Oggi è stato inaugurato il nuovo reparto di ematologia, sarà
operativo a metà maggio. Ho partecipato solo in parte alla presentazione e non
sono riuscito a visitare il reparto, perché avevo la creatinina troppo alta,
si, in questi giorni IO ho bevuto troppo poco, e la punizione è stata 1000ml di
idratazione via vena. Niente giro nel reparto nuovo ma sono stato comunque un po’ di
tempo con Dule e ho fatto una puntata speciale del Dance Time, in diretta dai
18mq.
Come ho detto, non ho visto il nuovo reparto ma so una cosa:
il valore del reparto di ematologia di Cuneo, non è dato dalle sue camere, dai
letti, dai medicinali o dalle terapie. Il suo valore è dato dalle persone
speciali che ci lavorano. In ematologia ho passato 5 mesi difficili della mia
vita, diciamo anche difficilissimi, e la forze di non mollare, di rimanere
concentrato sul guarire, di stringere i denti è arrivato dagli occhi di queste
persone speciali. Dai loro occhi è arrivata anche la comprensione per le mie
sofferenze, la condivisione del mio dolore ma e soprattutto dai loro occhi è
arrivata la speranza che le cose potessero migliorare. Questo giro è stato
facile ma i primi 4 molto meno, e loro erano lì con me. Non so come sarà il
prossimo ma so che loro saranno ancora lì con me, qualsiasi cosa succeda.
Parlo di occhi, perché quando si entra in una camera sterile il
resto del viso è coperto dalla mascherina e dalla cuffia. Gli occhi sono la
porta dell’anima. Che effetto in questi giorni vedere il resto del loro volto.
Che effetto in questi giorni essere io il visitatore e non il visitato.
Oltre agli occhi, ci sono le loro parole. Parole di
conforto, di comprensione, di stimolo. Parole senza pretesa di una risposta. Oltre
agli occhi c’è la loro professionalità, c’è la loro educazione. Oltre agli
occhi c’è il loro amore per il lavoro che fanno. Tutti, nessuno escluso, si
dona a noi.
Sono persone speciali perché fanno tutto questo in un
reparto di ematologia, sia nella parte dei ricoverati sia nel day hospital, dove niente è facile e sicuro, dove le situazioni
disperate sono la normalità. Dove passano anche ragazzi come Andrea, a cui a 18 anni il destino ha tolto la speranza di un futuro e dove queste persone
speciali invece stanno lottando per ridargliela.
Sono una squadra, concentrata e preparata. Ognuno ha il suo
ruolo, ognuno ha il suo talento ma tutti hanno lo stesso obiettivo che li lega,
farci stare meglio, darci la speranza di avere ancora un futuro da vivere, salvarci
la vita. La loro forza è anche la loro diversità, il loro confronto e ogni
tanto anche i loro contrasti.
Non so come sarà il nuovo reparto, ma so chi ci lavorerà e a
me basta per sapere che sarà ancora un reparto speciale!
Grazie e vi voglio bene!
Grazie a queste persone speciali!!!
RispondiEliminaNella mia vita sono stata ricoverata 3 volte in 2 ospedali diversi per lo stesso problema e devo confermare che la differenza sul mio umore la facevano proprio coloro che mi assistevano giorno per giorno: le infermiere, gli operatori sanitari, i dottori. C'era il reparto in cui nonostante le mille difficoltà burocratiche, gli ambienti, i turni di lavoro massacranti e le attrezzature scadenti, gli operatori, a tutti i livelli andavano oltre e portavano al paziente un sorriso, comprensione, trasparenza nel comunicare e stimolo a guarire, chi più e chi meno, per indole personale. E poi c'era il reparto in cui la burocrazia e il contesto lavorativo schiacciavano gli operatori e il messaggio subliminale che mi arrivava era di essere un numero, di essere lì di passaggio e di sbrigarmi a guarire per liberare il letto per il prossimo paziente.
RispondiEliminaClaudiaB
Ciao, anch'io molti anni fa ho avuto la vita cambiata da un'esperienza traumatica: un incidente automobilistico in cui morirono il mio vicino di banco ( avevamo 19 anni) e altre 2 persone. Anch'io da allora non riesco più a stare fermo per non sprecare neanche un attimo di vita, per rendere il mondo un posto migliore. E anch'io, ospite per 44 giorni del reparto Ortopedia di Cuneo, ho imparato dagli infermieri e dai dottori cosa vuol dire prendersi cura degli altri. E ho imparato ad apprezzare le piccole cose, una visita di un amico, una bella giornata vista dalla finestra, anche se avevo paura di non poter più camminare normalmente. Sono con te e ho capito bene cosa vuol dire essere Feliciano, perché ta tanti anni cerco di esserlo ogni giorno. Tieni duro, quando si capisce questo si spende bene la propria vita.
RispondiEliminaCiao Claudio e grazie della tua testimonianza. Quello che vorrei con i feliciani, è riuscire a trasmettere questi valori senza la necessità di dover passare dai brutti momenti ma attraverso le testimonianze, come la tua, e dei modelli da seguire.
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RispondiEliminaGrazie a te Alessandro.
RispondiEliminaEh si...ci si vede direttamente l'anima tramite gli occhi in questo reparto. È un effetto collaterale meraviglioso e sacro di queste brutte esperienze.
un abbraccio. Monica