domenica 29 maggio 2016

Non puoi cambiare tu e non puoi cambiare gli altri. Non crederci.

Non puoi cambiare. Non puoi cambiare tu, è non puoi cambiare gli altri. Ce lo ripete ogni volta che proviamo a cambiare, a essere protagonisti della nostra vita. E’ inutile, sei fatto così, lascia stare, sono tutte fatiche sprecate. Ti sembrerà di cambiare per un po’ ma poi tornerai quello di prima, quello che sei. Peggio ancora se provi a cambiare gli altri. Tu sei fatto così, quante volte ci abbiamo provato? Sempre lo stesso risultato, tu sei fatto così, è inutile carcera di cambiare.
Il nostro cervello ce lo ha detto tantissime volte.
Ma allora nasciamo “già fatti così”? Perché se nasciamo “già fatti così”, allora posso ammettere che non possiamo cambiare, ma se invece nascessimo “da fare” e ci facessimo vivendo, perché non potremmo cambiare?
Io credo che nasciamo “da fare”, che giorno dopo giorno ci facciamo, giorno dopo giorno cresciamo nel nostro essere. Ogni giorno cambiamo, ma non perché non siamo più quelli del giorno prima ma perché siamo qualcosa di più rispetto a quelli che eravamo il giorno prima. Si continua a crescere.
La parola chiave è proprio crescere. Ammettiamo che si possa crescere e cambiare quando siamo bambini, ragazzi, giovani, poi basta. Da un momento in poi iniziamo a dire che non si può più  cambiare.
Associamo il cambiare dell’essere con il cambiare dell’aspetto. Fin che cresco nel corpo, posso crescere nella persona. Cambiamo radicalmente nell’aspetto fino ai 20, 25 anni? Allora possiamo cambiare nell’essere fino a quell’eta.
Sono convinto che questo sia dovuto al fatto che viviamo in modo passivo la nostra vita. Cambiamo fino a quando in modo passivo, ci troviamo a vivere nuove esperienze. Con le nuove esperienze si cresce e si cambia. Quando siamo giovani le nuove esperienze sono tantissime e quindi cresciamo tantissimo. Poi tendiamo a stabilizzarci, a vivere nella nostra routine e allora smettiamo di crescere
“Ci facciamo” in modo passivo.
E se cambiassimo atteggiamento? Se diventassimo attivi nel nostro vivere? Se decidessimo di essere presenti nel nostro qui e ora, nel nostro presente, sempre come protagonisti della nostra vita.
Sono convinto che potremmo cambiare, crescendo.
Ci vuole coraggio, perché vorrebbe dire vivere una strada nuova ogni istante, una strada non ancora percorsa che non conosciamo. La strada che ci può però portare dove vogliamo andare noi.
Non cambiare, vuol dire percorrere la strada della sicurezza, quella che conosciamo, che molte volte non ci piace nemmeno, ma che ci fa meno paura.
Accettiamo che il passato non lo possiamo cambiare, quello che è stato è stato, ma prendiamo consapevolezza che questo non vuol dire assolutamente che allora non possiamo cambiare il nostro presente per cambiare il nostro futuro.
La scelta è nostra. Se troviamo il coraggio di affrontare la paura del cambiamento, la paura di sbagliare, se troviamo il coraggio di affrontare cose nuove, di uscire dalla nostra zona di conforto, se lottiamo con il nostro cervello perchè non ci proponga i soliti schemi, scuse e giustificazioni per non fare, allora cresciamo e diventiamo quello che vogliamo veramente essere. La frase è al presente perchè il presente è l’unico momento in cui possiamo agire e cambiare.





giovedì 19 maggio 2016

Organizzarmi e usare l'agenda...

Ci sono. Non sono partito per nessun viaggio, mi devo solo organizzare meglio e tornerò a scrivere di più, ne ho bisogno. La mia voglia di fare, abbinata alla scarsa energia rende tutto leggermente complicato. Non c'è giorno che non aggiunga qualche nuovo progetto, attività, nella mia lista dei To Do, senza ovviamente togliere niente.

Il nostro cervello non ha il senso del tempo e ci permette di aggiungere cose da fare all'infinito. Mi capita spesso di svegliarmi la domenica mattina, dicendomi: "oggi voglio fare, questo, questo e quest'altro", poi arrivo alla sera avendo fatto un decimo delle cose che volevo fare alla mattina. Per questo è fondamentale organizzarsi definendo le priorità e le urgenze delle cose e poi mettere tutto nell'agenda.

In questi giorni, sto cercando di organizzare le idee, i progetti e le priorità per poi partire. Fondamentale è anche programmare il riposo, la stanchezza rende tutti gli sforzi di una buona organizzazione vani. Devo smettere di fare il supereroe, come in questi giorni. Faccio delle Dance Time senza energie che hanno come unico risultato il farmi demoralizzare.

sabato 14 maggio 2016

Il tranello delle aspettative

Capita che programmiamo la nostra vita sulle aspettative. Scegliamo la scuola superiore per l'aspettativa di un lavoro ricco di soddisfazioni e soldi, ci sposiamo per l'aspettativa di una vita felice e piena d'amore. Scegliamo in base alle aspettative.
Quindi le aspettative sono un elemento molto importante nella nostra vita, direi quasi fondamentali. Basiamo molte delle scelte più importanti della nostra vita, proprio sulle aspettative, ma cosa sono le aspettative?
Visto la loro importanza, è giusto farsi questa domanda. Il Dizionario Garganti scrive: "quello che ci si aspetta", ed è proprio così, le aspettative sono quello che "aspettiamo" che succeda. Ovviamente le aspettative normalmente sono positive, tutti vorremmo che le conseguenze delle nostre scelte siamo cose positive per noi. Passiamo molto tempo a pensare alle aspettative delle nostre scelte, anzi molte volte diamo più importanza all'aspettativa che alla scelta stessa. Questo succede spesso nel matrimonio, ci sposiamo già proiettati nell'aspettativa di ritrovarci con il nostro compagno, mano nella mano, a ottant'anni a godere di un tramonto spettacolare su una spiaggia tropicale. Vi ritrovate? Io si.

Ma attendere, aspettare è non fare, è non agire. Se basiamo le nostre scelte sulle aspettative, vuol dire scegliere e aspettare che qualche cosa, che qualcuno agisca per noi, per dare un risultato positivo alle nostre scelte. Aspettare vuol dire, proiettare il nostro qui e ora nel futuro, senza azione.

Per me, questo non funziona perché vuol dire delegare la nostra vita, vuol dire non vivere, sperare non mettendosi al centro, facendo passare il tempo in modo passivo senza agire.

Le scelte devono essere fatte per un obiettivo, non per un'aspettava. Scegliere per un' obiettivo, vuol dire anche definire le azioni necessarie per raggiungerlo. Le azioni sono il fare, fare noi, agire noi per la nostra vita. Definire un obiettivo, implica il definire il tempo di realizzazione. Scelgo una scuola perché voglio, entro qualche mese dal termine, lavorare in un determinato campo, e finito la scuola agisco perché questo succeda. Scelgo di stare con una persona perché ho l'obiettivo di essere felice qui e ora, da subito, nel presente, con quella persona e ogni giorno faccio qualche cosa io perché questo avvenga.

Vivere sulle aspettative, per me, vuol dire non vivere nel presente, vuol dire portare la nostra realtà nel futuro e li rimanere attaccati alle belle emozioni legate all' aspettative positive, con il rischio, certezza, che a un certo punto realizziamo di non aver veramente vissuto, e li nascono i problemi.

Regola: Non scegliamo per le aspettative, scegliamo per i nostri obiettivi e agiamo con il fare per raggiungerli. Dobbiamo essere noi i protagonisti della nostra vita.

lunedì 9 maggio 2016

I primi minuti sono stati un disastro, cadevano le connessioni....

E’ evidente che imparo più facilmente facendo o guardando fare. Mi è molto più difficile imparare leggendo le nozioni. Non sono uno da prima la teoria e poi la pratica. E’ sempre stato così, credo che la cosa sia legata alla mia dislessia e al problema di collegare le parole scritte con il loro significato. Me la so cavare nel fai da te, perché da bambino ho guardato per ore gli artigiani che venivano in casa per i vari lavori, e qui ringrazio mia mamma che ogni 3 anni rifaceva metà casa.

Sapete come funzionano i miei post, mentre scrivo, ragiono. Sto riflettendo sul fatto che una delle cose che mi piace di più nella vita, è il fare, ma il fare con l’obiettivo di migliorare le cose, il fare per avere alla fine un risultato.
Sicuramente questo è dovuto alle tante ore passate a guardare mio Padre che lavorava. Ho poca memoria di lui che faceva lavori ripetitivi, ho tantissima memoria di lui che pensava, provava, progettava, studiava e faceva qualche cosa per migliorare le sue aziende.

Come ho scritto, ho passato anche tante ore a guardare gli artigiani che venivano e che facevano qualche cosa per migliorare la casa. L’elettricista che metteva delle nuove luci, l’idraulico che installava un nuovo lavandino o il falegname che costruiva una nuova libreria. Il lavoro degli artigiani è quello di migliorare le cose, attraverso la loro esperienza e sapere e la loro capacità nel fare, soprattutto con le mani.
A me piace fare quando ho come risultato qualche cosa che migliora la situazione di partenza. Molte volte mi incasino nel fare, perché non ho le competenze, l’esperienza e la capacità ma ci ho sempre provato, e nel provare qualche cosa ho fatto e imparato.
Forse è anche un discorso di impazienza. Mi metto in testa che voglio qualche cosa e non ho la pazienza di aspettare, di trovare qualcuno che faccia la cosa per me. Mi ci metto e provo io. Qualche esempio? Le prime radio che ho montato sulla mia macchina. Non volevo portare la macchina dall’elettrauto e quindi ci ho provato. Prima di capire l’importanza di collegare i poli in modo corretto, qualche finale l’ho bruciato anche io. O quando, preso dal trip del radio-amatore, ho montato una antenna stellar, 6 metri di altezza, da solo cadendo rovinosamente dal tetto. Alla fine l’antenna era un po’ storta, perché caduta con me, ma per qualche anno ha svettato sul camino di casa nostra. Quando ho fatto la rete telefonica dell’ufficio di mio padre ad Arese o la prima rete dati in quelli di Abbitegrasso e Lurisia. Miracolosamente funzionanti. O come l’altra settimana, quando mi sono messo a sistemare la rete dati/telefonica di questa casa.
E’ un pregio/difetto, pregio perché qualche volta riesco a fare quello che voglio, difetto perché altre volte mi incasino e sono poi costretto a sistemare i danni.
Però la voglia di fare è più forte della paura di incasinarmi, della paura di sbagliare.


Perché questo ragionamento sul mio imparare con il fare? Perché questa sera ho trasmesso in contemporanea la Dance Time su Periscope e su Live di Facebook e mi sono incasinato. I primi minuti sono stati un disastro, cadevano le connessioni. Diciamo che non è filata liscia ma alla fine, in qualche modo, ci sono riuscito. Questo ragionamento, perché mi sono chiesto: “sei stanco, hai gli occhi a pezzi, chi te l’ha fatto fare di incasinarti con questa cosa?” La risposta è quanto scritto sopra, per me il fare è uno stimolo fortissimo.

mercoledì 4 maggio 2016

Vivere vuol dire emozionarsi...

Una delle considerazioni che maggiormente mi ha cambiato il modo di vedere le cose, di vedere la mia vita e il mondo, è l’evidenza che noi viviamo a emozioni. Belle emozioni come la felicità, la soddisfazione, la realizzazione, l’eccitazione, la serenità, l’amore. Emozioni neutre, come l’apatia, la noia e brutte emozioni come la tristezza, la rabia, la sofferenza, la delusione, l’odio.
Provate ad andare nella vostra memoria, troverete dei ricordi associati a immagini ma soprattutto associati a emozioni. Immagini che vi riporteranno a delle emozioni belle, brutte o neutre. Provate ad andare anche nel vostro futuro, quando pensate a cosa potrà accadere, immaginate sempre delle situazioni legate a immagini ed emozioni.
Vivere nel presente, nel qui e ora, vuol dire vivere nell’emozione del momento. Tutto quello che noi consideriamo mondo reale, le cose che ci circondano, le persone con cui parliamo e interagiamo, alla fine si traducono in momenti di emozione per noi.
La vita è un susseguirsi di emozioni.
I nostri 5+1 sensi raccolgono le informazioni dal mondo esterno, il cervello le elabora e le trasforma in emozioni.

Se vivere, vuol dire emozionarsi, per quanto mi riguarda, ho deciso che voglio vivere belle emozioni. Voglie essere felice e cercherò nel mondo esterno a me quelle cose che saranno strumento per la mia felicità. Già la consapevolezza di essere vivo è un’evidenza oggettiva che diventa strumento di felicità.