Il mio scrivere è il mio umore. È già tre volte che scrivo e
cancello. Cose troppo tristi, cupe e di sofferenza. Io che ho fondato i
feliciani, non posso. Ok, un paio di post melanconici ma non di più, e li ho già scritti, quindi
cancello. Sono stanco, fuori ma soprattutto dentro, ma non è una buona scusa
per tradire quello che dico e ripeto da mesi. Anzi, è proprio adesso che:
“Sorriso, sempre”, “Guardare le cose belle della vita per trarne le energie
positive” e “condividere la felicità”, fanno la differenza. Quindi, sorriso e
scriviamo.
Chiudo gli occhi e cerco il sole dentro la mia vita, cerco
le cose belle. Troppo facile, eccole. Le cose belle le trovi nel cuore, e loro
sono il mio cuore. Loro sono me. Lui il mio orgoglio, lei la mia serenità. Lui
il sangue delle mie vene, lei il battito del mio cuore. Loro la mia forza. Li
amo.
Mi fa strano dirlo, ho sempre pensato che l’amore fosse un
sentimento adulto, che “ti amo” fosse una frase da dire solo alla propria
donna. Il resto fosse “ti voglio bene”. Un po’ di tempo fa, ho letto una
disquisizione sul maggior valore del “ti voglio bene”, rispetto al “ti amo”. Per
Alessandro, l’autore dello scritto, l’amore è egoista. “Ti amo” perché mi fai
stare bene. Tu sei lo strumento per il mio benessere, per la mia felicità. Il
centro sono io. Del resto, si dice “sono innamorato”. “Ti voglio bene”, è
invece un sentimento altruista. “Ti voglio bene”, vuol dire “voglio che tu stia
bene”, il centro è l’altra persona. E’ l’altra persona che vogliamo che stia
bene e che sia felice.
Ma io “Li amo” perché sono la mia felicità e “gli voglio
bene”, tantissimo bene, perché voglio la loro felicità. La loro felicità è la
mia felicità. Allora, posso dire “Vi voglio amore Xander e Kiki”?
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