E’ evidente che imparo più facilmente facendo o guardando
fare. Mi è molto più difficile imparare leggendo le nozioni. Non sono uno da
prima la teoria e poi la pratica. E’ sempre stato così, credo che la cosa sia
legata alla mia dislessia e al problema di collegare le parole scritte con il
loro significato. Me la so cavare nel fai da te, perché da bambino ho guardato
per ore gli artigiani che venivano in casa per i vari lavori, e qui ringrazio
mia mamma che ogni 3 anni rifaceva metà casa.
Sapete come funzionano i miei post, mentre scrivo, ragiono.
Sto riflettendo sul fatto che una delle cose che mi piace di più nella vita, è
il fare, ma il fare con l’obiettivo di migliorare le cose, il fare per avere alla fine un
risultato.
Sicuramente questo è dovuto alle tante ore
passate a guardare mio Padre che lavorava. Ho poca memoria di lui che faceva
lavori ripetitivi, ho tantissima memoria di lui che pensava, provava,
progettava, studiava e faceva qualche cosa per migliorare le sue aziende.
Come ho scritto, ho passato anche tante ore a guardare gli
artigiani che venivano e che facevano qualche cosa per migliorare la
casa. L’elettricista che metteva delle nuove luci, l’idraulico che installava
un nuovo lavandino o il falegname che costruiva una nuova libreria. Il lavoro
degli artigiani è quello di migliorare le cose, attraverso la loro esperienza e
sapere e la loro capacità nel fare, soprattutto con le mani.
A me piace fare quando ho come risultato qualche cosa che
migliora la situazione di partenza. Molte volte mi incasino nel fare, perché non
ho le competenze, l’esperienza e la capacità ma ci ho sempre provato, e nel
provare qualche cosa ho fatto e imparato.
Forse è anche un discorso di impazienza. Mi metto in testa
che voglio qualche cosa e non ho la pazienza di aspettare, di trovare qualcuno
che faccia la cosa per me. Mi ci metto e provo io. Qualche esempio? Le prime
radio che ho montato sulla mia macchina. Non volevo portare la macchina
dall’elettrauto e quindi ci ho provato. Prima di capire l’importanza di
collegare i poli in modo corretto, qualche finale l’ho bruciato anche io. O
quando, preso dal trip del radio-amatore, ho montato una antenna stellar, 6
metri di altezza, da solo cadendo rovinosamente dal tetto. Alla fine l’antenna
era un po’ storta, perché caduta con me, ma per qualche anno ha svettato sul
camino di casa nostra. Quando ho fatto la rete telefonica dell’ufficio di mio
padre ad Arese o la prima rete dati in quelli di Abbitegrasso e Lurisia.
Miracolosamente funzionanti. O come l’altra settimana, quando mi sono messo a
sistemare la rete dati/telefonica di questa casa.
E’ un pregio/difetto, pregio perché qualche volta riesco a
fare quello che voglio, difetto perché altre volte mi incasino e sono poi
costretto a sistemare i danni.
Però la voglia di fare è più forte della paura di
incasinarmi, della paura di sbagliare.
Perché questo ragionamento sul mio imparare con il fare?
Perché questa sera ho trasmesso in contemporanea la Dance Time su Periscope e
su Live di Facebook e mi sono incasinato. I primi minuti sono stati un disastro,
cadevano le connessioni. Diciamo che non è filata liscia ma alla fine, in
qualche modo, ci sono riuscito. Questo ragionamento, perché mi sono chiesto:
“sei stanco, hai gli occhi a pezzi, chi te l’ha fatto fare di incasinarti con
questa cosa?” La risposta è quanto scritto sopra, per me il fare è uno stimolo
fortissimo.
Io c'ero...ti ho visto...ho sorriso e il mio mondo è stato piu' bello. Tvb
RispondiEliminaio c'ero, ti ho visto anche io e il mio mondo è stato più bello. Tvb
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RispondiEliminaRita Levi Montalcini alla domanda: ma alla sua età come fa ad essere ancora cosi attiva? Rispondeva: MAI APPENDERE IL CERVELLO AL CHIODO!
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