Veramente, però, fate che piova!!!! Altrimenti i miei post saranno tutti
uguali. Se c’è il sole io faccio e poi arrivo al limite. Questa mattina alle 7
pioveva anche ma poi è uscito il sole. Io mi sono incasinato e ho alzato ancora
l’asticella.
Cosa ho fatto? Giocato a pallone con Xander sotto il sole alle
14.00. In canottiera, e ho anche vinto 7 a 5.
Xander ha 8 anni, ma negli ultimi
6 io non ho mai avuto il fiato per giocare più di 2 minuti. Facevo due
passaggi, 20 metri di corsa e mi fermavo, non riuscivo più a ripartire. Fino a
oggi, il massimo è stato giocare a passaggi per 10 minuti. Oggi è stata la
prima vera sfida all’ultimo dribbling. Xander è bravo, corre, tira bene e
soprattutto gioca duro. Lo sanno bene le mie caviglie, polpacci e stinchi.
Cavolo, Xander ha 8 anni.
Questa è stata la prima tacca dell'asticella.
Verso le 16.30, ho deciso di
vedere se la moto ripartiva dopo il fermo autunno/invernale. E’ ripartita.
Caricato Xander, dopo aver chiesto il permesso a Yara, è siamo andati a fare un
giro. Inizialmente doveva essere un giretto di 5 minuti ma poi tutto quadrava,
la temperatura era giusto, Xander si stava divertendo e io ancora di più con
lui abbracciato a me. Il giretto si è allungato e siamo anche andati a fare
“una vasca” in centro a Cuneo e una fotografia davanti alla sua scuola. Non sia
mai che domani qualcuno non ci creda. Anche questa è stata “la prima volta”.
Xander era già salito con me in moto, ma sempre giretti nella via e seduto
davanti a me. Oggi è stato il primo giro vero, seduto dietro.
Mentre andavamo, pensavo al
discorso della zona confort e di quella di apprendimento. Sono convinto che uno
dei ruoli del padre, sicuramente fra i più importanti, sia portare i propri
figli fuori dalla zona di confort, lontano da televisione, iPad, lego, per
portarli nella zona di apprendimento, dove provare cose nuove. Sempre però con
la sicurezza che può dare un padre vicino ai propri figli. Il padre,
secondo me, deve allenare i figli a fare, a provare, a uscire dalla loro vita
comoda per sperimentare cose nuove. Non c’è differenza in merito al sesso dei
figli. La madre li protegge nel suo grembo e li coccola, il padre li lancia in
aria per riprenderli al volo. Frase non mia ma letta in un libro o forse ascoltata alla radio, con cui sono totalmente d'accordo.
Poi ho portato anche Kiki. Questa
volta è stato solo un "vero giretto" ma era seduta dietro e mi abbracciava anche
lei. Bellissimo. E’ salita dicendomi: “Papà ho paura” ma ha passato tutto
il tempo a urlarmi da sotto il casco: ”fai le accelerate che mi piacciono
tantissimo”. A ogni accelerata, non preoccupatevi sono un padre responsabile ma
soprattutto adoro i miei figli, sentivo che Kiki rideva di gioia e mi stringeva più che poteva, facendomi sentire il suo cuore battermi forte sulla schiena.
Questa la seconda tacca.
La terza è mentale e quella che ha creato la seconda. Alle 18.30 Xander ha
iniziato a starnutire, il naso gli gocciolava e ha iniziato a soffiarselo
insistentemente. Non ha cenato e alle 20.30 aveva 38 di febbre. Se si è ammalato lui, potrei essermi ammalato anche io.
Non è più una questione di paure,
come invece venerdì sera, ma una questione di valori.
La paura su cosa può succedere se mi
ammalo? Inutile pensarci adesso. Non sono andato via come venerdì sera, sono
nel qui e ora. La paura di aver sbagliato? Se è così, capirò poi dove e cercherò di trarne il giusto insegnamento, per non ricommettere più
lo stesso errore. La paura del giudizio degli altri? Lasciamo stare.
Oramai è fatta. Se avesse
continuato a piovere ma poi è uscito il sole. Nel qui e ora, io dei se e dei ma
non me ne faccio niente. C’è stato il sole e ho fatto quel che ho fatto. Può
essere stato un errore da cui imparare, oppure no. Non lo sappiamo ancora,
vedremo come ci alzeremo io e Xander domani mattina. Quella di Xander potrebbe
essere solo allergia, siamo andati fra i campi e qui è pieno di pollini, oppure
qualcosa d’altro.
Perché una questione di valori?
Perché le scelte che ho fatto oggi sono state fatte tutte seguendo i valori che stanno guidando la mia vita in questo momento. Capire quali sono, mi può aiutare a capire perché continuo a voler superare il limite, a voler alzare l'asticella.
Tutto è stato sicuramente guidato
dalle scelte “primordiali” dei valori della “felicità” e del “Qui e Ora”. Adesso voglio essere felice, ma ne ho usati altri e voglio capire quali.
Perché ho scelto di giocare a
calcio, sotto il solo con Xander? Perché volevo che godesse di un padre attivo
con cui giocare, che si creasse questa memoria. Ho scelto con il valore della “famiglia”.
Mi sentivo di avere le energie per farlo, volevo farlo e l’ho fatto. Niente mi
impediva di dire che ero stanco, che c’era il sole e che non potevo. E’ quello
che gli ho detto per 6 anni.
Perché ho scelto di vedere se la
moto partiva? Perché volevo fare un giro in moto. Per me la moto è vita, ma
soprattutto la mia vita. Negli ultimi 10 anni, e anche prima, l’ho usata
pochissimo. Da quando sono qui a Cuneo, fra il lavoro, i bambini e poi la salute,
fino all’estate scorsa, non avevo fatto 200km in totale. Ho scelto con il
valore del “fare”, del vivere. Ho allungato il giro con Xander perché ho scelto
anche con il valore della “famiglia”, per gli stessi motivi della partitella a
calcio.
Quindi? Quindi avrei invece potuto
dare priorità ad altri valori.
Il primo, il “rispetto”. Avrei
potuto riposarmi fisicamente e scegliere di rispettare di più tutte le persone
che hanno lavorato negli ultimi mesi per la mia salute, non mettendo a rischio
il loro lavoro.
Avrei potuto scegliere con il
valore del “sacrificio”, sacrifico il fare di adesso per poter fare in futuro.
Noooo, questo proprio no. Sono qui e ora.
Soprattutto avrei potuto usare il
valore della “salute”, un po’ di riposo mi avrebbe aiutato a riprendermi e
darmi energie…
Riflettendo sui valori, del loro
utilizzo e delle loro priorità, ho invece realizzato che insieme ai valori
della "felicità" e del "qui e ora", sto utilizzando anche il valore della “salute”.
Ho utilizzato il valore della “salute” in tutte le mie scelte di oggi, così
come in quelle di ieri e dei giorni precedenti. In tutte le mie scelte da quando
sono entrato in ospedale. Solo questa sera, però me ne sono reso conto.
Ho usato il valore della “salute”,
perché sono sicuro che il voler essere vivo, il voler vivere sia la miglior
medicina. Nessuno stimolo può essere più forte. Scelgo di vivere e fare per la mia
Salute.
I giorni fra la diagnosi e il
rientro in ospedale sono stati molto difficili. Quello che poteva sembrare a
tutti una centratura nel qui e ora, quella che forse adesso realmente ho, era
in realtà il non sapere come affrontare la cosa, il non sapere dove guardare.
Era il far finta di niente. Il ritorno della malattia nel 2011 mi aveva già
tolto tutta la parte legata all'ansia della proiezione sul futuro, mi aveva tolto le
visione del mio futuro. Non mi era
difficile non pensare a cosa sarebbe successo, per me è così da 5 anni.
Quando non riuscivo a non
pensarci, ero sbandato, anzi ero rassegnato ad accettare e sperare. Non sapevo
come reagire attivamente, mi sono lasciato trascinare dagli eventi. Poi è
successo, non mi ricordo il momento esatto, ma è successo. Un semediidea è
diventato pianticella e poi fiore.
L’estate scorsa, in uno dei miei tanti
viaggi in macchina, ho ascoltato l’intervista su Radio24 del giornalisita Minoli al dott.
Costa, ideatore e responsabile per 30 anni, fino al 2014, della Clinica Mobile
del Moto Mondiale. Il passaggio che mi ha lascato il semediidena è stato
quello in cui Minoli chiedeva quale fosse il fattore che faceva la differenza
nelle sue cure ai pilotti distrutti da un incidente e il dott. Costa ha
risposto: ”due parole “voglio correre”, quando il pilota non chiedeva “quando guarisco”,
“cosa mi succede”, ma diceva subito "voglio correre" capivo che ne sarebbe uscito. In quelle due parole c’è la
cura”.
(Vi consiglio di ascoltare l’intervista che dura 20 minuti, la trovate qui).
Oggi so che la “mia” cura sono due
parole: “voglio vivere”.
Tutti i giorni qualcuno mi
suggerisce qualche terapia alternativa, tutte impostate sul cercare la causa
della malattia. Trovi la causa, la interiorizzi, la accetti superandola e
guarisci. Ci credo, è stato il mio primo approccio e ha funzionato fino a
qualche mese fa. Anche il giorno prima di entrare in ospedale, ho fatto una
bella chiacchierata con un terapista ma soprattutto un amico, proprio con questo scopo,
ritrovando le stesse motivazioni di 5 e 6 anni fa. Nei primi giorni in
ospedale, ho lavorato tanto anche su quello.
Poi ho realizzato che voglio stare
sul qui e ora, non voglio continuamente tornare al mio passato. Lo so, è pieno
di imperfezioni e se poi ci mettiamo anche quello dei miei genitori e dei miei
nonni, sicuro mi perderei là. Tutte le imperfezioni del passato, ma proprio
tutte, le accetto e le lascio la dove sono, accogliendole come parte della vita,
parte dell’universo. Non posso fare che così, non possiamo fare che così.
Nessuno può tornare indietro per cambiarne qualcuna ma tutti possiamo fare per
cambiare il nostro presente. Le mie energie devono rimanere tutte qui.
Io adesso “voglio vivere” e ho
totalmente fiducia nella mia anima, nella mia mente/cervello e nel mio corpo. Loro
sanno come farmelo fare, a me solo il compito di vivere sia con la pioggia sia
con il sole.
Bravo!!!!
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RispondiEliminaCaro Ale, le tue riflessioni e le tue azioni moltiplicano le mie riflessioni ed azioni. Il tuo modo di agire mi ha aperto gli occhi sul " qui ed ora" . Mi capitava spesso di ripensare al passato e perdermi nel mare dei se. Ora faccio, magari sbaglio ma faccio e cerco di fare al meglio senza pensare che non posso più intervenire. E mi piace! Non sono ancora riuscita a chiedere ad un perfetto sconosciuto in ascensore:"come sta?" Ma lo faro' . Grazie e forza Ale
RispondiEliminaComplimenti un esempio da seguire ��
RispondiEliminaGrazie George dei complimenti e della vista al sito! Spero di "rivederti" presto!
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