sabato 24 dicembre 2016

Ascoltare tutto...

Il rumore silenzioso di una foresta che cresce, dell'energia del trasformare di milioni di alberi.

Il fare silenzioso di un Mondo che cresce, dell'energia del migliorare di milioni di persone.

Il rumore dirompente di un albero che cade, di una bomba che esplode, di un urlo di dolore.

Il sibilo del soffio di un bacio, del cuore in un abbraccio.

A noi il compito di ascoltare tutto con attenzione.

sabato 17 dicembre 2016

E' colpa di...

Ho l'amante, è colpa di mia moglia che non mi capisce. Sono grasso, è colpa della pubblicità delle bibite gasate che mi inganna. Ho fatto un lavoro in nero, è colpa dello Stato che è ladro. Ho parcheggiato nell'area per i disabili, è colpa del Comune che non ha fatto abbastanza parcheggi. Ho scaricato un film da internet, è colpa dei cinema che fanno pagare troppo i biglietti. Ho chiamato l'amico medico per saltare la lista d'attesa per la Tac, è colpa dell'ospedale che non compra un altro macchinario. Ho preso una multa, è colpa del Comune che vuole fare cassa. Ho perso un cliente, è colpa del concorrente che fa i prezzi troppo bassi. Non faccio sedere la vecchietta, è colpa delle Ferrovie che non mette abbastanza convogli. Non mi sono fermato, è colpa del gatto che si è buttato.

Ha l'amante, è un porco. E' grasso, è un ingordo. Lavora in nero, è un ladro. Ha parcheggiato nell'area dei disabili, è un mostro. Scarica i film da internet, è un pezzente. Ha saltato la lista d'attesa per la tac, è un infame. E' passato ai 100 all'ora, è un assassino. Ha perso un cliente, è un incapace. Non fa sedere la signora anziana, è un maleducato ignorante. Non si è fermato, è un verme.

Se cerco una colpa a un mio errore, quasi sicuramente sto evitano di prendermene la responsabilità, con l'impossibilità di imparare da questo e migliorare per non commetterlo più. Non posso imparare da un errore, se non parto dall'ammettere di averlo fatto, prendendomene la responsabilità.

Se giudico male una persona per l'errore che commette, quasi sicuramente non ho provato a mettermi nei suoi panni per capirne i motivi, con l'impossibilità di imparare dal suo comportamento errato. Non posso imparare da un errore commesso da un'altra persona, se non ammetto di poter compiere anche io lo stesso errore.

martedì 13 dicembre 2016

Ignoro tantissime cose e non solo...

Ignoro tantissime cose, dei miei studi non ricordo niente, spesso non metto le doppie e mi capita di scrivere ha senza h. Qualche congiuntivo l'ho uccido anche io. Non sono esperto di niente. Odio Siri e non riesco mai a trovare le cose con Google. Parlo malissimo l'inglese e non lo capisco. Di dialetto non se ne parla. Cammino poco, non ho mai fatto seriamente sport nella mia vita. Commetto un sacco di sbagli ogni giorno. Non so niente sul vino, giusto bianco e rosso, tre vitigni piemontesi che però non so riconoscere. Non mi piacciono le bollicine, mi danno acidità. Sto un sacco di tempo su Facebook. Mi capita di parlare male delle perso, sono pieno di dubbi. Ho viaggiato pochissimo. Mangio con la forchetta nella destra e il coltello nella sinistra e così apparecchio la tavola. Mangio da McDonald's, e non sono neanche sicuro che si scriva così. Mi mangio le unghie e anche le pellicine, che poi sanguinano e si sporca tutto, fino a quando non arrotolo e stringo il dito nel fazzoletto di carta. Da ragazzo non mi lavavo i denti prima di andare a letto. Non ricordo i titoli e i cantanti delle canzoni, ne gli autori e i titoli dei libri. Vedo 3 film all'anno. Un casino tra me e la mia ex moglie. Ho un mutuo da pagare. Compro il quotidiano ma leggo solo i titoli. Al semaforo cado in tentazione con l'igiene nasale, dico a tutti di rispettare le regole ma vado ai 180 in autostrada. Non ricordo le cose. Sono pieno di tante intenzioni e pochi fatti. Sono pelato. Ho buttato un sacco di gomma da masticare dal finestrino, ed è la cosa di cui più mi pento nella vita. Non chiamo mai gli amici, ho fatto soffrire della gente. Non dico abbastanza ti voglio bene a mia mamma e a mio papà. Mangio la carne e mi spiace per loro, ma un paio di gatti li ho tirati sotto con la macchina, e non mi sono fermato. Sono ansioso, ho mille paure e mi faccio mille pippe mentali. Odio il mio lato superstizione, e mi tocco quando vedo un carro funebre vuoto. Se ne vedo due in un giorno vado in para. Sono arrogante nel giudicare gli arroganti. Fino a due minuti fa pensavo che senziente fosse sinonimo di arrogante, mi ero confuso forse con saccente. Faccio finta di accettare quelli che la pensano in modo diverso da me. Sono razzista coi razzisti e comunque i più ladri e violenti sono quelli la, è una questione di razza. Se Renzi sia un ladro e un santo non lo so.

Sono sicuro di avere altri mille difetti ed è per questo che ogni giorno cerco di accettare come sono, di migliorarmi dove riesco e di imparare qualche cosa di nuovo con la curiosità.

Cerco di accettare i difetti degli altri, sperando che anche loro facciano la stessa cosa con me.

Quando ci renderemo conto che nessuno è perfetto, che tutti hanno qualcosa di migliore di noi, e noi di loro, finalmente, con animi sereni, inizieremo a guardare tutti insieme l'orizzonte, e non più i piedi del nostro vicino.

sabato 10 dicembre 2016

Scelgo la speranza

È arrivato il momento di scegliere, è arrivato momento di fermarsi un attimo per decidere. Io non credo, non credo che vincerà la rabbia, la paura. Non credo che siamo tutti dei ladri, dei truffatori, dei meschini, degli approfittatori. Si alcuni, ma io guardo le persone intorno a me, guardo i loro cuori, attraverso i loro occhi e vedo cose diverse. Vedo persone deluse, persone sfiduciate, persone spaventate. Persone inconsapevoli. Persone che vorrebbero agire, reagire ma non trovano la forza, persone che si sentono sole, abbandonate. Persone con grandi cuori e grandi sogni nascosti, che hanno paura di tirar fuori, che hanno paura di vivere per non rischiare di rimanere deluse.

È il momento di scegliere se far vincere la speranza o far vincere la paura. Io scelgo la speranza, io scelgo di guardare, di ascoltare le tantissime persone oneste. Scelgo di stare dalla loro parte, scelgo di essere come loro. Scelgo di ignorare con forza gli impostori, che per i loro interessi ci vogliono far tremare di paura, che ci vogliono immobili, paralizzati. Che non vogliono che reagiamo e agiamo, con la forza della speranza, per un mondo migliore, più libero, più giusto. Dove l'unione delle diversità, la condivisione di diverse esperienze saranno gli strumenti più potente per costruire il nostro futuro, il futuro di chi verrà dopo di noi.
Lo dobbiamo a chi ha sofferto, lottato, a chi ha combattuto, a chi ha patito la vera fame per costruire il mondo di cui oggi ci lamentiamo tanto, ma che per loro sarebbe un paradiso.

Scelgo di ignorare, di non ascoltare i disfattisti, gli uomini con i manganelli, i cerca colpe, gli urlatori. Scelgo di mettere le mie energie nel fare per un mondo migliore, nel dare fiducia alle persone, nel trarre dalle mie paure l'energia per trovare il coraggio di accettarle per poterle superare.

Scelgo la speranza che sarà più forte la voglia di un mondo migliore che la paura di cambiare.

Ok proviamoci, ok facciamolo.

Ok proviamoci.
Oggi sono particolarmente abbattuto, stanco. Questa notte non ho dormito a causa di una fastidiosissima tosse. Devo fare un lavoro molto importante per venerdì ma non riesco a iniziare, parto e mi fermo. Parto, mi fermo e mi demoralizzo. Mi gira la testa, se mi concentro sul mio corpo, sento dolore, nausea e la testa che gira. È da un paio di settimane che mi sembra di avere problemi nel concentrarmi, nello stare nella realtà. Arrivo da un periodo molto faticoso, sia per il fisico sia per la mente. Tanto stress e bocconi amari da ingoiare. Sarà così ancora per un bel pezzo. Dall'altra parte, il mio corpo, la mia mente chiedono riposo. Lunedì inizio un'altra settimana di terapia, sarà l'undicesima quest'anno. Sono a terra, mi è difficile scappare dai miei incubi, dalle mie paure.
Ma, ok proviamoci.
A questo stato mi ci ha portato la mia mente, ci sono arrivato io da solo. Gli eventi, i fatti, tutto quello che è fuori di me, sono le scuse, le giustificazioni ma mai la causa. È un periodo difficile ma anche intenso e ricco di nuove cose. Faticoso ma anche vivo. Sono io, che non sto più lottando, sono io che non sorrido più.
Ok, facciamolo.
Se dovessi morire domani, la cosa più stupida da fare adesso, sarebbe piangermi addosso. Sarebbe, raccontare le mie pene, le mie sofferenze. Dare soddisfazione a quella parte di me, che cerca compassione, che cerca un "poverino". Se dovessi morire domani, oggi DEVO vivere. Quante volte l'ho detto, quante volte l'ho scritto. DEVO chiudere gli occhi, respirare, indossare il mio miglior sorriso e trarre dalle cose belle della vita le energie per affrontare la realtà, accettano che il mondo è imperfetto ma consapevole che sono io che guido il mio destino, che scelgo la realtà da vivere.

martedì 6 dicembre 2016

Una tavola rotonda con i cavalieri del NO e del SI, ma tutti senza spada...

E poi adesso, mi piacerebbe tanto che ci sedessimo a una tavola rotonda per ascoltare chi ha votato NO e chi ha votato SI. Un ascolto aperto, totalmente attento alle parole, non per sapere perchè hanno votato SI o NO, non per contestare o approvare le motivazioni, ma un ascolto per capire e cercare di vedere la realtà come la vedono loro, per capire le loro ragioni. Sono sicuro che tutti hanno scelto, il proprio SI o il proprio NO, con le migliori intenzioni, sicuri che fosse la scelta giusta. 

Mi piacerebbe riuscire a farlo, perché ci permetterebbe di ampliare la nostra visione del mondo, della realtà. Perché ci permetterebbe una maggiore consapevolezza dei tanti punti di vista, con la speranza di trovare una visione comune, su cui costruire quell'unione di intenti e di azione necessaria per migliorare veramente questa realtà, questo mondo. 

Per fare questo dobbiamo avere tutti la grandissima capacità di ammettere di poter avere torto, la capacità di essere aperti alla visione degli altri. 

Mi piacerebbe tanto perchè è evidente che in questo momento gli Italiani hanno almeno due visioni della realtà molto diverse, apparentemente impossibili da coniugare, e l'unica certezza che ho è che per migliorare la situazione, dobbiamo agire tutti insieme, e farlo in fretta. Lo dobbiamo ai nostri figli.

sabato 19 novembre 2016

Chi è il vero nemico da combattere...

"Grande Ale, sei un vero combattente!"

Quante volte me lo hanno detto in questi anni, e quante volte io non ho capito chi stavo combattendo. Ovvio, per tutti il mio nemico, la cosa da combattere, era la malattia, ma non per me. La malattia è sempre stata fuori dalla mia vita, ho sempre cercato di non pensarci, di guardare avanti, di accettarla per superarla. Di concentrarmi su tutto il resto. Ho sempre pensato che la mia stanchezza fosse la conseguenza del vivere e non del combattere.

Però è vero, la lotta c'è. Ci sono sere che mi sento vincente e chiudo gli occhi col sorriso, ci sono altre sere, tante altre sere, che mi sento sconfitto e chiudo gli occhi per non vedere. 

Le ultime settimane sono state molto dure, è sono state tante le sere in cui ho chiuso gli occhi per spegnere la mente, per trovare sollievo, per darmi una pausa.

Negli ultimi giorni mi sono chiesto tante volte, perché sto così male, dove spendo tutte le mie energie, chi è questo nemico da combattere.

Ho cercato, ho pensato, volevo vedere il mio nemico negli occhi. Guardarlo negli occhi, trovare le ultime energie per scatenare la battaglia finale. Mi sentivo stremato, sentivo che non potevo resistere ancora. Da vincente o da perdente, volevo comunque che questa lotta finisse. La necessità del riposo era più forte della voglia di vincere.

Non ricordo come, non so come, ma poi ho capito, poi l'ho visto il mio nemico. Il mio nemico sono io. E' la mia mente, il mio nemico è dentro di me. Non lo vedevo, non potevo vederlo, perché cercavo nel posto sbagliato, cercavo negli eventi, nelle persone, nella sfortuna. Cercavo fuori da me.

Il mio nemico, è la giustificazione, è la scusa che trovo ogni volta che dovrei agire per reagire. Il mio nemico, è la paura di sbagliare, la paura di quello che potrebbero pensare gli altri, il mio nemico è dare peso a quello che dicono gli altri. Il mio nemico è la mia insicurezza, è la mia paura.

E' vero, la mia è una lotta dura. La lotta contro la mia voglia di arrendermi, di lasciarmi guidare dagli altri e dagli eventi. E' una lotta contro il mio immobilismo, contro il mio vittimismo, contro il dare la colpa di tutto agli altri. E' una lotto contro l'arrendermi, contro il lasciami sopravvivere.

Lotto perché voglio essere io a decidere, voglio essere io alla guida del mio destino, perché voglio essere più forte delle mie scuse e giustificazioni. Lotto perché voglio vivere. Lotto perché voglio essere felice.

Mi guardo in giro è vedo tantissime persone arrabbiate, deluse, che passano la vita bloccate dalle loro scuse e giustificazioni. Tantissime persone che trovano la soluzione della loro infelicità, della loro insoddisfazione nel dare la colpa agli altri. Tantissime persone immobili, ferme sulle loro intenzioni, incapaci di agire per raggiungere quello che vorrebbero, incapaci di trasformare le intenzioni in fatti. Tante persone che non sanno cosa vogliono veramente.

Ho capito che la lotta continuerà finchè vivrò, e spero di lottare il più a lungo possibile.

Tutti dobbiamo scegliere per cosa lottare. Io ho scelto, ho scelto di essere felice e lottare per questo.

martedì 15 novembre 2016

Problema e Sfida

E poi mi accorgo che mi basta cambiare la parola "problema" in "sfida" per fare diventare tutto più chiaro, per ritrovare l'energia per agire, per rialzare lo sguardo, per accendere il mio miglior sorriso. Per capire che la differenza la faccio io e che quella sfida è arrivata per permettermi di migliorare, di crescere. Quella sfida, che diventi medaglia o cicatrice, è comune la mia vita.

domenica 13 novembre 2016

SOGNO, VISIONE, PASSIONE, VITA.

Chiudi gli occhi e cerca il TUO SOGNO. Cerca quel sogno che ti fa battere il cuore più forte, quello che ti fa sbocciare il tuo miglior sorriso, quello che sbriciola tutte le tue paure.
Prendi quel sogno e trasformalo nella TUA VISIONE. Visualizza tutti i dettagli, tutti i particolari di quella visione. Senti i profumi, vivi tutta l'intensità dell'emozioni di quella visione. Apri gli occhi e agisci perché quella visione diventi la TUA PASSIONE, diventi la TUA VITA.
SOGNO, VISIONE, PASSIONE, VITA.

lunedì 7 novembre 2016

Ho voglia di vomitare tutto quello che ho dentro ma andrà tutto bene.

La voglia è tanta, forse addirittura è necessità. L'ira è fortissima. Ho voglia di urlare, di incazzarmi e di vomitare tutto quello che ho dentro.

Abbiamo un problema, allora uniamoci per capire la causa e agiamo tutti insieme per risolverlo. Tutti insieme con lo stesso obiettivo. Invece? Invece l'istinto è tirarsi indietro, è cercare le colpe e le giustificazioni per quello che è successo. È questo che mi fa incazzare, è questo che mi fa stare male.

Noi siamo diversi, noi sappiamo che se lo scafo della nave ha una falla, la prima cosa è chiuderla, poi fare in modo che non se ne aprano altre e solo dopo, solo alla fine, capire come mai si è formata la prima e imparare perché non succeda più. Noi sappiamo che non ha senso, che è una pratica suicida, che è una stronzata, guardare la falla e chiedersi chi è stato a farla, di chi è la colpa.

Si, è atteggiamento comune, si, è un brutto atteggiamento comune. Facebook è pieno di post e di commenti di persone che scrivono solo per dire, per indicare, per puntare il dito su chi è il colpevole, il presunto colpevole di questo e di quello. La colpa dei migranti è di questo, la colpa della crisi economica è di quello. Siamo arrivati all'assurdo del dare la colpa del terremoto alla vendetta del Signore per i matrimoni gay.

Pensate, se la prima volta che mi hanno diagnosticato la leucemia mi fossi impuntato a cercare di chi fosse la colpa, pensate poi alla seconda e alla terza volta. Forse è lì, anzi è sicuramente lì, che ho imparato che non serve a niente cercare le colpe, chiedersi il perché è successo proprio a me, ma serve capire le cause, e con la leucemia è già un bel casino, ma soprattutto è importantissimo, è la cosa più importante, concentrarsi sul come imparare da quello che è successo e agire di conseguenza. Dalla mia esperienza ho capito che l'unica cosa che posso fare è godere in felicità ogni istante della vita che mi resta da vivere. Non ho il controllo su quanta vita potrò ancora vivere, ma ho il controllo su come viverla, e qui voglio fare la differenza, e qui devo dimostrarmi di aver capito e devo farlo stando nel qui e ora, stando nel presente, guardando le cose belle della vita e accettando quelle brutte, e lo devo fare con il sorriso.

Se c'è un problema dobbiamo come prima cosa agire immediatamente e con determinazione per arginare e minimizzare i danni causati dal problema, subito dopo cercare le cause del problema per capire come risolverlo e prevenire perché non si ripeta, facendo di questa esperienza un momento di crescita.
È importantissimo in questo processo, avere la consapevolezza delle cose su cui si ha il controllo o comunque la possibilità di agire con efficacia e quelle cose che non dipendono da noi, che non possiamo modificare. Nella fase di risoluzione e prevenzione del problema, non ha senso concentrare energie sulle cose su cui non possiamo influire, devono essere prese come dato di fatto, e concentrare i nostri sforzi sulle cose che possiamo modificare.

Quando si parla di colpa, quando si cerca la colpa, si fa sempre riferimento a persone, ma le persone sono la causa solo se c'è dolo o negligenza, se l'azione è compiuta volontariamente per causare dei danni. In questo caso non siamo davanti a un problema ma a un delinquente che si merita la giusta punizione secondo la legge. In tutti gli altri casi, dobbiamo cercare le cause nelle procedure, nei comportamenti delle persone e non nelle persone, nella non corretta formazione delle persone e nella non corretta consapevolezza delle conseguenze delle azioni.

Quando i problemi sono gravi, più i problemi sono gravi, e più dobbiamo vedere nell'unione delle persone il modo migliore per risolvere questi problemi.

Tutti abbiamo delle capacità e attraverso l'unione e la condivisione di queste capacità possiamo risolvere i problemi. Attraverso l'unione e la condivisione, queste stesse capacità aumentano in modo esponenziale e nessun problema è irrisolvibile.

Questo è uno di quei momenti in cui devo riuscire a chiudere gli occhi, fare un profondo respiro, mettermi il mio miglior sorriso e dire "ANDRÀ TUTTO BENE!" e andrà tutto bene perché siamo un gruppo speciale.

martedì 25 ottobre 2016

Oggi un soffio di vento.

Giornata difficile, molto difficile. Una di quelle che era da tanto tempo che non mi capitava. Una di quelle giornata dove ogni cosa gira storta, dove le sfide tornano a essere problemi. Dove mi sento solo, molto solo, troppo solo. Dove vorrei degli occhi ad ascoltarmi, ma non ci sono. Dove avrei bisogno di quelle parole, per ridarmi la giusta prospettiva, ma non ci sono.

Il mondo dei feliciani mi sembra lontano anni luce, ma era il mio mondo. Li stavo bene, li ero felice, li eravamo in tanti anche se i letti erano solo due.

Tutto questo NON ha senso, i problemi di oggi sono solo un soffio di vento, nel mondo dei feliciani era la tempesta della mia salute a riempire le giornate. Non c'è più il bastone di Mose, non c'è più il liquido arancione e la morfina, ma tutto mi sembra più difficile, mi sembra impossibile da affrontare.

Ho paura, ma non capisco di cosa. E' una sensazione che conosco, una sensazione profonda dentro di me. Se chiudo gli occhi, la ritrovo in tutta la mia vita. E' una sensazione dell'infanzia che non mi ha mai lasciato, è sempre li, nel mio profondo, e ogni tanto riaffiora e mi sconvolge.

Ma forse il mondo dei feliciani non è poi così lontano, forse, anzi, il mondo dei feliciani è qui più che mai. Questo è proprio uno di quei momenti in cui l'arma più forte è il sorriso, quel sorriso che devo indossare, che mi è difficile indossare, che quasi mi fa male. Quel sorriso che sto indossando, che mi crea vertigini, troppo è il conflitto con la paura. Devo continuare a sorride. È un gesto fisico, come alzare un braccio, lo posso, lo devo fare.

Sto sorridendo e il soffio di vento è tornato a esser solo un soffio di vento...

mercoledì 19 ottobre 2016

Perchè mi devo arrabbiare ogni volta che guardo FB

Anche questa sera, come tante altre, leggendo i post su FB mi sono arrabbiato. Si, la prima domanda è:"Se ti fa arrabbiare, perchè guardi FB?", domanda sensata.
Non è FB che mi fa arrabbiare, ma quello che ci scrive la gente. Non usare FB, non guardare FB, per quello che la gente ci scrive, è come se smettessi di usare la macchina perchè tantissimi superano i limiti di veloci in autostrada, o parcheggiano nei posti dei disabili senza esserlo. Non confondiamo lo strumento con chi lo utilizza.

In particolare questa sera mi sono arrabbiato per un post che criticava la moglie di Renzi, perchè, al posto di andare in classe a fare lezione, è una maestra, ha accompagnato il marito al ricevimento che Michelle e Barack Obama hanno organizzato per il Primo Ministro Italiano, alla Casa Bianca.

Sterilizziamo la questione dalla politica e dei giudizi su Renzi, secondo me la signora Agnese Renzi ha fatto benissimo ad andarci, sono sicuro che sia stata un'esperienza unica, che tutti vorremmo vivere, che le avrà dato tanto e che in qualche modo potrà trasmettere ai suoi alunni. Non so se sia una brava o una cattiva maestra, ma credo che uno dei valori che debba avere ogni maestra è il bagaglio delle esperienze da trasmettere ai suoi alunni. Per me la maestra deve essere principalmente una racconta storie, che con le sue parole fa vivere agli alunni storie fantastiche, e quale storia è più bella di quella del ballo alla corte del re?

martedì 18 ottobre 2016

Nessuno è perfetto.

Nessuno è perfetto. Tutti abbiamo delle caratteristiche positive e delle caratteristiche negative, delle capacità e delle incapacità. Non conta se abbiamo più positività o più negatività, quello che conta è essere abbastanza umili da ammettere le proprie imperfezioni, quello che conta è cercare di accettare e gestire le negatività ed esaltare e amplificare le positività.

Non è facile, ammettere le proprie negatività in maniera obiettiva, senza vittimismo o rassegnazione, è veramente difficile. Per il nostro cervello, le nostre negatività, quello che non sappiamo fare o facciamo male, sono la miglior scusa per giustificare i nostri comportamenti sbagliati. "Cosa ci posso fare, è che sono fatto così".
Sentirsi vittime, vuol dire non prendersi la responsabilità di poter reagire e agire contro le incapacità, soprattutto se sono le nostre. Una miglior coscienza dei nostri limiti, è il primo passo per poterli superare, così come una miglior coscienza delle nostre positività è il primo passo per migliorarci.

Per dare valore al nostro agire, non dobbiamo solo limitare le nostre negatività, così ci standardizziamo, dobbiamo concentrarci sui nostri talenti, cercando di migliorali sempre di più. Se vogliamo fare la differenza, se vogliamo dare valore alla nostra vita, e soprattutto se vogliamo divertirci, dobbiamo usare e amplificare nostri talenti.

È molto più difficile agire, è molto più faticoso agire, è più facile rimanere fermi a giustificarsi delle proprie mancanze.

L'autocoscienza è importantissima e si basa sul non giudizio, ma sulla capacità di autoanalisi delle proprie caratteristiche e comportamenti. Sull'analisi dei fatti e non delle intenzioni.

sabato 15 ottobre 2016

La scuola che vorrei per i miei figli.

La scuola che vorrei per i miei figli è quella in cui:
Il soggetto è l'ALUNNO, non l'insegnate.
Il verbo è APPRENDERE, non insegnare.
L'obiettivo è FORMARE, non occupare.
Ci sono alunni DIVERSI, non alunni bravi e cattivi.
L'aula è il MONDO, non una stanza chiusa da una porta.
Si apprende con le BELLE EMOZIONI, non si insegna con le punizioni.
I compiti sono CORRERE NEI PRATI, TOCCARE LE CORTECCE DEGLI ALBERI E FARE PUPAZZI DI NEVE E TUTTO CON I COMPAGNI E AMICI, non rimanere in casa da soli a scrivere su quaderni bianchi e a quadretti, senza uscire dai bordi.
ma soprattuto dove non si sta zitti ma si RIDE, si RIDE DI CUORE TUTTI INSIEME

Generazione di supereroi per necessità!

Lo zio disse al nipote:"Da un grande potere derivano grandi responsabilità" ma a noi nessuno disse:"Da un grande casino vi toccano grandi responsabilità".

A noi nati in quella generazione di mezzo fra gli anni '60 e '80, nessuno ha detto che ci sarebbe toccato sistemare i casini fatti dai nostri genitori e nonni, e tutti quelli prima di loro. È proprio così, loro hanno fatto il casino e ora a noi la responsabilità di agire per sistemare le cose. 

Tutte le generazione prima della nostra hanno affrontato un sistema di evoluzione molto diverso da quello che stiamo affrontano noi. Hanno affrontato un sistema basato sul migliorare le condizioni di vita, principalmente dal punto di vista economico, del benessere, dei diritti e libertà, rispetto alle generazioni precedente, più semplicemente rispetto a quelle dei loro genitori. 
All'inizio, fino a qualche secolo fa era un migliorare la sopravvivenza quotidiana, poi si è passati a una sopravvivenza anche per le generazioni future. Più recentemente, l'evoluzione ha iniziato a riguardare anche gli aspetti del benessere personale e sociali, oltre agli aspetti economici, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 10 dicembre 1948, gli aspetti dei diritti, delle libertà e delle pari opportunità sono diventati importanti. Un sistema evolutivo che guardava al futuro, cercando di migliorare il passato. 

La nostra generazione non può cercare solo di migliorare il passato, ma deve soprattutto concentra le energie per risolvere i problemi causati dagli errori nell'agire delle generazioni precedenti. Non voglio condannare nessuno. Escludendo i delinquenti, tutti hanno agito in buona fede, ma senza la completa consapevolezza delle conseguenze nel medio lungo periodo. Anche se potessimo tornare indietro, e fossimo noi al loro posto, senza la consapevolezza che abbiamo oggi, sicuramente rifaremmo quanto hanno fatto i nostri genitori e nonni. 

Grazie a quello che sappiamo oggi, siamo la prima generazione che non può pensare solo al nostro benessere e a quello dei nostri figli e nipoti. Siamo la prima generazione che deve pensare e agire per salvare il pianeta Terra. Siamo la prima generazione che ha una scadenza, che non può rimandare, che prima di pensare a se, deve pensare agli altri, al Mondo. La prima generazione che deve porsi dei limiti. 

Siamo la prima generazione che deve porsi dei limite, dei limiti per raggiungere quello che è da sempre il nostri primo obiettivo, dare continuità alla specie umana, e grazie alla consapevolezza che abbiamo oggi, questo vuol dire dare continuità a tutto il pianeta Terra e ai suoi abitanti.

È una sfida impegnativa. Le questioni da affrontare sono tantissime e tutte molto complesse e i nostri mezzi sono pochissimi e non abbiamo tempo per tergiversare. 

Quando eravamo piccolo, le nostre favole, i nostri cartoni animati narravano di supereroi che dovevano salvare il Mondo dall'invasione dei mostri, dalla distruzione totale. Adesso quei supereroi dobbiamo essere noi, tutti noi. 

Lo devo ai miei figli.

Dobbiamo essere supererori ma non abbiamo super poteri, qui nessuna lama rotante o alabarda spaziale, nemmeno un briciolo di raggio fotonico. Cavolo, nemmeno la polvere magica di Pollon.

La nostra arma deve essere l'agire insieme adesso, solo la forza del TUTTI INSIEME ADESSO, può salvare il pianeta Terra. 

Quindi smettiamo di fare quello che stiamo facendo, smettiamo di agire sono per noi stessi, di dare la colpa di tutto al nostro vicino di casa e al politico di turno, smettiamo di pensare solo all'oggi e a noi. Rendiamoci conto che questo porterà alla distruzione del Pianeta, forse già alla fine della nostra generazione. 

Ai tanti che pensano che sto esagerando, la mia domanda è:"Abbiamo tempo per capirlo?" Non sono abbastanza le evidenze che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi per capire che qualcosa nel pianeta Terra è cambiato?

Sì, fa paura pensarlo, soprattutto se mi sento solo nel pensarlo. Io sono solo, piccolo e il problema è enorme e mi fa molta, moltissima paura. È una paura fortissima: FINE DEL MONDO, fine di tutto per me e per i miei figli. Anche nella bibbia la fine del mondo, l'Apocalisse, è il passo più potente. 
I nostri primordiali istinti ci spingono con un'incredibile energia, quella della sopravvivenza, a fuggire dall'idea della fine del mondo, ci porta a non pensarci. A noi il non scappare, a noi il trasformare questa energia in agire per fare il possibile per evitarla questa fine del mondo.

Mentre scrivo questo post, il mio cervello mi sta proponendo mille scuse, giustificazioni per non pensarci, per far finta di niente e per tornare al mio quotidiano, già pieno dei miei piccolissimi problemi. Il mio cervello mi dice:"Non ti preoccupare che alla fine l'uomo se l'è sempre cavata", "i temporali ci sono sempre stati", "tu da solo non puoi fare niente", "che se ne occupino i nostri genitori e nonni, che hanno fatto il casino", "lo risolvano quelli delle scie chimiche", "sono i governanti che ci devono pensare", "tu hai altri problemi", "pensa ai tuoi di problemi", "ci sono troppi interessi che tu non conosci", "è tutta una montatura per tenerci impegnati, mentre c'è qualcuno che fa i suoi interessi indisturbato", "sono solo cose che fanno leggere i giornali" e potrei andare avanti a oltranza, vista la difficoltà del problema il mio cervello dimostra un'incredibile creatività per cercare di convincermi a non fare niente, per non far fatica lui a trovare una soluzione a un problema così grande e difficile. Ma se tutti ci lasciassimo convincere dal nostro cervello e nessuno agisse? 

La soluzione è sempre la stessa, il problema è così grande che c'è solo TUTTI INSIEME ADESSO.

Non abbiamo più la giustificazione di non essere consapevoli delle conseguenze del nostro agire, quello che facciamo noi ha una conseguenza, sempre. Dal fare la raccolta differenziata, al buttare per strada un mozzicone di sigaretta, ci sono sempre conseguenze, che possono essere positive o negative. Dall'insultare una persona, al dire buongiorno al vicino di casa, c'è sempre una conseguenza. 

Se abbiamo tutti lo stesso obiettivo, cioè migliorare la sopravvivenza di tutti, il benessere di tutti, dare a tutti gli stessi diritti e opportunità e soprattutto salvaguardare il pianeta Terra, se siamo consapevoli delle conseguenze del nostro agire, se agiamo per conseguenze positive e se lo facciamo TUTTI INSIEME allora saremo TUTTI SUPEREROI con i super poteri per sconfiggere i mostri e salvare la terra dalla distruzione totale.

giovedì 13 ottobre 2016

Cosa voterei se avessi in mano adesso la matita indelebile.

Per definizione, in un mondo imperfetto, non ci sono voti perfetti. C'è chi dice che ci sono voti meno sbagliati e chi invece dice che ci sono voti più giusti. Sapete del mio ottimismo, e quindi scelgo la seconda opzione.

Cercherò di votare al referendum il "più giusto" possibile. Ovviamente secondo la mia consapevolezza e la mia conoscenza dei fatti che avrò al momento in cui terrò in mano la matita indelebile. Sicuramente lo farò con le migliori intenzioni, quindi un voto imperfetto per dato di fatto.

Qualche giorno fa, ho iniziato ad approfondire la questione, ho cercato di capire meglio il merito del referendum. Ero convinto di voler, dover votare per il merito del referendum. Credevo che la questione fosse di dover decidere se fosse meglio l'attuale articolo della costituzione o quello proposto, cioè capire se il nuovo articolo rende migliore il nostro sistema di gestione e governo della Nazione e di conseguenza votare SI o NO.

Ho letto qualche articolo e post, ho sentito dibattiti alla radio, il risultato è stato solo più confusione.
L'argomento è talmente complesso che è facilissimo dare una lettura positiva o negativa allo stesso merito, in entrambe i casi con ottime argomentazioni. Una delle argomentazioni più diffuse è che l'attuale articolo della costituzione ha poche parole, invece quello nuovo ne ha molte di più. In questo caso, varrebbe la pena di riformulare tutta la costituzione, sintetizzandola in "Usate il buon senso e fate i bravi".

Non sono comunque riuscito a trovare niente di obiettivo e non inficiato dall'opinione politica di chi esprimeva il parere. Anche i più neutrali, alla fine esprimevano una scelta di opinione e mai di merito. Credo perché troppo difficile, forse impossibile, trovare un'oggettività sul merito.
La cosa più obiettiva possibile, è leggere i testi dell'attuale costituzione e di quella proposta, ma ovviamente è impossibile comprenderne tutte le sfumature e implicazioni, per un profano come me e per il 99,99% degli Italiani, con la maiuscola per rispetto.

Sfortunatamente non sono politicamente schierato, questo vuol dire che non posso fare mio nessuno slogan di qualche leader politico e ripeterlo a me e agli altri, fino alla matita indelebile. Poi, tanto, chi se lo ricorderà più. (NdA, qualche hanno fa abbiamo fatto un referendum per abolire le preferenze, oggi il movimento politico, innovatore e di maggior successo, vuole una legge elettorale basata sulle preferenza).

Allora ho fatto un passo indietro e ho cercato di capire se oltre alla questione di merito, su cui credo impossibile per me scegliere con obiettività la migliore soluzione, ci fosse qualcos'altro su cui poter decidere. Sarà, ma a questo referendum, voglio proprio votare.

Sono emerse subito due questioni legate al voto del referendum. Renzi Si, Renzi No, potere politico, e Cambiamento Si, Cambiamento No, potere del controllo consolidato.
Per la questione di Renzi Si o No, faccio appello alla saggezza e lungimiranza di Eleonor Roosevelt che ha detto: "Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti e piccole menti parla di persone". Non voglio considerarmi una piccola mente, quindi non parlerò di persone e questo non perché non mi piace Renzi, ma perché preferisco parlare di idee ;O). Poi il potere politico non mi interessa perché, con questo sistema, è un gioco fra di loro, dove io sono comunque escluso, chiunque governi.

Cambiamento Si o No? Qui mi è facile scegliere, io sono per il cambiamento. Ci sono due evidenze che mi spingono a questa scelta: la prima è che in un mondo imperfetto tutto è perfettibile, e quindi cambiando si può migliorare, la seconda è che il sistema attuale NON FUNZIONA.
Cambiare, sì, implica la possibilità di sbagliare ma da soprattutto la possibilità di migliorare ed evolversi. Se si sbaglia si imparare comunque cosa non si deve fare, in modo che si possa provare un'altra via di miglioramento.

Credo anche che chi dice che cambiare è sbagliato, con le due evidenze scritte sopra, è solo perché vede nel cambiamento la possibilità di perdere il controllo e quindi il potere che ha acquisito nella situazione statica attuale.

Se avessi in mano adesso la matita indelebile, voterei SI. Un SI per il cambiamento, ma fino al 4 dicembre ho ancora tempo per cambiare idea, ovviamente cercando di migliorarla...

Concluso con...

E se la questione fosse che le persone di buon senso, proprio perché di buon senso non si metterebbero mai in politica? Allora ci vogliono persone di buon senso con forte senso civico, disposte a impegnarsi, consapevoli di tutto quello a cui andranno incontro, ma disposte a farlo per il bene comune e soprattutto delle future generazioni.

giovedì 6 ottobre 2016

Sono sotto la doccia e mi chiedo cosa posso fare...

Sono sotto la doccia e mi chiedo cosa posso fare. Sicuro si è fatto meno di quello che avremmo voluto, ma si è fatto. Ci siamo lamentati, poco, e mai del problema ma sempre della nostra difficoltà ad affrontarlo. Adesso le cose stanno anche iniziando a girare e il progetto di integrazione sta partendo, è da un mese che i ragazzi escono per pulire le strade del paese. Hanno anche portato la statua della Madonna alla processione della festa del paese. Stiamo facendo meno di quello che vorremmo ma stiamo facendo.

Mi chiedo cosa posso fare per far capire che quello che è uscito oggi sul giornale, e poi riportato su FB, è solo una piccola parte della realtà, solo la parte che fa leggere i giornali, che fa mormorare la gente. Si, i ragazzi sono andati in massa a lamentarsi dal Sindaco che non hanno acqua nella struttura, ma l'hanno fatto in modo civile, nessuno scontro o violenza. Si, 70 ragazzi che si muovono tutti insieme, fanno paura e qualcuno ha chiamato i carabinieri.

Sono sotto la doccia e rimugino sui commenti scritti all'articolo. La voglia è di rispondere, di spiegare il mio punto di vista, la mia idea che dovremmo tutti agire per integrare e non per allontanare. Non è facile ma altrimenti dove li mandiamo? Indietro a casa loro? Credere che sia possibile adesso, è un'illusione che rischia solo di allontanarci dalla soluzione, anzi aggravando il problema. Dove andranno non è un nostro problema. Bel comportamento civile, visto che sicuramente andranno in un altro comune del nostro Paese, portando gli stessi problemi e facilmente non trovando soluzioni.

Si, sono tanti, 70 su 100 abitanti sono veramente tanti, ma a noi piacciono le sfide.

martedì 27 settembre 2016

Una sedia a rotelle e scuse inutili - 2^ parte

Leggendo alcuni commenti qui e nella pagina FB, credo di non essere stato chiaro nello scrive il precedente post "Una sedia a rotelle e scuse inutili", l'obiettivo era condividere la mia idea che:

- Quando si sbaglia è molto difficile ammetterlo, soprattutto perché il nostro cervello è lì, subito pronto, a darci una serie di giustificazioni per de-responsabilizzarci dell'errore;

- Se non si ammette che si è commesso un errore, è impossibile imparare da esso. Quindi non bisogna dare credito a quello che ci dice il nostro cervello, altrimenti non ci assumiamo realmente la responsabilità di cambiare, di migliorare per non commettere più quell'errore;

- Valutiamoci sui fatti e non sulle intenzioni, altrimenti ci vediamo sempre migliori degli altri, perché degli altri vediamo i fatti e non le intenzioni, e sui fatti li valutiamo. Sentendoci già migliori degli altri, difficilmente ci viene voglia di migliorare ancora.

In oltre aggiungo qui:
Cosa è lo sbaglio? Una sequenza di azioni o non azioni, che non hanno portato al risultato desiderato. Se non ammettiamo di aver sbagliato, cioè se non ammettiamo che la sequenza di azioni non era corretta, ma giustifichiamo il non raggiungimento dell'obiettivo con fattori esterni, molte volte indipendenti da noi, non potremo imparare che quella sequenza è sbagliata e quindi da non ripetere in futuro.

Se lo sbaglio è stato fatto intenzionalmente, non è uno sbaglio, proprio perchè si è compiuto una serie di azioni che hanno portato volontariamente al non raggiungimento dell'obiettivo dichiarato ma a quello desiderato, il non raggiungimento di quello dichiarato.

domenica 25 settembre 2016

Una sedia a rotelle e scuse inutili...

Domenica, tardo pomeriggio. Finalmente qualche minuto da solo a prendere fiato, 4 giorni intensi di Salone. Ne manca ancora uno ma adesso è tutto in discesa. 4 giorni di tanto parlare, fare e sentite. Sorriso sulle labbra, molto soddisfatto. Orgoglioso dei ragazzi, qualche intoppo, alcuni di routine, altri più impegnativi, ma tutti affrontato alla grande e risolti dal bel gruppo che siamo. Tantissimi complimenti per lo stand ma soprattutto sulla nuova formula di servire anche la pasta. Sono felice, stiamo facendo un bel lavoro.

“Alessandro, c’è una Signora in sedia a rotelle, molto arrabbiata, che vuole parlare con il responsabile dello stand”. 
‘La rampa... nessuno ha sistemato la rampa’
....
“Signora ha ragione, non posso che scusarmi. Nessuno ha sistemato la rampa e nessuno ha pensato che la soluzione dei tavoli alti con gli sgabelli, non permette alle persone in sedia a rotelle di poter usufruire dello stand come gli altri. Mi scusi veramente.”

Parole inutili le mie, una voce la sua. Chissà quante persone in questi 4 giorni sono passate davanti allo stand e non sono entrate. Non sono riuscite a entrare. Nello stand scriviamo anche che il nostro primo valore sono le persone. 

Mentre la Signora animatamente, ma sempre in modo cortese, si lamentava della situazione e dell’arretratezza dell’impostazione dello stand, il mio cervello mi proponeva mille giustificazioni e scuse. "Lo stand è bellissimo, ci hanno fatto un sacco di complimenti", “Ma stiamo promuovendo nello stand la campagna Diamo il meglio di noi del Ministero della Salute e del Centro nazionale Trapianti, per la sensibilizzazione alla donazione degli organi e abbiamo raccolto più di 100 sottoscrizioni...” non è già questa una bella cosa civile e moderna? “Ma stiamo gestendo tutti i rifiuti nello stand in modo differenziato”, non è segno di civiltà e di attenzione? “Ma alle persone in sedia a rotelle ci abbiamo pensato, abbiamo fatto preparare la rampa”. “Ma non posso pensare a tutto.” Perché questa Signora si lamenta? Non vede il bello che stiamo facendo? 

Ma la Signora ha ragione, le mie sono solo scuse e giustificazioni per non ammettere di aver sbagliato. 

Quante volte ho pensato male di quelli che parcheggiano nei posti dei disabili, li ho giudicati retrogradi, stupidi. Incivili. Quante volte mi sono chiesto perché nel 2016 sono ancora pochissimi gli autobus con la rampa per i disabili. Ho pensato: “che mondo incivile”.

Come sempre le intenzioni sono una cosa e i fatti un’altra.

La Signora ha ragione e io ho sbagliato. Pensavo che lo stand fosse accessibile a tutti, perché io non sono su una sedia a rotelle. Non mi sento in colpa, ho lavorato con onestà e voglia di fare bene, nel miglior modo possibile ma ho commesso un errore. Un gravo errore perché non avevo la giusta consapevolezza.
Per rimediare devo imparare da questo errore. La nuova sfida è invitare la Signora incazzata al nostro prossimo stand a Genova nella primavera 2017.

sabato 17 settembre 2016

L'insulto.

C'è differenza fra dire "coglione" a una persona e tirarle un pugno in faccia? Per me poca, è la stessa azione ma solo con una diversità di intensità. C'è differenza fra dire "puttana" a una donna e violentarla? Per me poca, è la stessa azione ma solo con una diversità di intensità.

Giudichiamo le azioni anche sulle motivazioni e non solo sugli effetti. Insulto e violenza fisica sono entrambe motivate dalla volontà di fare del male. Nel primo caso è un dolore interno, è morale. Una ferita che non si vede. Nel secondo caso il dolore è anche fisico. Una ferita che si vede.

Se accetto l'insulto verbale, devo accettare anche la violenza fisica. Sono la stessa cosa ma solo con una diversità di intensità. Se accetto l'uso comune dell'insulto, accetto che si agisca con la motivazione di fare del male, quindi accetto l'uso comune della violenza fisica.

Se una persona insulta una donna, è violenza con bassa intensità, se due persone insultano la stessa donna, la violenza aumento di un po', se inizia ad aumentare il numero e le volte che la donna viene insultata la somma dell'intensità di tutti questi insulti supererà la violenza di uno stupro.

Se un ragazzo insulta un'altro ragazzo, è violenza con bassa intensità, se due ragazzi insultano lo stesso ragazzo, la violenza aumento di un po', se inizia ad aumentare il numero e le volte che il ragazzo viene insultato la somma dell'intensità di tutti questi insulti supererà la violenza di un pestaggio.

Se non accettiamo la violenza fisica perché dobbiamo accettare la violenza verbale? Perché se durante una discussione raramente tiriamo un pugno ma spesso insultiamo? Perché ci scandalizziamo davanti allo stupro di una ragazza ma siamo disposti a leggere post e post di insulti alla stessa ragazza, magari insultandola anche noi?

Il cambiamento per un Mondo Migliore parte dalle piccole cose, da gesti quotidiani e semplici, come non insultare e non accettare che gli altri insultino. Insegniamo ai nostri figli a non insultare e che chi insulta fa una cosa sbagliata. Soprattutto diamo noi il giusto esempio non insultando.

Una parte di noi è attratta dalla violenza, è qualcosa legato alla nostra pancia/istinto. Siamo attratti da due persone che si insultano, da due persone che si picchiano. I giornali, le televisioni e i siti internet lo sanno, e costruiscono parte del loro business su questo.
Se vogliamo un Mondo Migliore, sta a noi utilizzare la mente/ragione e il cuore/emozione per superare l'attrazione alla violenza, iniziando dal non insultare e non accettare l'insulto come cosa comune e normale.

venerdì 16 settembre 2016

Odio Alex, lo odio perché è un grande uomo.

Odio Alex.
Lo odio perché al risveglio dall'incidente ha visto quello che gli altri non vedevano. Non ha visto che non aveva più le gambe ma ha visto che aveva ancora le braccia. Lo odio perché non si è sentito vittima di un'ingiustizia ma si è sentito graziato dalla morte. Lo odio perché non si è rassegnato a tutto quello che non poteva più fare ma si è concentrato su tutto quello che poteva ancora fare. Lo odio perché ha capito che il valore era essere ancora vivo, perché ha capito la fortuna di avere ancora la possibilità di vivere e li ha trovato le sue energie per re-agire.

Lo odio perché è un esempio positivo, perché è un modello da seguire. Lo odio perché tutte le volte che mi sento una vittima per la mia malattia, perché tutte le volte che vedo solo quello che non posso fare, c'è li lui che mi fa sentire piccolo. C'è lì lui che non mi lascia libero di compiangermi e di incazzarmi con il mondo. C'è li lui che polverizza tutte le mie giustificazioni per non re-agire, per non fare, per non vivere. C'è li lui che dice, è dura ma si deve continuare a vivere.

Odio Alex perché è un grande uomo.

Grazie Zanardi, sei un grande uomo e mi indichi dove guarda.

giovedì 15 settembre 2016

La mia opinione così come è. Come un'opinione e non una certezza, senza pre e post giudizi...

Accusare la tecnologia, internet e i social per i recenti drammatici episodi del suicidio di una giovane donna e del filmare uno stupro invece di agire per evitarlo, è come accusare i produttori di automobili delle morti negli incidenti stradali.
Non è lo strumento a fare la differenza, è sempre il modo in cui si usa. La differenza la fa chi uso lo strumento.

Vietando l'utilizzo delle automobili e dei camion, in Italia ci sarebbero almeno 3.000 morti in meno all'anno, sì 3.000 morti in meno all'anno, un solo divieto e 3.000 morti certi in meno ogni anno.
Pensate che alla fine, l'automobile è stata inventata solo un centinaio d'anni fa, i miei tris-nonni hanno vissuto in un mondo senza automobili, non sarebbe una cosa "mai vista", anzi.

Ma con automobili e camion cosa abbiamo conquistato? Libertà, possibilità di realizzazione personale, possibilità di conoscere e vedere, possibilità economiche.
Senza automobili, perderemmo la possibilità di poter crescere scoprendo il mondo, senza automobili non potremmo scoprire neanche quel mondo che ci circonda a pochi chilometri. 

Non i miei tris-nonni, ma io sono cresciuto e ho vissuto buona parte della mia vita senza tecnologia, senza internet e i social. Era meglio?
In certi momenti, quando sono in coda in tangenziale o non trovo parcheggio, penso, forse si starebbe meglio senza automobili. Leggendo alcuni post, pensando a quante ore passo leggendo Facebook, penso, si forse si starebbe meglio senza internet.
Poi quando arrivo a destinazione, e vedo per la prima volta una spiaggia stupenda, vado tutte le sere dai miei figli che sono al mare, ritrovo i miei amici di un tempo per una pizza fra risate e felicità, penso, è molto meglio adesso.
Poi quanto scopro con 2 click come si cucina il riso alla cantonese, come si scrive in russo acqua minerale, quando parlo con i miei amici che vivono dall'altra parte del mondo, guardando con loro le fotografie del loro primo figlio, quando scopro che hanno sviluppato una nuova applicazione che ti aiuta a fare più attività fisica e dopo 10 minuti la sto usando anche io, quando resisto 1 mese in camera sterile perchè mi sfogo ogni giorno per un'ora su Periscope, penso, è molto meglio adesso.

Con la tecnologia, internet e i social abbiamo conquistato una libertà immensa, quella del sapere, condividere e avere le informazioni per capire. Con internet e la tecnologia, annulliamo gli spazzi.

La differenza la facciamo noi, noi che utilizziamo lo strumento. Se non vogliamo più che accadano episodi come quelli descritto all'inizio, se vogliamo che ci siano meno morti sulle strade, siamo noi che dobbiamo cambiare, è la società che deve cambiare, lo strumento non c'entra.
Dobbiamo ripartire dall'educazione, dobbiamo partire dal senso civico, cioè il senso del rispetto per gli altri, del rispetto delle regole e della comunità. Partiamo da noi, per essere poi modello per i nostri figli, riprendendo l'importantissimo e fondamentale ruolo dell'educazione in famiglia.

L'educazione, il rispetto e il senso civico si insegnano ai propri figli soprattutto dando l'esempio, non solo spiegando o facendo leggere dei libri. Soprattutto NON delegando ad altri questo importantissimo compiuto.
Le nuove generazioni fanno e faranno, soprattutto quello che ci hanno visto fare.
Il senso civico è una cosa che si insegna rispettando le cose comuni, non buttando la carta, i mozziconi delle sigarette per strada. Si insegna, non insultato gli altri, chiedendo scusa e ringraziando. Si insegna facendo piccole cose ma tutti i giorni e sempre. Si insegna facendo quello che si dice.
Non servono soldi, ma tempo, coscienza, impegno e buon senso. Serve agire per quello che vogliamo sia il nostro mondo fra 30 anni, quello che io chiamo il Mondo che vorrei.
Sono sicuro, voglio essere sicuro, che la maggioranza di noi vuole un mondo migliore, un mondo dove tutte le persone hanno le stesse possibilità di realizzare i propri sogni, dove ognuno è libero di fare quello che vuole ma senza danneggiare gli altri, dove tutti lavoriamo per il bene comune. Dove i soldi sono uno strumento del fare e non il fine, dove tutti agiamo per tutelare il nostro ambiente sia naturale sia sociale. Dove le diversità sono il valore. Perché questo Mondo Migliore arrivi, noi dobbiamo agire, NOI, nel nostro agire quotidiano.

venerdì 9 settembre 2016

I genitori sono importanti nella vita dei figli? Certo, con il giusto equilibrio.

Nel post del 5 aprile "E poi arriva la sportellata che non ti aspetti..." avevo scritto:
"Tu, mi hai conosciuto come la cosa più fragile e indifesa al mondo. Mi hai visto e aiutato a crescere. Io, ti ho conosciuto come la mia sicurezza, la mia forza. Il mio scudo dai pericoli della vita. Sei stato il mio modello, il mio esempio. Adesso siamo due uomini che si devono confrontare nelle loro diversità, arrivando da percorsi opposti. Tutto questo condito dai due sentimenti più forti al mondo, quello dell’amore del genitore verso il figlio e quello dell’amore del figlio verso il genitore."

È chiaro il rapporto genitore-figlio è il più complesso e intenso fra tutti i possibili rapporti umani. E' il rapporto che implica al 100% corpo/essere, cuore/emozione, cervello/ragione, pancia/istinto e anima/spiritualità. I cinque elementi che per me formano l'identità di ogni essere umano. Pensate solo all'intensità e alla particolarità del rapporto corpo/essere che c'è fra mamma e figlio. Per 9 mesi sono stati lo stesso corpo/essere ma la mamma ne ha il ricordo e la consapevolezza di ogni istante, per il figlio è impossibile solo anche immaginarlo. Pensate come può essere difficile capirsi in certi momenti, se neanche riusciamo ad avere gli stessi ricordi. 

In Italia per i primi venti, trent'anni lo scopo principale di questo rapporto è la creazione dell'identità del figlio, cioè prepararlo ad affrontare autonomamente la realizzazione della sua vita, nel contesto sociale. Fino a qualche generazione fa, questa fase durava al massimo vent'anni, ma aumentando la complessità del sistema sociale, soprattutto in Italia, senza aiuti extra famiglia, la cosa si è notevolmente complicata e i tempi si sono allungati. Consideriamo anche che questo aumento della complessità sociale implica, che la stessa identità dei genitori, è sempre in continua evoluzione e cambiamento e in un rapporto dove l'equilibrio è fondamentale, non è certo un facilitatore. 

Veloce parentesi sul fatto che il figlio dalla sua è solo, e i genitori, normalmente sono due. Cosa vuol dire? Che parte importantissima del rapporto genitori-figlio è il rapporto fra i genitori stessi. Sicuramente molto di più del fatto se i genitori siano uno o due. Complicato è il rapporto fra i genitori, complicato sarà il rapporto con il figlio e soprattutto la creazione della sua identità perché si troverà a scegliere fra due visioni diverse, facilmente anche opposte e conflittuali, della vita, senza avere ancora tutti gli strumenti per farlo. Creandogli senso di dubbio e insicurezza. 

Il peso del rapporto inizia totalmente sbilanciato sui genitori che partono con l'essere il 100% dell'identità del figlio, come estensione rielaborata della loro. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, con una velocità crescente, l'identità del figlio inizia ad evolversi e ad allontanarsi da quella iniziale 100% coincidente con quella dei genitori. Compito del genitore è proprio quella di guidare e aiutare il figlio nella formazione della propria identità, ricordandosi che per far questo deve in qualche modo, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, rinnegare la propria che aveva proiettato su quella del figlio. Immaginate la difficoltà. Da un'identità del figlio 100% coincidente con quella dei genitori, a una che deve diventare al 100% autonoma. Qui i buoni genitori fanno la differenza.

La fase più critica e credo anche più importante per il futuro rapporto genitori-figlio, è la fase della "ribellione" del figlio, quella in cui il figlio vuole prendere gestione della propria identità, vuole scegliere lui e anche se non sempre lo ammette, vorrebbe anche sentirsi dire:"Bravo hai fatto la scelta giusta". Questa è una fase delicatissima del rapporto, perchè da questo momento in poi è fondamentale il giusto equilibrio dell'intervento del genitore nell'identità, nella vita del figlio. 

Da questo momento di rottura in poi, cioè da quando il figlio inizierà a voler scegliere da solo, nella sua identità ci sarà una fortissima evoluzione che lo dovrà portarlo alla realizzazione di una propria al 100%. Se non ci riuscirà, avrà per tutta la vita dei forti problemi con se stesso e con i genitori. Facilmente sarà insicura e non crederà in se stesso. 
Identità che sarà comunque legata a quella dei genitori perchè è da li viene ma non sarà più quella dei genitori. Situazione facile per il figlio, molto meno per i genitori perchè dovranno accettare che il figlio faccia delle cose che per loro sono sbagliate. Dal distacco in poi, i genitori saranno importanti nella vita del figlio per quanto saranno capaci di trovare il giusto equilibrio fra la loro identità e quella del figlio. 

In questa fase il figlio non è cosciente e non ha nemmeno gli strumenti per capire cosa sta succedendo, non è un'evoluzione volontaria e ragionata, a staccarsi dalle scelte dei genitori e diventare autonomo. Tutti i suoi cinque elementi lo spingono a voler scegliere lui. I genitori invece devono capire cosa sta succedendo, e si, loro in modo attivo e ragionato, devono gestire la situazione e accompagnare il figlio nella realizzazione della sua autonomia. Questo non vuol dire che devono quindi fargli fare tutto quello che vuole, non ha ancora la capacità e l'esperienza per decidere in tutta autonomia, ma devono guidarlo senza il conflitto. Sbagliato è anche l'approccio:"tu non capisci niente, sei ancora un bambino". Credibilità è la parola chiave, se i genitori vogliono avere credibilità nei confronti del figlio, vogliono essere ascoltati dal proprio figlio, per prima cosa devono darne a lui. Devono dargli credibilità. Confrontarsi veramente con lui, da pari, lasciandolo spiegare e chiedendo chiarimenti, dando la propria visione e che non sia evidenziare quello che della visione del figlio non va bene e ritenete sbagliato. Dare credibilità vuol dire riconoscere l'identità di una persona. I genitori devono ogni giorno fare piccoli passi indietro nella gestione della vita del figlio, per permettere a lui di crescere e avere una propria vita. Avere una vita vuol dire avere un'identità. 

Quello che spero di riuscire a fare coi miei figli, è accettare che diventeranno qualche cosa totalmente separata da me, con la loro vita e identità. Che faranno cose che io non farei, che penseranno cose che io non penserò. Lo so che vuol dire accettare di perdere parte del mio corpo/essere, cuore/emozione, cervello/ragione, pancia/istinto e anima/spiritualità ma solo così loro vivranno.

mercoledì 7 settembre 2016

I figli sono la cosa più importante della famiglia? Certo, temporaneamente e a part-time.

I figli sono la cosa più importante della famiglia? Certo, temporaneamente e a part-time.

Un accenno in una discussione di ieri sera con amici, un articolo del Corriere sulla mancanza della voglia dei genitori di oggi di educare i figli, tante riflessioni già fatte in passato e ho deciso di scrivere qualche cosa in merito. 

Argomento scottante, complesso e soprattutto "ogni scarrafone è bello a mamma sua", quindi alcune premesse. La prima, ognuno è libero di pensare e fare quello che vuole nella e della propria vita, l'importante è che non lo faccia dando fastidio agli altri. La seconda, questa è solo poco più di una riflessione sul ruolo dei figli e dei genitori nella famiglia, volutamente evitando anche minimi accenni al fertilityday, a uteri in affitto, ad adozioni per gli ultra 80enni, ecc. Terza premessa, lo so che la mia vita non è perfetta e consapevole di questo, penso spesso e qualche volta agisco per cercare di migliorarla e sono padre e figlio anche io.
Soprattutto qui non parleremo dell'immenso amore che ogni genitore ha per i propri figli e quello dei figli per i propri genitori. Qui parliamo di comportamenti, di relazioni fra persone che, vista la lunga durate della rapporto, cambiano e cambiano molto.
Ultima premessa. I figli sono una cosa bellissima, avere dei figli è lo scopo ultimo dell'uomo sulla terra. Sì, siamo liberi di non farli, di essere felici nel non averli o tristi e incazzati perché non è nostro destino ma l'essere umano è da 2.8 milioni di anni sulla terra, fondamentalmente lottando per la sopravvivenza della specie attraverso la riproduzione. Cioè è sulla terra per far figli. Lo so, che ho semplificato molto e oggettivizzato ma almeno per i primi 2,7999 milioni di anni la maggioranza dei membri della nostra specie ha fatto fondamentalmente questo e per i primi 2,6 milioni di anni, lo hanno fatto tutti.

Partiamo da 0 + 1 mese. Vi risparmio la sala parto, il rientro a casa e i problemi a scaldare i primi biberon. 
Adesso c'è un figlio ed è nato un mese fa, è il primo e ha tutto l'amore dei suoi genitori. Essendo il primo, quel mese per i genitori è sembrato 1 anno, dal secondo figlio si va in radice quadrata. Finalmente al 4° figlio, dice chi ha avuto il coraggio di farlo, torna la reale percezione del tempo. Dal 5° non si ricordano più i nomi dei figli nella sequenza corretta. Ai nonni, questo succede dal 3°. 
Un anno di soli giorni, nel senso che di notti con il relativo concetto di sonno/riposo non se ne ricordano, sicuro per la mamma, se il padre è volontariamente collaborativo, neanche per lui. Comunque sono felicissimi, quando parlano del figlio, più o meno saranno 6+1 mesi che parlano solo di quello, i loro occhi si illuminano, i loro sguardi si incrociano e per i primi 6 mesi c'era anche un bacio di chiusura e una toccatina alla pancia. Nell'ultimo mese, uno dei due sta sicuramente cercando di fare qualche cosa per far smettere di piangere l'amato bambino. Qualcuno dice anche: "Povero... le coliche?", nel parlato non si pronuncia il "?". Per i non esperti, "coliche" è l'espressione sintetica di: "ma sta santa creatura che c'ha adesso da piangere? Ha mangiato, fatto i bisogni, gli abbiamo cambiato il pannolino, ha un chilo di fissan sul popo. Sarà mica posseduta?". Normalmente dal secondo mese compare una piccola croce d'oro appesa con una spilla nella culla. Io non so, ma magicamente alla comparsa della croce le coliche svaniscono. Calma, non preoccupatevi a breve arriveranno i dentini. Marito e moglie lottano ancora per avere un minimo di intimità, il ricordo delle notti di passione è ancora fresco, soprattutto per il, fra brevissimo nella storia, maniacochepensasoloaquello, e riescono anche a ritrovare attimi di armonia e desiderio. Attenzione!!!! Si rimane incinta anche se si allatta, non fate cavolate che poi, veramente, si complicato tutto. Date al nascituro il tempo di godersi la vita da solo, usate il preservativo.

I primi 2/3 anni sono molto impegnativi ma niente al mondo è più prezioso del primo sorriso di tuo figlio, e poi parla anche, cammina, ti chiama "papà" e altre mille bellissime cose. Indiscutibile, tuo figlio è la cosa più importante della tua vita. Dalla prima volta che l'hai visto, la famiglia è lui e poi loro.

Superate tutte le fatiche dei primi anni e primi figli, la relazione tra madre e padre torna ad esserci e molte volte anche civile. Ed ecco qui la prima grande evidenza, il primo grande segno del cambiamento nella relazione, nella famiglia. Non ci sono più una moglie e un marito ma una madre e un padre. E' chiaro, i ruoli sono cambiati, ed è giusto che sia così. Attenzione!!! Se i genitori, incominciano a chiamarsi anche fra di loro mamma e papà, basta finito il post, tutti a letto. 
Altro segno evidente del cambiamento è come la famiglia cammina sul marciapiede, se è stretto, mamma davanti con passeggino e/o bambino più piccolo, altri figli dietro e papà che chiude la fila. Se il marciapiede è abbastanza largo. Genitori ai lati e figli in mezzo. Una volta era: marito e moglie affiancati, mano nella mano, sempre, qualsiasi fosse il tipo di marciapiede. Per quelli stretti, ovviamente il prode marito, in mezzo alla strada a rischiare la vita.
Stessa cosa la domenica mattina nel lettone, che ovviamente ha preso questo buffo e simpatico nome da quando ci sono i figli, prima si chiamava semplicemente "letto". Mamma e Papà ai lati e i figli nel mezzo, anche qui, come per il marciapiede, per una imprescindibile questione di sicurezza.

Passano gli anni, passano i decenni. Stesso argomento fra mamma e papà, i figli. Cambiano solo i numeri. Il numero dei figli, le taglie dei vestiti, il numero di scarpa, il numero della classe, il costo delle attività extra-scolastiche, il numero delle attività extra-scolastiche. Quarta, quinta o sesta malattia? Anche la medicina a un certo punto ha deciso di semplificare, dando i numeri.

Passa un ventennio. Arriva il momento del distacco, i genitori devono staccarsi dai figli. Devono trovare le giuste motivazioni per sopportare questo enorme sacrificio, devono trovare il modo per sopportare il non parlare più, solo e sempre, dei loro figli. Fortunatamente ancora per qualche anno, anche se i figli non vivono più in casa, si riesce a concentrare tutto su di loro ma passato un trentennio, soprattutto per la salute mentale dei figli, bisogna che mamma e papà cerchino qualche cos'altro per riempire i loro pensieri, la loro vita.

Le coppie miracolate, quelle che oltre a mettere la croce d'oro nella culla se l'erano appesa anche sopra il "letto matrimoniale", ritrovano i loro ruoli originali di marito e moglie e li ritrova l'equilibrio e lo scopo dell'essere famiglia. Perché, comunque, passato anche un quarantennio, quando i figli parlano di famiglia, non parlano più della loro mamma e del loro papà, parlano dei loro figli. Qui ci sta una bella lacrimuccia, ma è giusto così. Per natura, hanno cambiato il loro ruolo da figli a genitori, come hanno fatto tutti i genitori.

Ho iniziato dicendo che i figli sono la cosa più importante della famiglia "temporaneamente", perché lo sono per il tempo che ricoprono il ruolo principale di figli, quando diventano altro, allora è tempo di staccarsi e lasciarli vivere nel nuovo ruolo che avranno scelto. Per farlo bisogna con consapevolezza, forza e determinazione uscire dal ruolo principale di genitore. È molto difficile perché vuol dire trovarsi un nuovo ruolo principale da ricoprire. Trovarsi un nuovo scopo nella vita.
Scrivo anche che è "a part-time" perchè ogni genitore dovrebbe trovare il tempo di continuare a coltivare i propri ruoli secondari, le proprie passioni. Il ruolo dello sportivo, della lettrice, del tifoso, della cuoca o sarta. Soprattutto dovrebbe continuare a coltivare il ruolo di marito o moglie, proprio perchè quando dovrà abbandonare quello di genitore, potrebbe il forte rischio che sia costretto a ricoprire quello di "convivente di una persona sconosciuta".

domenica 4 settembre 2016

Fermati! Non parlare, non scrive...

Fermati! Non parlare, non scrive... ancora. Fermati e rifletti. Se quello che stavi per dire, scrivere, ti farà sentire meglio, ti farà sentire superiore agli altri, perché tu hai capito tutto, perché tu sai e gli altri no. Se hai certezze e non idee, se parlerai di persone e userai solo frasi affermative e non userai mai punti di domanda, allora è chiaro, stai zitto e non scrivere. Se invece non sei sicurissimo di quello che stai per dire o scrivere, se invece hai il dubbio di poter dire o scrivere una cosa sbagliata ma lo stai facendo con onestà e voglia di confronto, se sei pronto ad essere smentito e rivedere tutto, se sei pronto ad ammettere di aver torto. Se hai idee e non certezze, se parlerai di progetti e cose, se inizierai dicendo "io credo..." e "potrebbe essere", allora parla e scrivi.

Questa settimana, tre argomenti su cui ho avuto occasione di leggere, ascoltare, riflettere, parlare e scrivere, sperando di averlo fatto in quest'ordine, sono stati: il terremoto, la scelta di una ragazza di non seguire trattamenti chemio per curarsi e la vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto. Tre argomenti complessi da affrontare, capire e soprattutto su cui è molto difficile farsi un'opinione che sia il giusto equilibrio tra la mente/ragione, il cuore/emozione, la pancia/istinto e l'anima/la fede. Su argomenti così pieni di forza, dove ci sono scelte personali, sofferenza e morte, è molto facile che prevalga uno solo dei quattro elementi, e molti degli articoli e post che ho letto ne sono stati la dimostrazione.
Io credo, che la corretta guida per affrontare questi argomenti sia il dubbio, analizzando gli eventi e non giudicando le persone. Solo attraverso il dubbio possiamo essere aperti per vedere le cose sotto più punti di vista per poter ampliare il più possibile il nostro.

sabato 3 settembre 2016

Una piccola scossa di terremoto...

Questa mattina ho scritto in commento a un post di Paolo: "4 anni fa nella bella e soprattutto civile Cuneo, ho prima acquistato e poi ristrutturato un pezzo di un rudere di una cascina del 1600. Rudere situato in una zona a vincoli paesaggistico. Cuneo è zona sismica quindi la prima cosa che mi hanno obbligato a fare è la costruzione di un cordolo in cemento armato per tenere uniti i muri in pietra e su cui oggi poggia il tetto nuovo. Dopo aver saputo del terremoto, mi sono subito gongolato pensando al mio cordolo.
Qualche giorno dopo leggo un articolo dove un ingegnere di Torino analizza le fotografie dei crolli e cerca di individuare le cause. Bene in quasi tutti i casi, la causa è stato il cordolo in cemento armato che con il suo peso eccessivo per i sottostanti muri in pietra ha letteralmente schiacciato la casa crollandoci sopra. Lavori fatti secondo le attuali norme antisismiche. Pazzesco vedere le case distrutte con cordolo e tetto perfettamente integri. Quindi? Non credo sia solo un problema di corruzione, non credo sia solo un problema di case costruite male facendo abusivismi. Anzi il continuare a concentrarci su questi argomenti, complicando tutto in modo assurdo, ha impedito fino ad ora di definire un sistema di sviluppo urbanistico sostenibile e soprattutto sicuro. Adesso a me non interessa sapere di chi è la colpa se i miei figli dormono con un cordolo in cemento armato, forse troppo pesante per i sottostanti muri, sopra la testa, adesso io voglio sapere cosa fare per mettere veramente in sicurezza la vita dei miei figli."

e questa sera mentre guardavo "Piovono polpette 2" con i bambini, abbiamo sentito una piccola scossa di terremoto. I siti parlano di un grado 3.2 a una trentina di chilometri da qui. Come è arrivata è passata ma le parole riportate qui sopra assumono un valore per me ancora più forte, consapevole della fortuna che per noi sono parole, invece per miglia di persone adesso sono realtà e dramma.

domenica 28 agosto 2016

Terremoto


Questi sono giorni di dolore e dramma, tante persone sono morte e tantissime stanno male a causa del terribile terremoto che ha colpito il centro Italia. È difficile trovare una risposta al perché debbano succedere queste cose, non ci possiamo accontentare di un semplice "è la natura". In questo caso sapevamo che quella è una zona a rischio e dovevamo lavorare, agire perché le case venissero messe in sicurezza. Esiste tutta la tecnologia necessaria perché queste cose non succedano più. Ci perdiamo in mille cose e non riusciamo a dare le giuste priorità. Non possiamo giustificarci con "i terremoti non sono prevedibili", non sappiamo quando ma sappiamo che ci saranno. Non possiamo evitare un terremoto ma possiamo agire perché quando ci sarà le case non crollino.
È anche inutile cercare le colpe, serve solo ad accontentare i nostri temporanei mal di pancia, dobbiamo cercare le cause e poi agire per risolverle. Tutti, non solo "i politici", si prendano la responsabilità di agire per mettere le case italiane in sicurezza, prima di tutto chi ci abita, poi chi le progetta e le costruisce. Non dobbiamo farlo perché ce lo dice la legge, dobbiamo farlo per noi, per la nostra vita e quella dei nostri figli. Dobbiamo essere per primi noi i responsabili del nostro futuro, solo se tutti agiremo, le cose cambieranno.
Questi eventi scatenano in ognuno di noi una forte energia, l'energia della rabbia, non sprechiamola urlando, sbraitando e cercando le colpe, usiamola per agire per risolvere le cause.

E adesso non pensiamo solo al ricostruire, agiamo subito anche per prevenire altri morti, mettendo le case di tutti gli italiani in sicurezza.

E cosa dirò ai miei figli?
Dirò che ci sono state tantissime persone che senza dire niente sono partite nella notte, che ci sono state tantissime persone che nel silenzio hanno scavato a mani nude per ore e ore. Dirò che è stata la forza della speranza che ha dato l’energia a queste persone. Dirò che anche davanti alla devastazione di un terremoto, niente è più forte della speranza di un giorno migliore. Gli dirò di credere negli uomini, soprattutto in quelli che non parlano, che agiscono e che guardano al domani con la speranza in un mondo migliore. Cercherò di insegnargli a essere così, a prendersi le proprie responsabilità e ad agire.