutto nel futuro.

mercoledì 24 febbraio 2010

DUE FACCE E UNA SCELTA

Lancio la medaglia verso il cielo e quando mi ricade in mano esce: CROCE
Siamo sinceri, sono due mesi che ci prendiamo in giro. Questa è proprio un'esperienza del cavolo e non c'è niente di positivo. La diagnosi ci è caduta sulla testa senza un minimo di preavviso. Mi ha preso e sradicato dalla mia vita senza darmi nemmeno il tempo di dare un ultimo bacio a Xandre e a Kiki. Sono entrato in ospedale l'anti-vigilia di Natale. Tutto il mondo stava per iniziare i festeggiamenti più attesi dell'anno e io venino isolato in una camera sterile senza possibilità di appello. Yara si è trovata a dover gestire la cosa dopo aver partorito da poco più di un mese. Il periodo di maggior possibilità di avere la fase depressiva post parto e invece lei si è trovata a dover gestire la possibilità di depressione da diagnosi di marito con leucemia acuta. La vigilia di Natale dopo che mi hanno risucchiato dall'osso dell'anca con un dolore lancinante un litro di sangue midollare mi hanno diagnosticato una leucemia acuto. Diagnosi che qualche giorno dopo è stata perfezionata in leucemia acuto bipolare, ovviamente una fra le peggiori. Sono finito in questo reparto di ematologia di un ospedale di un paesotto di provincia. Mi mettono in una camera sterile e vietano le visite ma ci sono dei giorni che entrano più di 20 persone fra medici, infermieri, OS e manutentori e di questi alcuni hanno delle tute che forse contengono più germi di tutti i pannolini che ha sporcato Xandre da quanto è nato. Ho fatto il primo ciclo di chemio che mi ha tenuto isolato per 5 settimane ma che non ha dato risultati sperati dai medici, quindi tutto tempo e dolore sprecato. Mi ha però lasciato il ricordino della crapa pelata. Dovevo stare a casa per recuperare 7 giorni e alla fine me ne hanno fatti fare solo 3. Sono rientrato in ospedale credendo di essere consapevole di quello che mi sarebbe successo ma invece i medici hanno deciso di aumentare notevolmente le dosi di chemio e quindi tutti gli effetti collaterali in questo giro si sono amplificati. Da qualche giorno sono attaccato da un germe del sangue che è sempre stato li ma adesso che ho solo 10 globuli bianchi ha deciso di iniziare a rompere le scatole. Quindi ho iniziato una bella dose di antibiotici sia a largo spettro sia mirato che mi ha costretto a riattaccarmi alla flebo 24 ore su 24. Come se non avessi già preso abbastanza chimica farmaceutica e non avessi già mille scomodità. Ovviamente questo ritarderà la mia uscita e le famose tre settimane a casa di pausa diventeranno qualche giorno. In questo secondo giro mi ero ripromesso di fare un sacco di cose ma a causa del continuo malessere non sto facendo niente. Mi rincoglionisco tutto il giorno sul letto. Per ultimo sto perdendo tutta la massa muscolare e mi sto afflosciando. Per Aprile è previsto il trapianto che consiste in una super dose di chemio più radio terapia con lo scopo di azzerare completamente il mio midollo spinale in modo da poter impiantare quello nuovo su una base completamente libera da quello vecchio. Nessuno osa dirlo apertamente ma questa procedura comporta un sacco di effetti collaterali in più e anche molti rischi. Ma è l'unica alternativa per il mio tipo di leucemia acuta bipolare. Così dicono loro.

Ritiro la medaglia e questa volta esce: TESTA
Siamo sinceri, in questo casino sono stato veramente fortunato. In una situazione come questo sono riuscito comunque a trovare ma soprattutto ad avere un sacco di cose positive. Fortunatamente non abbiamo avuto il tempo di capire cosa ci stava succedendo. Io e Yara siamo stati presi e buttati in questa giostra. Io stavo fisicamente bene e quindi ho addirittura usato i primi giorni di ricovero come un momento per riposare dopo molto tempo di duro lavoro e di notti insonni a causa dei bambini. Yara grazie al fatto di aver una neonata di 1 mese da accudire e un puffo di 22 mesi da crescere non ha avuto il tempo di fermarsi per razionalizzare che cosa ci è successo. Sono stato ricoverato il 23 sera e il 24 mattina sapevo già quale fosse la mia malattia e qualche il percorso da seguire per la guarigione. Grazie alle feste di Natale e capodanno i primi giorni in ospedale sono stati molto allegri, tutti erano felici per quanto fosse possibile e si respirava un'aria speciale. Il reparto di Ematologia di Cuneo si è dimostrato da subito molto valido, partecipa ad un progetto internazionale e quindi abbiamo ritenuto inutile il trasferimento. Questo è stato molto importante perchè ha permesso a Yara di far continuare ai bambini la loro vita e anche per lei le cose sono più facili. In 10 minuti, salvo il problema del parcheggio, da casa arriva in ospedale. Sembra banale ma è una comodità incredibile. Sono ricoverato in una camera sterile che però ha un televisore, una poltrona e una cyclette che mi permettono comunque di fare qualche attività sia fisica sia mentale. Ho letto di camere sterili in altri ospedali che hanno solo il letto e “la comoda”. Ho voluto comunicare a più parenti e amici possibili la mia malattia e come ritorno ho avuto da subito un sacco di affetto e di energie positive. Tantissimi mi hanno dimostrato e mi dimostrano quotidianamente affetto e vicinanza. Il primo giro di chemio è andato molto soft, non mi ha dato particolari problemi con gli effetti collaterali. Un po' di inappetenza e qualche problema alla bocca che però si sono risolti in pochi giorni. E' stato forse un po' troppo soft anche con la malattia. Questo mi ha dato tanto tempo libero e sono riuscito a iniziare il blog e a leggere un bel po' di libri. Cosa che non facevo da troppo tempo. Sono riuscito ad andare a casa. Pochi giorni che però mi sono sembrati una vita intera. Sono rientrato per il secondo giro. In accordo con i medici questa volta abbiamo deciso di giocare più duro per fare veramente male alla malattia. Gli effetti sono stati molto più forti ma questo vuol dire che siamo andati a segno. Ho avuto poco tempo per tutte le cose che avrei voluto fare ma mi sono esercitato tantissimo alla lotta e alla meditazione. Da qualche giorno mi è venuta la febbre ma abbiamo già scoperto la causa ed è subito partita la cura mirata. Fra qualche giorno andrò finalmente a casa. Mi hanno già programmato il terzo giro che però sarà l'ultimo. Farò il famoso trapianto. Sarà molto impegnativo ma mi garantirà ottime percentuali che la malattia non si ripresenti più per il resto della mia lunghissima vita.

A voi la scelta del lato della medaglia. Io ho scelto molto tempo fa qualche lato della medaglia guardare. Scegliere un lato non vuol dire non credere che ci sia anche l'altro, anzi è proprio il contrario. Scegliere un lato è una decisione di massima consapevolezza dell'esistenza dell'altro. Scegliere il lato della lettura positiva sembrerebbe la cosa più facile ma lo è solo nella teoria perchè nella realtà è molto più facile scegliere la lettura negativa. Provate a riflette a quando sentite una storia o semplicemente guardate un telegiornale, quale è la lettura dei fatti che viene raccontata? Gli essere umani sono più attratti dalla lettura negativa delle cose sia che riguardino altri sia che riguardino se stessi. La lettura negativa da molte meno aspettative e quindi responsabilità, come si dice “si è già pronti al peggio”, “tanto peggio di cosi”, “il mondo è proprio uno schifo”... e altre centro frasi fatte che giustificano il brutto della vita. Accettare la negatività è più facile, non si deve dimostrare niente a nessuno, soprattutto a se stessi. Sappiamo tutti che la vita è uno schifo, ci viene insegnato da quando siamo piccoli: questo è solo un momento di passaggio, un momento di sacrificio per la conquista del paradiso. E invece no, scegliere la lettura positiva è il vero atto del libero arbitrio. Io scelgo di essere felice, io scelgo di lottare perchè qualsiasi cosa della mia vita sia comunque parte di un disegno di felicità. E' tutt'altro che facile e soprattutto richiede molte energie. Io vivo adesso. Scusate se vi sembrerò egoista ma non voglio sacrificare il mio adesso, l'unica cosa certa che ho, per un futuro che come vi ho già scritto non sarà mai parte della mia vita. Il futuro di adesso sarà il mio adesso di allora e quindi in quel momento del futuro sarò impegnato perchè sia un adesso felice. Il risultato non cambia, cambia il metodo.

martedì 23 febbraio 2010

LACRIME

Sono qui sdraiato in questo letto. Anche oggi è stata un'altra giornata dura. Una giornata di tensione e vorrei piangere. Non per disperazione ma per liberazione. Ho bisogno e voglia di sentire quelle calde gocce scendere dalle mie guance. Ho bisogno di sentire il mio corpo percorso dai caldi brividi dei singhiozzi. Ho bisogno soprattutto di sentire il conforto di un pianto liberatorio, di uno sfogo incontrollato di tutti i sensi. Ho bisogno di un momento di perdita di controllo. Ho bisogno di piangere. Ma non ci riesco. Non trovo più le lacrime. Mi sono guardato dentro il cuore, ho guardato anche infondo, infondo ma non le ho trovate. Ho guardato allora nella mente e nello spirito. Ma niente lacrime. Si, delle lacrime le ho trovate. Sono quelle dei bei momenti, sono le lacrime di gioia, quelle che amplificano i sentimenti positivi. Sono le lacrime che ho pianto quando ho visto Yara raggiungermi sull'altare accompagnata da Fabrizio, di quando sono nati Xandre e Kiki. Ma delle lacrime di cui ho bisogno io questa sera neanche l'ombra. Sono un uomo arido di lacrime. Ma dove saranno finite? Le ho già piante tutte? Ma se ci penso bene nella mia vita da adulto ho pianto veramente molto poco, anzi pochissimo. Un paio di volte non di più. E neanche pianti a dirotto, giusto il minimo indispensabile. Ecco, forse è proprio questo il motivo, ho lasciato che la mia fonte di lacrime di essiccasse. Ho sempre cercato di tenere il controllo, di impormi che piangere era un segno di debolezza e fragilità e che non bisognava farlo. Piangere non era da uomini. E adesso sono qui sdraiato in questo letto e non mi sento ne debole ne fragile, mi sento solo un uomo che ha bisogno e voglia di piangere ma non ci riesce.

CHIAVE INTERPRETATIVA DELL'AUTORE AL POST “CENERENTOLO E LA FATA HAWAIANA”

Noto con stupore quanto le donne ci tengano ancora a mantenere ben ancorata nella sfera femminile la figura di Cenerentola. Credo sia dovuto all'incredibile attrazione verso le super fashion scarpette di cristallo e soprattutto per l'ammirazione per Cenerentola che si è immolata al sacrificio più estremo di ballarci dentro tutta una notte senza dire neanche un “aia”. Non c'è esempio nella storia dell'umanità di un gesto di maggior devozione allo stile e alla classe femminile. La mia chiave è quella di aver dato un'interpretazione fiabesca a quel fenomeno che mi sta colpendo da qualche giorno. Mi sveglio super pimpante ed energetico ma poi puntualmente alle 10 crollo. Non un minuto prima, non un minuto dopo. Come per Cenerentola allo scoccare della mezzanotte tutto torna normale, da principessa torna sguattera. Cosi per me allo scoccare delle 10 del mattino da persona normale in grado di fare qualche cosa, torno quello straccio sdraiato sul letto che non riesce a fare niente. Narro che la mia fata Smemorina è in vacanza alle Hawaii perchè le 10 in Italia sono le 24 a Honolulo e quindi torna la storia de “allo scoccare della mezzanotte l'incantesimo svanirà!”. Liberi comunque di mantenere ognuno la propria interpretazione.

CENERENTOLO E LA FATA HAWAIANA

Penso che ve ne siate accorti tutti ma qui continua ad essere molto dura. Malessere diffuso associato a energie zero. Non preoccupatevi è normale, visto la bomba di chemio che mi hanno fatto. Che ribadisco era 30 (trenta) volte più forte del primo ciclo. Però da qualche giorno mi sta succedendo una cosa strana che vi voglio raccontare. Non riesco a ricordare quando ma qualche giorno fa è successo che.... il giorno prima era stata durissima e cosi anche la notte. Fortunatamente verso le 5 sono riuscito ad addormentarmi. Dormo di quel bel sonno profondo. Verso le 6, come tutte le mattine, mi bussano alla porta. “Buongiorno signor Alessandro, dormito bene?”. Domanda del cavolo, no non ho proprio dormito e adesso che ci stavo riuscendo sei arrivata tu a rompere le scatole... ma per cortesia rispondo: “Si, grazie. Non molto ma ho dormito”. Apro un occhio e noto che nella stanza c'è una luce strana, non ci faccio molto caso. Sarà un nuovo sintomo della chemio: alterazione della percezione della luce. Cerco di guardare chi è l'infermiera ma non riesco a riconoscerla. Però scopro che è lei che emana quella luce strana. Ha in mano una pila del cavolo e mi sembra di vedere che ha una cosa strana al collo, come una collana di fiori. Vedo anche che mi si avvicina con qualcosa in mano con la punta che luccica. Quasi una bacchetta magica. Si avvicina sempre più e inizia ad agitare quella cosa strana e sotto voce dice: “bididi... bodidi... bu!” e zac mi infila quel cavolo di ago nella vena. Parte dentro di me una bella imprecazione e mi addormento. L'ultima cosa che mi sembra di sentire è un “Aloa Alessandro”. Una mezzoretta dopo mi sveglio. Apro gli occhi e percepisco qualche cosa di strano. Un benessere diffuso in tutto il corpo. Non mi fanno più male le ossa, non ho nausea e anche le gengive sembrano ok. E' strano non ho dolori. Mi alzo e anche la stanza è diversa, mi sembra più accogliente e addirittura più grande. Fuori c'è il sole. O meglio cosi credo perchè c'è giù la tapparella ma dalle fessure entra una luce molto forte. Mi sento veramente come... bussano alla porta: “Buongiorno Alessandro, cosa vuoi per colazione?”, “caffellatte con biscotti, grazie”... come un principe, mi portano addirittura la colazione in camera. Infilo le Crocs che però trovo particolarmente fredde e pesanti, le guardo: sono di cristallo. Non mi ricordavo che Yara mi avesse comprato anche sto modello, mi devo ricordare di dirle che sono veramente scomode. Saranno fighe ma scomode. Vado in bagno e inizio a lavarmi, mi spoglio e guardandomi alla specchio mi trovo quasi fisicato. Faccio anche un paio di mosse da bodybuilder. Sto veramente bene e mi sento anche moralmente molto su. Faccio colazione e poi incredibilmente riesco a farmi i risciacqui senza accorgermene. Arrivano le infermiere per rifarmi il letto e scherzo un sacco con loro. Ci divertiamo proprio. Poi arriva il medico. Ok, con lui non mi diverto ma la visita passa veloce. Accendo il Pc del lavoro e inizio a rispondere a tutte le e.mail che ho in “posta in arrivo”. Incredibilmente dopo un sacco di tempo riesco a smaltirle tutte. La casella è vuota, sono veramente soddisfatto. Allora accendo anche il MAC e scrivo il post della giornata e lo pubblico. Ricontrollo la posta sul Pc del lavoro perchè nel frattempo sono tornate le e.mail di risposta. Sistemo anche quelle e … “DONG”. Cosa è stato? Mi guardo in giro ma è tutto normale. Qualcuno avrà fatto cadere una padella nel corridoio, speriamo fosse vuota, però il rumore sembrava proprio arrivare dalla camera. “DONG”. Un'altra volta, e sono sicuro che questa volta il rumore arrivava dalla camera. Cosa sta succedendo. La sedia inizia improvvisamente a diventare scomoda. “DONG”. Il collo, le gambe, la schiena. Stanno tornando tutti i dolori di ieri. “DONG”. Non riesco più a stare sulla sedia è troppo scomoda. Ma cosa succede? Mi sposto faticosamente sulla poltrona. “DONG”. Cerco di non perdere il controllo ma le energie stanno andando. Gli occhi mi pesano e bruciano. “DONG”. Chiudo gli occhi. “DONG”. Non serve sto troppo male. Decido di sdraiarmi sul letto. “DONG”. Faticosamente mi alzo e mi butto sul letto. “DONG”... “DONG”... “DONG”... “DONG”... e mi addormento dolorante e sfinito. Dopo qualche ora mi sveglio e tutto è tornato come il giorno prima. Male in tutte le ossa, nausea. Le solite cose, è inutile che vi faccio l'elenco. Anche la stanza è tornata nella sua sterilità. Ma cosa mi è successo? Ho capito. Quella delle 6 non era una vera infermiera ma doveva essere la fata Smemorina di cenerentola, che forse si trovava in vacanza alle Hawaii e non si era accorda del fuso orario differente. Dieci ore indietro. Quindi i DONG erano i rintocchi di mezzanotte di Honolulu! E questa storia si è poi ripetuta anche i giorni successivi. Mi sveglio con grande energie ma alle dieci la carrozza torna ad essere zucca e io a stare male. E pensate che non perdo nemmeno la Crocs di cristallo perchè le ciabatte le ho sempre tutte e due e quindi niente speranza che mi venga a cercare e salvare la principessa rosa.

sabato 20 febbraio 2010

UNA STORIA PER DUE AMICI SPECIALI

Alla fine degli anni '90, IlBravoRagazzo e IlSuoAmore si incontrarono in Pub sui navigli di Milano. Era una tiepida sera di inizio primavera. Come tutte le storie d'amore anche la loro iniziò nella totale indifferenza, anzi forse con un minimo di antipatia. IlBravoRagazzo quella sera fece delle affermazioni sull'America e sugli americani che a IlSuoAmore non andarono proprio giù. Fortunatamente a guidare il loro destini non fu la ragione ma il cuore, e incontro dopo incontro, serata dopo serata l'amore sbocciò e crebbe fino a diventare un fantastico amore. Da quella sera sono passati 11 anni, una convivenza, un matrimonio, due figli e tantissimi istanti. Moltissimi di felicità, alcuni di noia e alcuni anche di tristezza e dolore. Di cose insieme in questi 11 anni ne hanno fatte, e tante ancora devono farne. In questi 11 anni ci sono stati anche alcuni momenti di forte crisi in cui IlBravoRagazzo e IlSuoAmore hanno pensato seriamente di lasciarsi e di continuare ognuno per la sua strada. E di questi momenti ce ne sono stati molti più di quelli che molti pensano. I motivi dei disaccordi e delle litigate non arrivavano mai da loro due, dalla loro unione ma da fattori esterni che condizionavano le loro vite. Alcune volte il lavoro, altre la famiglia e altre ancora i soldi. Fortunatamente sono sempre riusciti a trovare la motivazione per andare avanti, che quasi sempre è stato il calore di un semplice abbraccio.
Qualche giorno fa IlBravoRagazzo e IlSuoAmore si sono ritrovati a parlare del senso della vita, ultimamente gli succede abbastanza spesso. Parlavano della loro vita insieme e dei grandi valori della famiglia. Ad un certo punto IlSuoAmore ha raccontato di quando la primavera scorsa, prima di rimanere incinta del LaPiccola, la loro seconda bellissima bambina, era talmente in crisi nei confronti di IlBravoRagazzo che aveva iniziato a cercarsi una casa per trasferirsi con il IlPiccolo, il loro primo figlio. IlSuoAmore raccontava del disagio di non sentire più quel legame di pelle che aveva sempre caratterizzato il loro rapporto. Di non sentire più IlBravoRagazzo parte del suo essere. IlBravoRagazzo ascoltava e faceva finta di capire e cercava di condividere ma in realtà non stava capendo, era smarrito. IlBravoRagazzo non si ricordava assolutamente di una crisi cosi forte e profonda. Si, ricordava che avevano deciso di non andare in Brasile insieme ma per lui era più per una questione di organizzazione del lavoro che per voglia di stare lontani. Anche lui aveva notato che in quel periodo si era allontanato da IlSuoAmore ma era nato IlPiccolo. Pensava che non sentire più IlSuoAmore sulla sua pelle era solo la conseguenza del fatto che adesso fra loro due c'era IlPiccolo. Anzi pensandoci bene era convinto che le cose stessero andando finalmente bene perchè dopo anni erano riusciti ad avere un figlio e finalmente il lavoro gli stava dando qualche soddisfazione dopo tanti anni di duro lavoro e sacrificio. Avevano anche smesso di parlare di andare a vivere da qualche altra parte del mondo. Per IlBravoRagazzo tutto filava liscio e si sentiva di aver trovato un equilibrio. Finito di parlare IlSuoAmore lasciò da solo IlBravoRagazzo che iniziò una lunga e profonda riflessione sul suo rapporto con IlSuoAmore. Si guardò nel cuore e ci trovò tante cose nuove, IlPiccolo, LaPiccola. Una serie infinita di bellissimi ricordi di loro tre prima e di loro quattro dopo. Ma si rese però conto che per trovare quel legame che aveva caratterizzato il bellissimo amore fra lui e IlSuoAmore dovette scavare e scavare. Poi lo trovò. Si rese conto che si era lasciato trascinare dagli eventi e che non era stato lui a guidarli. Si rese conto che aveva perso il giusto valore del suo rapporto con IlSuoAmore. Aveva confuso la nascita de IlPiccolo come l'evoluzione del loro rapporto. Quando in realtà ha poi capito che è invece, una cosa molto più speciale. E' un'amplificazione del loro rapporto. Ma per poter essere un amplificazione in nucleo del rapporto deve rimanere sempre lo stesso, quel rapporto speciale di contatto, di unione e di condivisione. I figli e le cose della vita non devono mai sostituire qualche cosa devono sempre aggiungersi a quello che c'è già. Adesso IlBravoRagazzo ha finalmente capito. Come sempre è stato fortunato perchè ha avuto la possibilità sia di ascoltare con attenzione IlSuoAmore sia di avere il tempo per riflette. E sono due cose speciali perchè la vita di oggi ci porta sempre più a non ascoltare e a toglierci il tempo per riflettere sulle cose. Adesso IlBravoRagazzo impegnerà tutto se stesso per ricreare quel link di pelle fra lui e IlSuoAmore. Ed è sicuro che basterà un istante, solo un istante di consapevolezza. Un abbraccio e tutto tornerà al suo giusto posto. In una famiglia il cuore pulsante deve rimanere sempre il rapporto fra la madre e il padre. Sono loro il motore, l'anima. La loro unione, il loro rapporto sono le radici su cui tutto è costruito. E solo forti e salde radici ben legate al terreno possono far crescere un albero alto e rigoglioso in grado di sopportare anche le tempeste più dure.
Come ho detto nel titolo questa storia è per due amici, due grandissimi amici che forse stanno passando quello che IlBravoRagazzo e IlSuoAmore hanno passato la primavera scorsa. L'unico consiglio che posso darvi è prendere il vostro tempo per parlare e riflettere e soprattutto parlate e riflettete sui motivi per cui volete essere una famiglia. Non concentratevi sulle cose che non vanno, se volete costruire qualcosa concentratevi sui valori che vi hanno fatto stare insieme fino ad adesso.

IL DITO DI MIA MAMMA

Mia mamma ha un dito, o meglio ha Il Dito. Precisamente è l'indice della mano destra ed è registrato alla CIA come un'arma di distruzione di massa. Il Dito è in grado di polverizzare, annullare, annientare, rendere zero qualsiasi cosa gli si ponga davanti. Se vi trovate davanti a mia mamma e vedete che sta alzando Il Dito verso di voi, scappate, correte, sparite. Questo non è un suggerimento, è una regola di sopravvivenza. Fortunatamente per l'umanità intera Il Dito è attaccato alla mano, la mano al braccio, il braccio al corpo e li in mezzo al petto c'è il cuore di mia mamma. Un cuore cosi grande e pieno di amore che riesce ad annientare l'incredibile pericolosità de Il Dito. Vi racconto questo perchè oggi è stata qui da me e mentre parlavamo ad un certo punto mi sono trovato Il Dito puntato verso il petto. Ho guardato Il Dito e sul mio volto si è formata una espressione di panico mista a disperazione. No, no, giuro non ho fatto niente di male!!!! Non ho rotto io il vaso di cristallo di Venini. Sono diventato piccolo, piccolo. Un playmobile. Poi Il Dito si è abbassato e tutto è tornato normale. Non mi ricordo il motivo del gesto ma Il Dito mi ha riportato alla mia infanzia. Al rapporto fra madre e figlio. Il rapporto molte volte conflittuale, in cui la madre di dice o ti impedisce di fare determinate cose per il tuo bene ma tu non capisci. Tu credi che sia solo un suo capriccio per imporre il suo potere e per limitare la tua libertà. Il Dito ha ridato il senso alle cose della mia infanzia, io figlio e lei mia mamma. Un equilibrio-disequilibrio che dura da sempre. Il Dito è forse più mio che suo, io sono quel dito. Io sono stato per nove mesi parte del corpo di quel dito. E' una cosa scontatissima ma impossibile da immaginare. E' come l'idea dell'infinito e dell'eternità. Concetti spiegabili e comprensibili ma non immaginabili. Sono i limiti dell'uomo. Ho 38 anni e per il primi 20/25 anni della mia vita mia mamma è stata la cosa più importante. Non mi vergogno a dirlo ma io sono stato un mammone, un gran mammone. Non sono andato all'asilo perchè “volevo la mamma”. Senza la mamma al mio fianco non muovevo un passo. Il mio punto di riferimento era lei e tutto la mia realtà passava attraverso di lei e i suoi occhi verdi. Poi ad un certo punto c'è stato il giusto distacco. Ovviamente non indolore. Ancora oggi, nonostante ci vogliamo bene come solo mamma e figlio si possono voler bene, nei nostro rapporto c'è sempre un po' di conflitto. Un po' di dolore di non essere più quell'unica cosa che eravamo.

CIAO MAMMA TI VOGLIO UN BENE GRANDE COME IL MONDO, E OGGI CANCELLO TUTTE LE TACCHE SUL MURO!!

UN SOLDATO E 100 GENERALI

Possiamo senza ombra di dubbio dire che dal 24 dicembre scorso io sono sceso in guerra. Una guerra spietata, una guerra all'ultimo sangue. Una guerra dove vince chi per primo uccide l'altro. Dal 24 dicembre tutte le mattine mi sveglio e inizio una nuova battaglia. Ci sono stati giorni in cui ho vinto io, giorni in cui ha vinto la malattia e altri in cui ci siamo ritirati entrambe. La giornata di battaglia inizia sempre con il briefing con il Generale di turno. Lui arriva qui, nel mio campo di battaglia e dice: “Saldato come è andata ieri la battaglia?”. Io gli faccio il resoconto dettagliato, gli dico se il nemico ha messo in campo nuove armi e quante sono state le perdite sui due fronti. Il Generale di turno prende appunti sul suo diario di guerra. Poi passiamo in rassegna le truppe, cioè io unico saldato. Peso, pressione arteriosa, battiti, saturazione del sangue e temperatura. Poi una veloce auscultazione degli organi di base, polmoni, cuore, intestino. Poi il Generale di turno consulta il suo Manuale di Guerra e impartisce gli ordini per la battaglia della giornata. Decide quali armi usare e se ho bisogno di qualche supporto trasfusionale. Il briefing si conclude sempre con il discorso del Generale di turno che dice: “Soldato su con il morale. Non si deve preoccupare perchè noi abbiamo già elaborato tutte le strategie e i protocolli di battaglia. Qualsiasi cosa succeda noi sappiamo già cosa fare e come rispondere. Per noi non ci sono sorprese, dobbiamo solo seguire attentamente la battaglia è già tutto scritto. Ad ogni azione abbiamo già previsto la reazione.” E il Generale di turno di quel giorno se ne va. Cosi tutti i giorni, cambia il Generale di Turno ma la sostanza è sempre la stessa. Io combatto e loro verificano e decidono leggendo il loro Manuale di Guerra. Per loro non ci sono imprevisti, ci sono solo variabili. I Generali di turno sono 100 e il soldato sempre e solo io.
I Generali di turno non combattono, dirigono perchè io ho una sola guerra da combattere, loro ne hanno tantissime da dirigere e seguire. E se i Generali di turno dovessero combatterle tutte a fianco del soldato non avrebbero le forze per arrivare alla pensione. I ruoli sono diversi e anche il modo di vedere la guerra. Loro sanno già a priori, quante guerre saranno vinte, quante saranno vinte ma con forti perdite e quante invece saranno perse. E' la legge dei grandi numeri. Sono le statistiche. Delle centinaia di guerre che vedranno nella loro carriera possono già prevedere i risultati. Per noi soldati invece non esistono statistiche, c'è solo un obiettivo vincere la guerra. Sconfiggere e distruggere il nemico. Niente numeri e variabili, solo il combattimento e la lotta. Far dialogare i Generali di turno e i soldati è quasi impossibile. I Generali di turno hanno sempre ben presente i numeri e con quelli comunicano con i soldati credendo che cosi il soldato non è ingannato, non è illuso. Ma noi soldati questa guerra possiamo solo vincerla o perderla, i nostri numeri sono sono 2. Ho vinciamo al 100% o perdiamo al 100%.

venerdì 19 febbraio 2010

UNA PROMESSA PER REGALO

Ciao piccolo grande Xandre. Oggi è un giorno importantissimo e bellissimo, oggi è il tuo compleanno. Compi 2 anni. Oggi tutti ti festeggiamo.
Riceverai un sacco di baci, abbracci, di forti strette e per tua fortuna anche di regali. Oggi per la nostra famiglia è la festa alla vita. Tu sei la dimostrazione tangibile e concreta di che cosa meravigliosa può creare l'unione di due persone. Xandre io ti ringrazio perchè ci hai regalato due anni fa il miracolo della tua nascita. Da quel momento tutto è cambiato e tutto ha preso un nuovo significato per noi. Un significato più pieno e profondo, dalla tua nascita ho capito perchè sono nato io. Oggi non ci vedremo, il mio nemico mi sta tenendo ancora all'angolo e non mi lascia un attimo di respiro. Ma fra pochissimi giorni tornerò a casa e allora festeggeremo insieme. Ti prometto che staremo insieme tutto il giorno, istante dopo istante fino a quando non ti stuferai di me. Sarò li a giocare a palla, con le macchinine e mi farai vedere tutti i bellissimi nuovi giocattoli che ti regaleranno oggi. Ti farò io il bagnetto e ti metterò a letto. E mentre saremo li sdraiati uno vicino all'altro nel buio, tu mi racconterai tutto quello che ti sarà successo oggi.
Oggi il mio regalo per te è una promessa. La promessa che farò di tutto per rendere speciale e fantastico ogni giorno della tua vita.

XANDRE AUGURI DA PAPA'!!!!

giovedì 18 febbraio 2010

LO STAMBECCO

Paolo, come promesso nel suo commento al mio post di ieri, mi ha mandato la fotografia dell'animale che secondo lui più mi rappresenta. Come potete vedere è uno stambecco femmina che domina il mondo dalla quota di 3.100 metri sul livello del mare. A voi i commenti!
Io mi sento onorato.

mercoledì 17 febbraio 2010

UNA STORIA PER A. E ALTRE DIVAGAZIONI

Oggi vi racconto una storia. E' la storia di un giovane di nome IlBravoRagazzo. L'autunno del '90 per IlBravoRagazzo fu un periodo molto particolare della sua semplice vita. Una vera e proprio rivoluzione. Fino ad allora IlBravoRagazzo aveva una vita ben segnata, la scuola alla mattina e lo studio, poco, e gli amici al pomeriggio. Niente grilli per la testa. A settembre di quell'anno IlBravoRagazzo aveva iniziato a frequentare l'università e in casa erano iniziate dei lavori di ristrutturazione e lui era stato costretto a trasferirsi a dormire e a studiare in un'altra parte delle casa. Senza che se ne rendesse conto forse alcuni dei suoi punti di riferimento e di equilibrio non c'erano più. IlBravoRagazzo era un entusiasta e quindi viveva con estremo ottimismo qualsiasi cambiamento e sembrava molto felice anche di questi ultimi.
Però un tardo pomeriggio di Novembre mentre si trovava in cucina iniziò a sentire un leggere fastidio alla testa, un pulsare nella parte posteriore. I primi minuti non ci fece caso ma il pulsare si fece sempre più forte e insistente. IlBravoRagazzo iniziò a prestare attenzione alla cosa, andò in salotto e si sdraiò sul divano. Passavano i minuti e tutto il mondo intorno a lui poco a poco spariva. Rimaneva solo il dolore alla testa. Tutto de IlBravoRagazzo era concentrato su quel dolore. Ad un certo punto penetrò nei suoi pensieri l'idea: “E' sicuramente un ictus e sto morendo”. Il suo corpo iniziò a tremare e niente riusciva a tenerlo fermo. Un tremore forte e continuo e tutto intorno il niente. Solo il pensiero “sto morendo”. Ogni cellula del suo corpo era un fremito di panico. Voleva alzarsi, correre da sua madre per dirle che stava morendo ma non riusciva a muoversi. Era solo, paralizzato dalla paura ed era sicuro che stava morendo. Passarono una decina di minuti ma per lui fu l'eternità. Quando oramai non aveva più energie il tremore iniziò a diminuire e lui riuscì ad andare a sdraiarsi sul suo letto e li si addormentò. La mattina seguente si svegliò scosso per quello che era successo ma il mal di testa non c'era più e lui era ancora vivo quindi ricominciò una delle sue solite giornate. Raccontò la cosa a sua madre che però gli disse di non preoccuparsi che non era successo niente e che lui era uno che si faceva troppo suggestionare. Passò qualche settimana senza che succedesse niente di particolare. La solita vita: l'università, i lavori in casa, il sabato sera con gli amici. Tutto normale fino a quando una mattina, verso le 6 si svegliò e sentì che il cuore gli sta battendo in modo irregolare. Aveva un ritmo strano e batteva molto più forte e veloce del normale. Sperò che fosse solo una cosa passeggera e cercò di riaddormentarsi. Ma non ci riuscì, si sentiva il cuore in gola. Era sdraiato sul letto, non si muoveva ma il suo polso dava 120 battiti al minuto. Cosa gli stava succedendo? La sensazione era la stessa dell'altra volta. Panico. Si alzò e andò in bagno per fare pipi, tremava tutto e gli sembrava che il cuore gli stesse per scoppiare nel petto. Era solo, tutti dormivano, avrebbe voluto svegliare sua madre ma sapeva già che cosa gli avrebbe detto: “non ti preoccupare non è niente, ti stai solo facendo suggestionare”. Ma lui stava male, il cuore gli stava veramente galoppando nel petto, non era un'invenzione. Continuava e continuava a misurarsi le pulsazioni e solo e sempre sopra i 120 e a volte il cuore cambiava ritmo, saltando qualche battito. Tornò a letto e cercò di calmarsi ma ecco che arrivò il pensiero: “stai morendo e non ci puoi fare niente”. Iniziò a tremare forte e non ebbe più il controllo sul suo corpo e sulla sua mente. Solo panico. Era solo tutto il mondo non esiste più, c'era solo lui con il suo male. Poi si addormentò sfinito. Dopo qualche ora si risvegliò, il cuore batteva regolare ma dentro di lui qualche cosa era cambiata. Gli si era insidiato il panico della morte. I giorni seguenti, le settimane seguenti il suo umore peggiorò. Non voleva più andare all'università, uscire con gli amici. Fare qualsiasi cosa che lo facesse uscire di casa. Aveva paura di rivivere il panico della morte. Era cosciente che in quei due episodi lui non stava morendo veramente ma quello che aveva provato gli si era attaccato dentro e lui non voleva più riviverlo. Aveva paura di riprovare quel senso di perdita di controllo e di totale annullamento del mondo. Poco a poco si rinchiuse in se stesso perchè nessuno capiva veramente la sua paura. Nelle settimane successive ebbe ancora un paio di episodi, uno la sera della vigilia di Natale. Fortunatamente la madre esasperata dal comportamento de IlBravoRagazzo, decise di portarlo da un neurologo che gli prescrivesse degli antidepressivi. Poi arrivò la primavera, la prima vera fidanzatina e tante altre cose che gli riempirono la vita. IlBravoRagazzo negli anni successivi si è ritrovato molte volte a pensare a quel periodo della sua vita, alle sensazioni che ha provato. Si è chiesto mille volte quale fu la causa scatenante ma non è mai riuscito a darsi una risposta convincente. IlBravoRagazzo sa solo che da quel momento la sua visione della vita è cambiata. Ha capito che non bisogna passare un solo istante a pensare alle cose brutte della vita, perchè quei pensieri arrivano comunque da soli, e ha messo la felicità al centro del suo cammino. Adesso IlBravoRagazzo è diventato un uomo con una moglie fantastica, due bellissimi figli e un sacco di amici che gli vogliono bene. Sono passati più di venti anni da quell'autunno, la depressione è stata definita “il male del secolo” e tutti oramai definisco quegli episodi come “attacchi di panico”. IlBravoRagazzo non è mai guarito veramente perchè dentro ha ancora ben chiara quella sensazione di panico, gli è successo nel proseguo della sua vita di stare ancora male ma è sempre riuscito ad uscirne sapendo che prima o poi sarebbe tornato il sole anche dal buoi più profondo. Oggi IlBravoRagazzo sta affrontando una dura prova, una di quelle che impegnano ogni particella del proprio corpo e della porpria anima. Ma l'essere stato male venti anno fa è un fortissimo aiuto, perchè ha già affrontato la paura e il panico della morte e quindi può concentrare tutte le sue energie sulla sua guarigione.
Ho deciso di raccontarvi questa storia perchè oggi c'è un altro IlBravoRagazzo che non sta bene, anche lui è un super entusiasta, razionalmente sa che la vita è bella e che deve essere vissuta a pieno ma poi quando si ferma ed è solo gli sembra che nulla abbia più senso. Che non ci siano motivi per cui fare un'altra bracciata. Vorrei solo che questo IlBravoRagazzo sapesse che ne uscirà, forse non sarà facile e nemmeno veloce. Magari avrà bisogno di aiuto e di qualche supporto chimico. Ma quando ne uscirà, e ne uscirà, sarà sicuramente migliore, più forte e soprattutto apprezzerà ancora di più la vita. Il percorso della consapevolezza del bello della vita deve passare dalla consapevolezza della sofferenza. Caro il mio IlBravoRagazzo non credere che il senso della vita sia fare grandi cose, avere grandi progetti e grandi pensieri. Tutte cavolate, noi viviamo solo una lunga serie di successione di istanti. Quello che noi possiamo vivere è solo l'adesso. Il senso della vita è vivere a pieno l'adesso. Ok, ci sono i ricordi del passato e le idee sul futuro. Ma non saranno mai la nostra vita se non li prendiamo e li portiamo nel nostro adesso. Il classico errore dei nostri giorni è proprio cercare di prendere il nostro adesso e portarlo o nei bei ricordi del passato o nelle speranze del futuro. Ma questo vuol dire non vivere. Il passato e il futuro sono importantissimi ma dobbiamo prenderli e portarli nell'adesso. Il passato e il futuro sono fonti inesauribili di energie e sentimenti. Dal passato dobbiamo prendere le energie dei bei ricordi e i sentimenti provati nelle esperienze più significative. Dal futuro dobbiamo prendere le speranze di una vita sempre più felice.
Fino a qualche tempo fa ero convinto che l'obiettivo fosse molto più importante del metodo per raggiungerlo. Che una volta fissato l'obiettivo era il metodo che doveva cambiare in base alle esigenze e alla nuove circostanze. Oggi credo il contrario, credo che la cosa importante sia il metodo. Il come si fanno le cose. E' l'obiettivo che può cambiare in base al cambiamento delle circostanze. L'obiettivo non è la realtà, è una proiezioni delle nostre azioni nel futuro e quindi non è la nostra vita. Il metodo, quello che facciamo istante dopo istante invece è la vita, ed è quella la cosa importante.
E adesso torno a riposare...

martedì 16 febbraio 2010

SOLO UNA QUESTIONE DI CHIMICA

Anche oggi il medico mi ha ribadito tutto felice che se sto male io vuol dire che sta male anche la malattia! Ha anche aggiunto che dovrei ancora peggiorare nei prossimi giorni. Secondo voi come mi sento? Sono incazzato come una biscia. Fanculo sta malattia del cavolo. Sono 6 giorni che non dormo, mi fanno male tutte le ossa, non riesco a tenere gli occhi aperti dal bruciore, sono perennemente intontito e infreddolito, se tengo troppo accavallate le gambe mi viene un livido dove la gamba si appoggia all'altra. Ho una fortissima nausea e continui tremori per tutto il corpo. Dall'altro ieri devo andare in bagno ogni 20 minuti. Ho la bocca cotta e mi sanguinano le gengive. Sintesi: sono uno straccio! Ma non posso farci niente e non ho le energie per risollevare la testa, per lottare e per recuperare. Forse non è neanche giusto che lo faccia, forse è giusto che mi sdrai sul letto, che chiuda gli occhi e che riposi in attesa di giornate migliori. Ma ho paura di perdere il controllo dei pensieri, di andare alla deriva e di non trovare più la via del ritorno. E tutto questo solo per una bastardissima questione di chimica, quando il valori saranno tornati normali, quando il mio corpo avrà smaltito il veleno della chemio, tutto sarà più facile e ricomincerò a vedere il sole fuori dalla mia finestra.

domenica 14 febbraio 2010

MAI ABBASSARE LA GUARDIA

Lo ammetto, mi sono fatto fregare. Venerdì ero esaltato e pensavo che il peggio fosse passato ma invece ieri sono arrivati gli effetti collaterali più forti della chemio. Che ovviamente vi risparmio. Adesso sono ancora a pezzi, spero di recuperare nella notte anche se le previsioni dicono che la cosa durerà per qualche giorno. Vorrei fare qualche considerazione su San Valentino e la festa degli innamorati ma mi mancano le energie quindi rimandiamo.

venerdì 12 febbraio 2010

E' ANDATA!

Mi piacerebbe scaricare una lunga e ben ricca serie di insulti alla ciclosporina ma alla fine, come mi ha detto ieri sera il medico, è “un salva vita”. E' quindi mestamente la ringrazio per quello che ha fatto e sta facendo per la mia guarigione. Soprattutto alla luce che per questo giro è andata e fortunatamente sembrerebbe andata bene. Questa mattina sono riuscito a farmi 3 ore di video conferenza con la rete vendite di Lurisia al completo, e ne sono veramente felice. Fino a ieri sera temevo di non riuscire a partecipare a causa della ciclosporina ma con l'aiuto di una doppia dose di valium di ieri e di due gazzose Lurisia questa mattina come colazione è andato tutto per il meglio. Anzi sono riuscito a far strappare la promessa a tutti che quando tornerò in ufficio per festeggiare si raseranno la testa. Oggi pomeriggio posso dedicarmi al fancazzismo più totale. Ok, lo ammetto è la normalità. Ma oggi lo godrò di più perchè questa mattina ho fatto una “dura e seria” riunione di lavoro. Pensate un po' che non è nemmeno stata aperta la solita Birra Lurisia delle 11.45 per aperitivo. Seri, seri fino in fondo.

giovedì 11 febbraio 2010

ANCORA IN PIEDI

Sono le 17.22 e sono ancora in piedi e non mollo. Questa mattina la dose di valium, la flebo di chemio e da 6 ora la ciclosporina. E sul tavolo delle infermiere la siringa di morfina già pronta. Ma per ora non mollo. Mi aspettano altre 6 ore di ciclosporina e un'altra flebo di valium. Lo stato mentale è di totale annebbiamento, la lucidità è sottilissima e molte volte sprofonda nell'intontimento. Le ossa iniziano a fare male e non riesco più a trovare una posizione comoda. Le piante dei piedi e i palmi delle mani iniziano a bruciale. Un forte tremore mi scuote ogni due minuti e non riesco a tenere ferme le gambe. Ma io non voglio mollare. Se mi sdraio è finita. Non credete che sia forza e determinazione è solo che se mi sdraio finisco in balia della ciclosporina e allora iniziano veramente i dolori. Devo tenere il controllo il più a lungo possibile. Ho un libro, la televisione e la tecnologia. Armi a mia disposizione.

mercoledì 10 febbraio 2010

SAPERE O NON SAPERE? NON SAPERE!

Nessun dilemma amletico, solo una pura considerazione. Oggi durante la visita settimanale del primario è uscita questa frase: “dobbiamo fare veloce con il trapianto perchè adesso sembra tutto sotto controllo ma con queste malattie non si sa mai come possano virare”. Secondo voi, dovrei interessarmi e cercare di capire cosa vuol dire “possono virare” o faccio finta di niente e archivio zitto, zitto la frase? Ok, deciso e nessun dubbio: archivio! Anzi ma di che cosa stavamo parlando?!!?

martedì 9 febbraio 2010

PURA CHIMICA

Questa mattina verso le 11.30, contro qualsiasi aspettativa mia e dei medici, ho iniziato a sentire un leggero languorino. Credo sia stato il training “pizza bianca romana”. Ho guardato nel cassetto del cibo per cercare qualche cosa da sgranocchiare. Nel cassetto si sono accumulati chili e chili di caloria dal dolce al salato passando da gusti improbabili. Ad un certo punto mi sono fermato è mi sono detto: “No, non c'è niente di sano. E' tutto cibo spazzatura, calorie, grassi idrogenati. Pura tecnologia alimentare. Ok, mi tengo il languore”. Chiudo un po' deluso il cassetto e mi giro verso la scrivania. Voltandomi mi impiglio nella flebo, guardo in cima al bastone di Mosè per vedere se è tutto ok, e cosa vedo? La boccia della chemio che da più di due ore mi stava iniettando nelle vene, goccia dopo goccia, il veleno per uccidere le mie cellula malate ma che per farlo mi ucciderà anche molte di quelle buone. Pura tecnologia chimica della farmaceutica... Ahh che buone le patatine all'aceto balsamico e i goldenfish con una favolosa gazzosa Lurisia unica cosa naturale del kit anti-languore. Chimica alimentare batte chimica farmaceutica 1 a 0.

lunedì 8 febbraio 2010

PESCI D'ORO

Nuotando, nuotando ad un certo punto può capitare di imbattersi in un branco di pesci d'oro. Piccoli, piccoli e luccicanti ma soprattutto buonissimi. Sono dei piccoli cracker aromatizzati al formaggio. Certi hanno anche disegnato il sorrisino. Sono i preferiti di Yara che se li fa mandare apposta dagli USA e oggi sono approdati di nei 18mq. Quando siamo giovani e iniziamo a pensare alle cose della vita, siamo portati ad immaginare che i grandi sentimenti sono accompagnati e sottolineati da grandi avvenimenti. Ma fortunatamente non è cosi. Oggi un piccolo sacchettino di pesciolini d'oro inaspettato mi ha riempito il cuore dell'amore di Yara.

domenica 7 febbraio 2010

RISOLLEVIAMOCI IL MORALE

E per farlo partiamo dalla gola. Dopo giorni in cui mi era impossibile pensare al cibo, finalmente oggi la mia mente può fantasticare. Ringrazio Anna che questa sera con le sue buonissime lasagne e ieri con i panzerotti al sugo mi ha fatto evadere da questi 18mq per ritrovarmi in quell'infinito mondo di sapori che c'è li fuori. A cosa penso? Niente di particolare o esotico, iniziamo con una bella pizza. Mangiata però in pizzeria. Una bella tonno, prosciutto, wuster e carciofi con una bella birra bionda fresca. Mi siedo e giù la prima boccata di birra, quella che ti rinfresca e di da il massimo. Poi arriva la pizza, ancora fumante appena sfornata. La mozzarella fila ancora e devi avvolgerla alla fetta con il coltello per poterla mangiare. Il primo morso, quello che ti riempie la bocca e un po' di sbava di sugo. Buonissima, chiudo gli occhi e assaporo. Un sorso di birra e via con un'altra fetta. E tutto con due patatine fritte li vicino come contorno. Oppure verso le undici di mattina per assecondare quel languorino dell'attesa del pranzo un bel pezzo di pizza bianca romana, imbottito di prosciutto crudo e mozzarella e anche qui con un bel bicchiere di birra. Seduti sul divano o a un tavolino di un qualsiasi bar di Roma. Il salato della pizza bianca che si mescola col dolce del prosciutto e della mozzarella. Con la farina bianca che ti sporca le labbra. Penso che se qualcuno vedesse la mia faccia in questo momento mi darebbe del matto, ma risentire dentro questi sapori mi sta dando delle sensazioni incredibili.

sabato 6 febbraio 2010

PASSO VERSO L'ORIZZONTE

Tutto è successo ma tutto deve ancora succedere. E' dura. Tantissimi punti di domanda, e ancora solo tanta speranza. Si vive facendo finta di niente, pensando al domani, come ieri pensavamo al domani. Ma non funziona. Un ombra vela i nostri pensieri, un dubbio che non vogliamo affrontare ma che c'è. Appena le energie calano, quello che ci sembrava facile diventa difficile, e quello che ci sembrava difficile diventa impossibile. Oggi è una giornata cosi, l'orizzonta ci sembra lontanissimo e oggi ancora più lontano. E' dura. Vorrei dire: “ok ragazzi tutti a casa, è finita” ma non posso, sono qui e qui devo restare. Non posso pensare a cosa c'è li fuori altrimenti questa sera rischio di impazzire. Vorrei uscire per dare un bacio a Xandre e addormentarmi con lui nel suo letto, vorrei tenere in braccio Kiki per vederla ridere. E soprattutto vorrei svegliarmi domani mattina abbracciato a Yara, a modi cucchiaio e stare cosi per ora. Sentire e respirare il profumo dei suoi capelli, condividere il ritmo del suo respiro. Coccolarmi nel calore del suo corpo. Sentirmi una sola cosa con lei. Posso solo chiudere gli occhi e cercare nel mio cuore tutte queste sensazione che fortunatamente ho già vissuto e provato. Trovarle tutte e farle una sola. Sommarle, amplificarle, esaltarle fino a quando non mi scoppieranno nel petto e mi daranno le energie di cui ho bisogno questa sera per fare il prossimo passo verso l'orizzonte.

LA PRIMA BRACCIATA

Spinta con le gambe, fuori la testa, una bella boccata d'aria e via con la prima bracciata. L'importante è coordinarsi, i piedi sempre in movimento per la stabilità e il giusto ritmo fra bracciata e respiro. Ritmo e concentrazione. Minimizzare l'impatto con l'acqua per creare un movimento fluido. L'acqua è il veicolo, non l'ostacolo. In mente un solo pensiero, il movimento armonico con l'acqua. Capirò di aver raggiunto il mio obiettivo quando non avrò più la forza per un'altra bracciata. Allora felice mi fermerò. Mi riposerò immobile fino a quando non sentirò che sarò pronto per un'altra nuova prima bracciata e allora felice ripartirò.

venerdì 5 febbraio 2010

TANTI AUGURI A VOVO

Amici miei uniamoci tutti e mandiamo un SUPER AUGURI a Vovo, la fantastica nonna di Yara, che oggi compie 100 anni.

ECCOMI

Ok 36 ore di blackout, vi risparmio la cronaca ma vi dico solo che è stata molto dura, fino ad ora il peggio. La causa una super dose di ciclosporina. Adesso sembra che ne sia uscito ma giovedì prossimo ci sarà il secondo giro... Mi scuso con tutti quelli che mi hanno mandato messaggi, telefonato e cercato di prendere contatto con me. Non avevo e non ho le forze per rispondere, ma vi prometto che poco a poco recupererò. Vi chiedo solo di non chiedermi come è andata e soprattutto non parlatemi di cibo, altrimenti rischio il collasso.

mercoledì 3 febbraio 2010

SIAMO TUTTI DEI PESCI

Questo post in risposta al commento di Massimo. E' inutile negarlo, siamo tutti dei pesci. Da dove veniamo? Arriviamo tutto da quel famoso organismo monogellulare che una cometa di passaggio trilioni di anni fa ha lasciato sulla terra e che per sopravvivere si è rifugiato infondo al mare. Infondo al mare perchè li era protetto dai raggi incandescenti del sole, l'acqua è stata la sua culla e lo ha protetto. Li lui ha potuto iniziare il suo lungo viaggio dell'evoluzione. Adesso parte di quell'organismo mono-cellulare è qui che sta battendo su questa tastiera. Dentro di me, dentro di voi, dentro tutti gli esseri viventi c'è ancora lo spirito di quel nostro antenato, cosi lontano nel tempo ma cosi importante per tutto. E la prima sua grande sfida è stata quella di dover iniziare a nuotare, perchè solo le cose che si muovono vivono e si evolvono. La grande sfida del nuotare è ancora ben viva dentro le nostre ossa, i nostri muscoli e la nostra mente. Nuotare è una sfida che coinvolge tutto il nostro essere. Il corpo, la mente e soprattutto il cuore. Da quella grande sfida dobbiamo imparare che l'obiettivo non è arrivare da qualche parte, l'obiettivo è muoversi, dimostrare di essere vivi e di essere bravi pesci.

IL GIRO DELLA MIA VITA IN 80 FOTO

Vi avevo scritto che fra le varie attività del primo giro c'era quella di fare una selezione delle migliori fra le più di 18.000 fotografie che ho. Con la prima selezione sono arrivato a 2.400, poi a 1.300 e via cosi fino a 80. 80 era il quantitativo necessario per fare un poster collage da poter poi portare in ospedale in questo secondo giro. Il poster è stato fatto ed è venuto benissimo. In realtà hanno stampato 81 foto, 9 file per 9 fotografie. Hanno stampato due volte la fotografie di me e Yara in viaggio di nozze in Polinesia. La selezione non era sulla bellezza della fotografia ma sul suo significato. Non è stato facile selezionarne solo 80, e più guardo il poster e più mi rendo conto che ne mancano tantissime. Sono quasi tutte fotografie che ritraggono persone, anzi l'unica senza persone è quella fatta a Leo, il miglior amico/pupazzo di Xandre. Per me è importantissimo perchè dopo la mamma è la cosa più importante per lui insieme al ciuccio e quindi lo è per me. Lo rappresenta. E' un leoncino tenero, tenero come è Xandre. In questi due giorni mi sono ritrovato molte volte davanti al poster a guardare e riguardare le fotografie. Ognuna è una finestra su un momento di felicità, di serenità. Su un bellissimo momento della mia vita. Non sono immagini, non sono insieme di colori e forme. Sono link per la memoria. Uno sguardo è dentro di me ritrovo tutte le emozioni, tutte le voci e il calore di quei momenti. Sono rappresentazioni della mia vita. Sono flaconi di energia appesi alla parete, sempre li pronti ad essere usati e soprattutto che non si esauriscono con l'uso. Ci siete quasi tutti voi, ma come ho detto 80 sono veramente troppo poche e quindi qualcuno di voi manca. Anzi siete in tanti a mancare. Ho iniziato ad usare seriamente la macchina fotografica solo negli ultimi anni e quindi ho un forte buco nei link della mia memoria meno recente. Ma non preoccupatevi è comunque tutto dentro di me. Il proposito però è quello che continuerò anche in futuro a fare fotografie e fotografie anche se qualcuno, scherzosamente, mi chiama il “giapponese” di famiglia.

martedì 2 febbraio 2010

NON CHIAMATEMI PIU' BRAVO RAGAZZO

Questa mattina ho fatto le mie prime tre ore di chemio e adesso alle 22.43 inizio la seconda terapia della giornata. Altre tre ore. Sinceramente non mi cambia molto perchè sono idratato 24 ore su 24 e quindi il famoso filo è comunque sempre attaccato. L'unica differenza è che adesso i fili sono 2. Bene, si terranno compagni fra di loro, perchè la mia intenzione è di dormire. Non preoccupatevi, tutto è regolato da una piccola pompa appesa al bastone di Mosè che gestisce i flussi e nel caso di malfunzionamenti inizia a suonare tipo sirena dei pompieri. Questa pompa è molto utile ma ha il vizio che ogni tanto va in allarme, ovviamente è tarata in modo di suonare anche se non serve piuttosto di non suonare quando serve. Il classico messaggio è “Aria nel sistema”. Qualche bollicina del cavolo che blocca tutto. Allora arriva l'infermierina di turno, schiaccia, io credo a caso, due o tre bottoni e tutto torna a funzionare. Salvo il fatto che l'allarme riparte dopo pochi minuti, e cosi fino a quando il tutto si risolve miracolosamente. Speriamo che questa scena non si ripeta soprattutto perchè è di turno Ivan, molto bravo anche lui, ma meno piacevole alla vista. Qualcuno si starà dicendo: “ok, per questa spiegazione tecnica ma cosa centra con il titolo del post?”. La risposta è “niente”, è stata solo un intro di cronaca.
Il primo mese passato qui è stato un momento di pausa, i quattro giorni passati a casa sono stati invece un momento di grande lavoro di riflessione ed evoluzione. Ho capito tante piccole cose della mia vita passata e presente. Ho capito alcuni meccanismi del mio carattere e dei miei comportamenti. Ovviamente non è stato un percorso che ho fatto da solo, c'era qualcuno ad aiutarmi. Un professionista. La cosa più importate che ho capito su me stesso è che il 23 dicembre ho smesso di essere un ragazzo e sono diventato un uomo. Il 23 dicembre la vita mi ha chiamato all'appello e mi ha detto che ero giunto ad una nuova fase. Il 23 dicembre la vita mi ha detto “adesso ci sei tu e la tua malattia da combattere e tutto il resto avrà valore solo se la sconfiggerai”. Se fino ad allora avevo sempre avuto la possibilità che qualcuno mi aiutasse facendo le cose al mio posto, che fossero lavorative o no, da quel momento non era più cosi. Solo io posso portare a termine questa lotta, posso essere aiutato dai medici e da tutti voi ma la battaglia la devo combattere e vincere io. E la differenza fra un uomo e un ragazzo è proprio questa, il ragazzo può sempre tirarsi indietro e lasciare che qualcuno più grande e forte di lui combatta al suo posto. L'uomo non può esimersi dal combattere. Non è una questione di età, ci sono uomini di 12 anni e ragazzi di 50. E' una questione di responsabilità. Ho lavorato molto sull'interiorizzare questo concetto, non è stato facile. Uno crede che sia il precorso della vita a guidarti fra le varie fasi. Prima bambino, poi ragazzo e in fine uomo. Si crede che non siamo noi a decidere quando passare da una fase all'altra ma che avviene e basta. Ma in alcuni casi invece il passaggio avviene per una presa di coscienza, così come è avvenuto per me. Prima pensavo che il considerarmi ancora un ragazzo fosse un valore aggiunto, un modo per “rimanere giovane”. Proprio qualche giorno fa una cara amica mi ha mandato un messaggio con scritto “Ciao bell'uomo, come va?”, e io le ho risposto “uomo a chi? Io sono ancora un ragazzo”, credendo che fosse la cosa giusta da dire. Adesso ho capito che la mia battaglia può essere vinta solo da un uomo e io voglio, devo vincere questa battaglia. Il ragazzo sarà sempre parte di me, del mio passato e del mio spirito. Ma adesso per vincere devo esser un UOMO. Il bravo ragazzo non c'è più.

lunedì 1 febbraio 2010

GIOCO DURO

Una frase che mi è sempre piaciuta è: “Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”. Vi dico questo perchè domani inizia il mio secondo giro di chemio che questa volta sarà più duro del primo. I fatti dicono che il primo giro non è andato a buon fine, non c'è stata la RC, la Remissione Completa. Contro quanto ha scritto Paolo nel suo commento all'altro post, il primo round è andato alla malattia. Quindi questa volta la potenza di fuoco della chemio sarà molto più alta, farmaci più forti e a maggiore dosaggio. Come in tutti i video giochi che si rispettino, il secondo schema è sempre più difficile del primo. Ci sono nuovi nemici da combattere e nuove armi da usare. In questo giro ci sarà anche la possibilità di una temporanea perdita dell'uso della parola, di forte arrossamento degli occhi, più ovviamente tutto quello del primo ma in versione più forte. Avrò perso il primo giro, ma ho perso ai punti. Sono stato in piedi fino al gong, e spero di fare cosi anche in questo secondo giro. Sono pronto, però più che mai ora ho bisogno di voi, dei vostri pensieri positivi. Voi siete il settimo cavalleggeri, siete i rinforzi che arrivano al momento giusto. Voi siete pronti? Si, lo so che siete pronti. Quindi ri-programmate le vostre sveglie, concentratevi sulla visione della mia vita futura felice con la mia famiglia e preparate tutti i vostri pensieri positivi. Da domani si combatte. E' ora che NOI DURI iniziamo a giocare!

SECONDO GIRO DI GIOSTRA

Sono tornato nei 18mq. Prima di varcare la porta non ero troppo demoralizzato. Mi ero fatto già tutti i miei schemi mentali e avevo alzato le mie difese. Anzi, l'impulso era quello di “dai entra che prima inizi, prima finisci”. Sono entrato e istante dopo istante le cose sono campiate. Ho trovato tutto come l'avevo lasciato. Il letto al suo posto, il tavolino vicino la finestra e il mini frigo per terra uso tavolino. Questi oggetti che credevo appartenessero comunque a una parte della mia vita, non li riconosco più. Sono stato a casa solo 4 giorni ma mi sembra di non dormire nel letto dei 18mq da anni, secoli. Forse non ci ho mai dormito veramente. Sono su questa scrivania a scrivervi ma la sensazione è di malessere, non ho mai provato sistemazione più scomoda. No, questa non è la mia normalità. Nel primo giro di giostra il colpo iniziale è stato cosi forte che per non andare in sovraccarico mi sono spento. Come il salvavita dell'impianto elettrico delle nostre case. Arriva una scossa cosi forte che per non bruciare tutto, il salvavita scatta e isola l'impianto. E senza saperlo sono rimasto spento fino a quando non ho rivisto Mr X mercoledì. Credevo che il mio galleggiare fosse la giusta reazione, quella equilibrata. Ma la verità è che mi ero spento e quindi non potevo muovermi. Adesso però sono acceso e vigile. In questo secondo giro di giostra smetterò di galleggiare e nuoterò. State pronti a rivedere tutte le vostre credenze!

PS E CHE NESSUNO SI AZZARDI A DIRE BEN TORNATO!!!