mercoledì 30 marzo 2016

Intelligene, vivace ma non si applica... e la "a" senza h!

Ho deciso di provare a scrivere questo post senza l’ausilio del correttore automatico. Cosa vuol dire? Che rileggerò tutto diverse volte, per cercare di rendere il testo comprensibile, logico e filante. Il più corretto possibile dal punto di vista grammaticale e senza errori di ortografia, ma niente di automatico ed evoluto controllerà le doppie, le h, accenti, corretta sequenza delle lettere nelle parole, ecc. Vediamo un po’ cosa ne viene fuori.

Perchè questo post? Perchè ogni volta che qualcuno mi fa i complimenti per cosa e come scrivo ma chiude con “ma libro si scrive con una b”, mi lascia sempre male. Ci rimango male, mi fa male, perchè faccio di tutto per non commettere errori, per scrivere in modo comprensibile ma soprattutto per scrivere qualcosa che abbia senso e invece ci sono sempre gli errori a segnare il testo. Per me scrivere, come anche leggere, è uno sforzo fisico e mentale. Scrivo, riscrivo, cerco di interpretare quello che scrivo, cerco di capire se ha senso solo per me o se ha senso per tutti.
Lo so che per molti è difficile credere che una cosa così semplice come scrivere o leggere, possa essere invece così difficile per altri. Nel mio caso è così e non posso farci niente, gli errori io non li vedo. Posso leggere 10 volte la parola sbagliata ma per il mio cervello è scritta giusta. In più a livello sociale, associamo il non saper scrivere e leggere a persone ignoranti, stupide. A persone con valore negativo.

Nessuno mi ha mai ufficialmente disgnosticato qualche forma di DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento), fra cui c’è la dislessia, la difficolta nel leggere, e la disortografia la difficoltà nello scrivere correttamente. Per qualche info in più: https://it.wikipedia.org/wiki/Disturbi_specifici_di_apprendimento.

La mia è un’auto-diagnosi, data dall’esperienza di 39 anni di rapporto sofferto con le parole scritte/lette e quello che so delle DSA. Argomento oggi in primo piano, ma relativamente nuovo e che qualche anno fa mi aveva particolarmente colpito perchè parla della mia realtà, del mio quotidiano, parla della mia vita, delle mie difficoltà e limiti. Avevo anche pensato di andare in qualche centro specializzato per avere conferma ma poi ho rinunciato, a cosa servirebbe una conferma? Anzi, potrebbe anche risultare che non lo sono e allora eccomi tornato stupido ed ignorante.

La mia vita con l'a senza h...
Ero un super mammone, a più di 2 metri da mia mamma iniziavo a piangere e disperarmi. Al terzo tentativo fallito di lasciarmi all’asilo, ci hanno rinunciato. Sono quindi partito direttamente dalle elementari, vi lascio immaginare il dramma. Lì, non si poteva rinunciare. La classe era numerosissima, 33 alunni e una maestra. Mi sono quindi confuso nella folla e fra un pianto, una scenata e qualche mattina passata a vomitare, ho iniziato ad “andare a scuola”. Tutte le pagelle finivano con “inteligente, vivace ma non si applica”, definizione primordiale di DSA. Mi sentivo un bambino normale, ero un babino normale, tranne che per la parte didattica. Non studiavo e non imparavo. Famose le storie che ama raccontare mia mamma, soprattuto adesso ai miei figli. C’è quella che narra del compito di “scrivere una pagina di "a" in corsivo” e io dopo 3 “a” sempre in crescendo come dimensione ne ho fatta una che ha riempito tutto il foglio (disortografia) o quella in cui mi faccio leggere il testo da studiare su Annibale da mio nonno mentre io gioco (dislessia).  Storie vere e che ricordo.
A forza di “inteligente, vivace ma non si applica” arrivo fino alla fine della quarta elementare, quando la mestra informa i miei genitori che “Alessandro non sa leggere”. Pensavo, che essendo tanti in classe, non fosse ancora arrivato il mio turno di imparare. Comunque ci si accorda, sperando nella quinta e che al massimo imparerò alle medie, e vengo promosso.
Alle medie le cose cambiano, non siamo abbastanza in classe perché possa imboscarmi e quindi iniziano i primi problemi. E’ evidente che leggo male e con estrema difficoltà. Leggo lentamente, sbaglio le parole e devo seguire con il dito. Il problema è soprattutto nel leggere ad alta voce. Mi ricordo i momenti di panico di quando a turno dovevamo leggere ad alta voce i vari paragrafi del libro, ad ogni passaggio di lettore, per me era terrore puro che la professoressa scegliesse me. Mi vergognavo tantissimo, mi sentivo uno supido davanti a tutti. Era un’umiliazione sociale.
Oggi so, che il mio problema era, ed è, quello di non avere una connessione diretta fra le parole scritte che leggo o che scrivo e la parte del cervello che le decodifica dandogli un significato.

Grazie alle grandissime capacità del cervello, in quegli anni, il mio è riuscito a costruire la sua via alternativa per leggere e per poter comprendere e studiare quanto scritto. Il metodo che il mio cervello ha sviluppato è quello di fare un passaggio intermedio con le parole sentite. Cosa vuol dire? Vuol dire che quando leggo un testo, per capirlo, lo devo leggere ad alta voce nella mia testa, e il cervello lo deve decodificare e intepretare dalle parole ascoltate e non graficamente lette. Quindi, dove una persona fa un passaggio diretto, interpretazione grafica = interpretazione di significato, io devo farne due: interpretazione gradica = lettura mentale ad voce alta = ascolto del suono e interpretazione del significato. Il problema è che fare due cose insieme è molto difficile e faticoso. Normalemnte impiego più del doppio delle persone normali a legge lo stesso testo, proprio per la necessità del doppio passaggio. Stesso problema per la scrittura, non ho un passaggio diretto e quindi scrivo quello che mentalmente dico ad alta voce. Praticamente mi detto quello che voglio scrivere.

Ma torniamo alla mia storia. Siamo ancora alle medie e anche la capacità di esprimermi scrivendo era pessima. Nei tre anni delle medie non ho mai preso una sufficienza, ma questo era un problema minore, rispetto al leggere ad alta voce, perchè rimaneva fra me e la professoressa. Fortunatamente rimaneva sulla pagelle “inteligente e vivace” e così anche le medie sono passate, con qualche suggerimento di leggere di più e ad alta voce. Suggerimenti inutile perchè era talmente tanta la fatica a leggere e soprattutto mi portavo dietro una serie di negatività emotive che non ci riuscivo e neanche volevo provarci. Odiavo leggere, era l'evidenza di una mia incapacità e a 12 anni non vuoi sentirti incapace.

Approdato alle superiori, le cose si assestano. Il sistema di lettura mentale funziona, si velocizza e mi permette di avere voti discreti nelle varie materie. Tranne in Italiano, Inglese e Francese, dove non raggiungo mai la sufficienza. E’ un dato di fatto, per tutti e soprattutto per me, non so esprimermi scrivendo e questa consapevolezza diventa parte della mia autocoscienza. Per la lettura, rimane solo il problema sociale del leggere ad alta voce davanti agli altri, e i tempi lunghi nel farlo.
Unica voce fuori dal coro era la signora Leila, insegnate di lettere, carissima persona e amica di mia zia Grazia, che aiutandomi a fare i compiti estivi, mi diceva che scrivevo cose inteligenti e in modo logico ma che dovevo migliorare la forma e che leggere tanto mi avrebbe aiutato. Ringrazio veramente di cuore la signora Leila perchè le sue parole sono rimaste sempre li a darmi un pò di conforto ma soprattutto sono state l’iniziale stimolo a leggere. Oggi la lettura è una parte fondamentale della mia vita, nonostante le difficoltà nel leggere, e farò di tutto perchè lo sia anche per i miei figli.
Gli studi proseguono, frequento l’università dove fortunatamente sono molti di più gli esami orali di quelli scritti e alla fine mi laureo anche. Negli anni a seguire la mia convinzione di non saper scrivere rimane e si consolida. Il problema sono soprattutto gli errori di ortografia da evitare per non fare la figura dello stupido. Rimane ovviamente il panico totale nel caso di lettura ad alta voce in pubblico. Non avevo velleità di scrittore, anche se mi piaceva già comunicare, e quindi la questione del faticare a comunicare per iscritto e degli errori di ortografia, rimangono ai margini della mia vita, una delle tante mie negatività.
Nel mio lavoro non c’era bisogno di scrivere poemi e iniziava a diffondersi il correttore automatico. C’erano le prospettive per un futuro sereno. Ero cosciente del problema ma mi giustifico dicendomi che era colpa del fatto che alle elementari e alle medie “non mi ero applicato” e farlo ora era troppo tardi ma soprattutto ho iniziato a leggere e scoprire la dislessia. Come ho scritto, non ho mai approfondito troppo, a me bastava sapere che non ero stupido. Non sapevo e non ricordavo le regole ortografiche per una questione legata al mal funzionamento del mio cervello, e in più leggevo che un sacco di persone famose erano affette da dislessia. In parallelo vivevo in modo molto più sofferto e sentito le mie difficoltà con l’inglese, che stava diventando sempre più presente nella mia vita quotidiana. Le mie certezze erano: non sai scrivere e sei negato per le lingue straniere, entrambe legate alle DSA.

Le cose cambiano drasticamente 6 anni fa con 18mq. Per la voglia e la necessità di condividere la mia storia con il mondo fuori dai 18mq, inizio a scrivere i primi post, e con mio grande stupore inizio a riceve i primi complimenti per quello che scrivo. Stento letteralmente a crederci, io che ricevo complimenti per cosa e soprattutto per come scrivo. Si, le persone più vicine a me evidenziavano in modo forte gli errori ortografici, svilendomi, ma gli altri no, mi incitavano a continuare. Noto in maniera evidente che la mia forma e il mio stile miglioravano più libri leggevo, la parte ortografica invece rimaneva sempre il limite.

Adesso sono consapevole che scrivere, comunicare è una delle cose che più mi piace fare nella vita. Quando scrivo, mi sento realizzato, forse prioprio perchè stravolgo una delle mie più forti convizioni. Il non saper scrivere. Non voglio autoglorificarmi, sono consapevole di tutti i miei limiti, ma scrivo e voi mi leggette e questo per me è già una cosa incredibile.
Faccio ancora molta fatica, per scrivere questo post ci ho impiegato 3 ore. 30 minuti scarsi per il contenuto e 2 ore e 30 per rileggere, modificare, ecc. ma se lo leggete ne sono valse fatica e tempo. Detto questo rimane comunque il problema degli errori e di quanto mi faccia stare male il fatto che ci siano e che qualcuno nel leggermi, veda più quelli che il resto. Se dovessi decidere di fare lo scrittore di professione, assumerei sicuramente un correttore di bozze, ma per adesso rimane una passione e quindi rimangono anche gli errori.
Preghiera per chi ha letto questo post, è di non dirmi più gli errori che commetto… prendeteli come un dato di fatto. E' come la mia pelata, oramai i capelli non cresceranno più e io continierò a mettere troppe doppie e dimenticami qualche h o metterla dove non ci va.

ps: l'esperimento è fallito, perché copiando il testo, blogger l'ha corretto in automatico...

7 commenti:

  1. Grande Ale! intanto, hai un sacco di cose interessanti da dire e, cosa per niente banale, sai come dirle per incollare i tuoi lettori al blog. E, per quanto riguarda la grammatica e l'ortografia, EVVIVA la tecnologia! Per la lettura, hai provato con gli audiolibri? Oppure, esisterà un sw in grado di leggere ad alta voce un testo digitale?...servirebbe anche a me! Baci ClaudiaB

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  2. I tuoi post sono sempre interessanti, ma questa occhiata dentro il mondo e la testa di una persona che ha convissuto con un problema di apprendimento è davvero importante per aiutarci a capire meglio e anche per insegnarci a riconoscere i segnali e aiutare/sostenere i nostri bimbi, qualora si trovassero in una situazione simile. Nessun bambino o adulto dovrebbe passare i momenti di terrore o umiliazione che hai provato tu. Un abbraccio

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  3. Ma... io gli "errori" in questo caso li chiamerei "refusi".niki

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  4. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  5. Come ti ho sempre detto .... Sei semplicemente geniale .. Con o senza doppie!!!!

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